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TITOLO:  And I see what you really are.
FANDOM: Merlin BBC
PERSONAGGI: Merlin, Arthur
RATING: PG
PAROLE: 1420 W
PROMPT: prato @ [livejournal.com profile] bingo_italia 
DISCLAIMER: niente di mio, tutto della BBC. Io non ci guadagno niente.
 


Merlin lo sta cercando da ore, oramai. Ha frugato più o meno in ogni parte del Castello almeno due volte e, tutt’ora, si sta domandando dove possa essersi andato a cacciare Arthur. E sì che l’asino reale ha il coraggio di rinfacciare sempre a lui di sparire nel nulla. Cosa che ha, anche, un certo fondo di verità ma, nella stragrande maggioranza dei casi, Merlin lo fa per salvargli la vita. O Camelot. Od entrambe. Quindi, decisamente, si tratta di una giustificazione più che valida.
Ora, invece, Merlin si ritrova a vagare senza una meta precisa e con una leggera inquietudine addosso che inizia a farsi man mano più angosciante. Innanzitutto, Uther l’ha mandato a chiamare per parlargli e, considerando la quantità di tempo che è passata da quel momento, il Re avrà già scavato un solco intorno al suo trono a furia di fare su e giù. Uther odia aspettare e odia che i suoi ordini non vengano eseguiti all’istante, soprattutto quando si tratta di Arthur, perciò Merlin non vuole minimamente soffermarsi a pensare a che livello possa essere arrivata la rabbia del sovrano a quel punto. Come se non bastasse, ad Arthur potrebbe essere successo veramente qualcosa. Potrebbero averlo rapito, tramortito, reso vittima di qualche incantesimo o ferito. Non sarebbe la prima volta, d’altronde.
Merlin sospira e si guarda intorno, perlustrando tutto lo spazio circostante con lo sguardo nell’utopica speranza di veder spuntar fuori Arthur da qualche parte; ovviamente, non succede niente del genere e il giovane mago si ritrova a scuotere la testa desolato. Dovrebbe essere solamente un servitore lui e, invece, si ritrova a fare la balia nella maggior parte del proprio tempo. Prima o poi, Merlin ne è sicuro, tutto quello stress finirà per farlo impazzire.
Sta per gettare la spugna e rientrare al castello, pensando a quale scusa si inventerà sta volta davanti ad Uther, quando per la mente di Merlin passa un’idea che avrebbe dovuto considerare prima. Devia con un movimento brusco dal percorso su cui si trovava e cambia completamente direzione, puntando verso la parte posteriore del castello. I suoi passi si sono fatti decisi e sicuri perché, adesso, sa di stare andando nel posto giusto; si da dello stupido per non aver considerato quell’opzione prima, ma almeno può far scemare l’angoscia che all’asino reale sia successo qualcosa. Dopo circa cinque minuti arriva alla sua destinazione: un piccolo campo d’allenamento distante un po’ dal complesso centrale del castello. Non quello principale, ma uno più appartato che Arthur usa a volte per allenarsi con i Cavalieri e che  ha utilizzato spesso con lui per addestrarlo ad usare la spada e lo scudo. Non ha bellissimi ricordi di quel posto, in effetti, visto che si è ritrovato con un numero impressionante di lividi e ammaccature addosso grazie a ciò a cui era costretto a sottoporsi lì, fino a che Arthur non ha capito definitivamente che lui non aveva nessuna inclinazione per i duelli e il combattimento. Tuttavia, ad Arthur quel luogo piace molto. Merlin sa che va lì spesso, ad allenarsi per conto proprio, ed è per questo che avrebbe dovuto pensarci prima. Si tratta di uno spazio non molto grande e non esattamente costruito a quello scopo (è più che altro un prato, in realtà), ma è riservato e tranquillo. Merlin pensa che all’altro piaccia proprio per quello, anche se Arthur non lo ammetterà mai e, presumibilmente, lui non dovrebbe sapere niente al riguardo.
Ma al momento, a Merlin non importa molto. Intende riferire ad Arthur il messaggio e a trascinarlo via di là per un braccio, se necessario. Perché non ha alcuna intenzione di sorbirsi un altro sfogo di rabbia di Uther che ricadrà, immotivatamente, su di lui; né, tanto meno, di doversi inventare qualche fantasiosa bugia da propinargli (che, probabilmente, finirebbe per condurlo alla gogna in cinque secondi netti). In oltre, ha passato quasi metà giornata a cercarlo – e a preoccuparti per lui, aggiunge una voce nella propria mente. E Merlin si domanda quand’è che smetterà di farlo, ma conosce già la risposta. Mai, non smetterà mai. Perché è nato per proteggerlo e assicurarsi che lasci il segno nella storia che è destinato a lasciare – e non è stato esattamente divertente.
Peccato che tutti i suoi risoluti ed irremovibili propositi vengano sgretolati miseramente nel momento in cui, mosso qualche altro passo, si vede Arthur comparirgli davanti agli occhi. Merlin si blocca sul posto e, per un istante, ha la sensazione che la testa si sia fatta leggera di botto e che la terra gli sia improvvisamente mancata da sotto i piedi. Ha visto Arthur centinaia di volte, lo ha visto in, praticamente, qualsiasi modo, l’ho ha visto in ogni situazione possibile (vivendo giorno dopo giorno al suo fianco, ha imparato a conoscerlo meglio di quanto non conosca sé stesso) e non credeva potesse esistere una variante di Arthur Pendragon in grado di sorprenderlo. Invece, adesso, si ritrova totalmente spiazzato da ciò che ha di fronte. Colpito da quella scena che non si aspettava minimamente.
Arthur se ne sta steso a terra, al centro di quello spazio erboso, completamente abbandonato e rilassato. I fili d’erba disegnano il contorno della sua figura, piegati sotto il peso del suo corpo. Merlin può vedere il suo petto sollevarsi ritmicamente, mentre cerca di recuperare il fiato che si è fatto corto a causa dell’allenamento che deve aver appena terminato; le braccia riposano lungo i fianchi, ma Merlin è sicuro che, comunque, la mano destra potrebbe scattare ad afferrare la spada che ha abbandonato poco distante in un paio di secondi, se fosse necessario. Una delle due gambe è stesa, mentre l’altra è leggermente piegata e i capelli biondi di Arthur spiccano tra l’erba come spighe di grano. Merlin trattiene il respiro e non riesce – non ci riuscirebbe neanche se volesse e di sicuro non vuole – a staccargli gli occhi di dosso perché Arthur è bello. E’ bellissimo. 
Merlin si sente come se fosse ipnotizzato, come se fosse Arthur quello coi poteri magici tra i due e lo avesse stregato semplicemente con la magia emanata dal proprio corpo. Non saprebbe come spiegarlo, ma c’è qualcosa di assolutamente stupefacente in quell’immagine; c’è qualcosa di Arthur che non hai mai visto, una parte di sé a cui il Principe non permette mai di venire a galla, e nello stesso tempo tutto ciò che Merlin sa renderà Arthur il leggendario Re che è destinato ad essere proprio lì, sotto quel sole brillante. Segue le linee del suo corpo atletico, ne osserva ogni singolo dettaglio, e cerca di cogliere quanto più possibile di quella rivelazione di cui è casuale spettatore. C’è l’essenza di Arthur svelata su quel prato.
Merlin vede la stanchezza che Arthur non si permette mai di mostrare, vede la vulnerabilità che Arthur non ammetterà mai di avere; vede un giovane uomo sulle cui spalle grava un destino grandissimo che, certe volte, diventa un fardello difficilissimo da portare. Vede la voglia, anche quella ben nascosta e individuabile solo sotto la maschera di facciata, di andare via da tutto e tutti; il desiderio di essere solo un ragazzo come qualsiasi altro e di poter vivere una vita che si è scelto da solo.
E vede la meraviglia di qualcuno che, decisamente, non è come tutti gli altri. Vede l’eccezionalità del suo essere, sprigionata da ogni parte del suo corpo; vede la giustizia su cui fonderà il suo regno, vede il coraggio scorrergli nelle vene, vede la bontà nel profondo del suo animo, vede l’onestà e la fermezza che guideranno i suoi passi, vede la grandezza delle sue gesta come se fosse presente nel momento stesso in cui avverranno. La stessa grandezza che lo caratterizza in ogni aspetto  (persino nei difetti. La sua arroganza e supponenza e il suo essere altezzoso a livelli difficilmente raggiungibile da un altro essere umano, che lo rendono esattamente Arthur Pendragon). Vede il suo cuore.
E quasi lo invidia Merlin, quel prato, per poter godere della presenza del Principe in quel modo.
Poi Arthur si alza, si scrolla dai pantaloni qualche residuo d’erba e afferra la spada che giace a terra. Muove le spalle raddrizza la schiena, prima di incamminarsi e iniziare ad allontanarsi da lì.
Il tempo, il mondo intero, ha ripreso a muoversi intorno a Merlin, ma lui ha dimenticato ogni cosa: il messaggio che doveva riferire, la rabbia, la preoccupazione e, persino, la paura di Uther. Riesce solo a pensare di essere grato, profondamente e totalmente grato, di far parte del destino di Arthur Pendragon.

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