[Italian P0rn Fest #4] Masterlist
Dec. 20th, 2010 04:38 pm![[identity profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/openid.png)
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Qui in basso, nei commenti, postate invece le fic. Ricordate di seguire le regole di postaggio indicate qui (scarsissime come sempre, vi facciamo fare il cappero che volete) e per il resto divertitevi! Le fic postate qui sotto non vanno ripostate a parte in community.
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Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
Date: 2010-12-29 09:05 pm (UTC)“Oh sì che ci stiamo, fidati.” Avevi risposto, sollevandomi la maglietta e mordendomi un capezzolo con fare giocoso, noncurante del mio gemito che era per metà dettato dal dolore. Poco dopo avevo scalciato i jeans in un angolo con un calcio, passandoti le braccia attorno alla vita e trascinandoti giù, sopra di me. Avevi imprecato, sbattendo il gomito contro un ripiano dello scaffale, prima di affondare il viso nell’incavo del mio collo e di succhiarmi la pelle, le tue mani che si occupavano di darmi piacere altrove, decisamente più in basso. Avevi i capelli ancora umidi per la pioggia torrenziale che scrosciava fuori, e sembravi incredibilmente innocente, nonostante tutto. Quando avevi sollevato il viso per baciarmi con foga avevo chiuso gli occhi, schiudendo le labbra per far penetrare la tua lingua. Solo allora avevo smesso di pensare, concentrandomi sulle sensazioni, sul cercare di afferrare tutto di te, ogni centimetro di pelle, ogni sporgenza; volevo toccare tutto, così come non mi succedeva da tempo, non volevo lasciarmi sfuggire niente, neanche un respiro.
In quello spazio angusto mi lasciavo prendere, guardandoti negli occhi mentre inarcavi la schiena e ti spingevi dentro di me con delicatezza, per non farmi troppo male. Ero io che ancora una volta mi ero avvicinato, avvinghiando le mie gambe dietro i tuoi fianchi e sollevando il bacino, così che potessi affondare in me più e più volte, senza negarti nulla. Avevo sollevato una mano per accarezzarti il viso, per toccarti i capelli biondo cenere che erano diventati troppo lunghi e ti ricadevano sugli occhi, scostandoli appena. Avevo sorriso, avvertendo il piacere montare ad ondate dentro di me, vedendolo riflesso nei tuoi muscoli tesi, nel tuo capo che si chinava e nella bocca che mordeva la mia mano per reprimere un grido soffocato. Ad occhi chiusi, le braccia tremanti per lo sforzo, avevi lasciato andare la mia mano, baciando l’impronta dei tuoi denti. Solo dopo mi avevi guardato e avevi sorriso, lasciandoti cadere sul mio petto con un sospiro di soddisfazione.
“Visto? E’ addirittura comodo.” Avevi mormorato mentre con una mano languida ti accarezzavo i capelli.
“Seh, comodo, proprio. La prossima volta lo facciamo sopra al lampadario.” Ti avevo sentito ridacchiare, e poi assopirti su di me, in mezzo alla stoffa ed alle cose dimenticate.
Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
Date: 2010-12-30 02:11 pm (UTC)Complimenti ^^
Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:Re: Original, M+M, "Non ci stiamo dentro l'armadio!"
From:PRETTY LITTLE LIARS Jenna/Toby, proibito
Date: 2010-12-29 10:05 pm (UTC)Toby non è riuscito a togliersi Jenna dalla testa sin dalla prima volta che l'ha vista. Passare le dita fra i suoi capelli scuri e morderle le labbra sono diventati desideri insopprimibili, dei quali dapprima si vergognava, quando si trovava a sognarli nel cuore della notte. Poi non è più riuscito a frenarsi.
È successo per caso, in un pomeriggio piovoso.
enna era seduta a gambe incrociate sul suo letto e gli leggeva una poesia, mentre lui osservava ogni piccolo particolare del suo visto. Poi, quando la sorellastra aveva smesso di leggere, si era avvicinato a lei e finalmente aveva trovato il coraggio di toccarle i capelli.
Al tatto, i capelli di Jenna sembravano di seta. Baciarla sulle labbra era stato naturale.
Proibito.
Che importava che fossero fratellastri? In fondo non avevano lo stesso sangue, si ripeteva Toby, mentre toglieva i vestiti alla ragazza, sorridendole impacciato, come a rassicurarla.
- Va tutto bene. - aveva sussurrato al suo orecchio destro. L'aveva guardata negli occhi - color nocciola, dallo sguardo intenso e vagamente malizioso, e poi l'aveva distesa sul letto.
Anche adesso continua a ripetersi che quello che fa è proibito.
Non dovrebbe toccarla così, ad esempio. Non dovrebbe morderle i capezzoli e sentirsi eccitato nel sentire i brividi sulla sua pelle. Eppure è un richiamo troppo forte al quale resistere.
Proibito.
Sotto di lui, Jenna mugola appena, forse il suo nome.
Si ferma a guardarla un attimo. Ha gli occhi chiusi e il volto trasfigurato dal piacere. Le sfila delicatamente il reggiseno e poi le mutandine, perdendo qualche attimo ad osservarla nuda. Poi fa per sfilarsi i jeans, ma Jenna lo ferma: le sue dita corrono a sganciare la cintura, poi gli sfila i jeans, continuando a baciarlo sulle labbra. Toby le sfiora il collo con il respiro, prima di gemere quando sente la mano di Jenna accarezzargli il sesso.
- Ti voglio... - mormora, senza più riuscire a trattenere l'eccitazione.
I boxer sono un intralcio per il suo membro ormai duro, così Toby li getta sul pavimento con un gesto di stizza. Poi torna a giocare con i capelli di Jenna e ad accarezzare i suoi seni scendendo fino all'ombelico. Lei lo guarda con un sorriso quasi intimidito, attirandolo verso di sé.
- Anche io ti voglio.
Proibito.
Si introduce nel suo corpo quasi con timore reverenziale, come se temesse che lei gli chieda di fermarsi. Non succede, anzi la ragazza continua a chiedergli di farla stare bene. Non di scoparla, nemmeno di farla godere.
Jenna vuole solo stare bene.
Le stringe la mano, mentre sente di stare per venire. Raggiungendo l'orgasmo urla qualcosa che assomiglia al nome della ragazza. Poi le ricade accanto, mentre lei si accuccia fra le sue braccia.
Sussurrarle che non dovrebbe succedere più è inutile.
Toby sa che più una cosa è proibita, più si è portati a desiderarla.
E Jenna, col calore che gli trasmette, è molto più di quanto lui stesso abbia mai osato sperare, quindi non gli importa più di nient'altro.
Re: PRETTY LITTLE LIARS Jenna/Toby, proibito
Date: 2010-12-29 10:15 pm (UTC)perverso e malatocome PLL, e tu hai sopperito a questa mancanza degnamente \o/Lo sai, non amo la coppia e Toby lo shippo onsided con Emily e basta XD ma chi se ne frega, anche!
Loro sono proibiti e belli <3 e ben che vanno.
Brava, caVa <3
Re: PRETTY LITTLE LIARS Jenna/Toby, proibito
From:Re: PRETTY LITTLE LIARS Jenna/Toby, proibito
From:(no subject)
From:(no subject)
From:Iliade, Achille/Patroclo, punti fissi
Date: 2010-12-29 10:11 pm (UTC)In realtà, ormai non prestavo più attenzione a loro. Li guardavo senza vederli davvero, mi limitavo a fare ciò per cui ero andato lì, per l’onore, per compiere il mio destino, come ognuno di loro, eppure non li vedevo realmente. In mezzo a tutto quel frastuono, io continuavo a cercare te.
“Lo vedi? Stolto, non avrei dovuto parlare. Sapevo che avresti riso. Cosa credi, che non sia anche io umano? Ogni tanto mi capita, di fare questi pensieri.”
“Sì. Non credevo fosse possibile, in verità.” Ti eri alzato e avevi fermato la mia mano, prendendo quel telo bagnato. Senza smettere di sorridere me lo avevi passato sulle spalle, lasciando che mi rilassassi. Avevo socchiuso gli occhi, proseguendo.
Ogni uomo ha bisogno di un punto fisso ove guardare. E’ una cosa che ho compreso con il tempo, con il passare dei giorni, con l’accumularsi della stanchezza nelle braccia. Ogni uomo ha bisogno di trovare un proprio equilibrio, qualcosa che lo sottragga al caos nei momenti di panico, nei momenti più impensati, nei momenti di bisogno. Come le costellazioni per i marinai, ognuno ha bisogno di qualcosa che lo riporti a casa, anche solo per un istante. Altrimenti impazzirebbe, non credi?
Avevo sentito le tue mani sulle mie spalle ora fresche. Avevo sentito le tue labbra che mi baciavano i capelli sporchi e lordi di polvere e sangue. Le tue dita avevano finito per spogliarmi ed avevano iniziato ad accarezzarmi, mentre la tua voce mi incalzava a continuare. In questi momenti la tua voce si abbassa, diviene più roca, immancabilmente mi regala brividi di piacere. Avevo chinato appena il capo all’indietro e avevo atteso che le tue labbra scendessero sulle mie con dolcezza, che le succhiassero e si ritraessero, rendendosi imprendibili. Avevo sentito le tue braccia che mi circondavano, mentre sospiravo, lasciandomi andare contro di te.
In battaglia non posso distrarmi mai. Neanche per un istante, neanche per prendere fiato, neanche per gridare come si deve. Io sono colui che deve portare questo popolo alla vittoria, non ho tempo per nulla, lì. Su quel campo di terra a volte mi chiedo cosa mi resti davvero. L’onore, la gloria, la fortuna, il sapere di essere nel giusto. Alle volte me ne dimentico e ricordo i giorni in cui giocavamo a Ftia. Alle volte credo di essere lì, nel sole accecante.
La tua bocca aveva continuato a baciarmi, cullando la mia pelle, il mio sudore. Per un istante avevo aperto gli occhi, mentre mi conducevi verso il letto, senza parlare. Mi avevi fatto stendere e avevi riso appena, chiedendomi di andare avanti. Di ripensare a quando eravamo piccoli, troppo piccoli persino per avere delle memorie. Di com’era la vita prima che decidessi di sorridere al mio destino. Mi avevi posato la testa sul grembo e le tue dita erano scese a cercare il mio membro, sfiorandolo con nota malizia. Avevo sospirato e posato il capo sul cuscino.
Le pietre lì erano bianche. Qui hanno perso il loro colore. Ogni cosa è dipinta di rossiccio e terra, ogni cosa non può scampare a ciò che le accade attorno. Anche gli Dei scendono a dire la loro, a tirare le fila, a correre accanto a noi. Non ci lasciano in pace, non ci danno tregua. Oh, non è vero, lo so. Per loro è indifferente, chi vivrà o morirà domani. E’ solo un gioco, un passaggio, un nulla. Dicevo, le pietre lì erano bianche, qui non hanno più colore. Il cielo non è neanche terso. Nulla è pulito, nulla è fresco, nuovo. Nulla potrà mai più esserlo, non credi?
La tua mano si era chiusa attorno a me con fermezza e avevo inarcato la schiena, solo un poco, sospirando. Le tue labbra si erano imposte sulle mie con forza, questa volta, ed io avevo sorriso.
Io cercavo te. Ho sempre cercato te, nella mischia, sai? In mezzo a tutto quel frastuono, in mezzo agli altri che chiamavano il mio nome. Achille, Achille, gridavano. Io neanche li ascoltavo, mi spingevo avanti finchè non ti trovavo, in mezzo a quei corpi, e ti venivo vicino per proteggerti. Perché sei tu l’ago della mia bilancia; senza di te, sarebbe inutile persino il ritorno, persino questa vita. Ma lo sapevi, no?
(...)
PRETTY LITTLE LIARS, Alison/Emily, lucidalabbra
Date: 2010-12-29 11:44 pm (UTC)[E' pochissimissimo p0rn e inizia qui] (http://nemofrommars.livejournal.com/45033.html)
Si muove, Emily, ma è Alison a muoversi sopra di lei.
Ad accarezzarle la gola con la sua bocca a cuore, a lasciare altre piccole, tiepide tracce di lucidalabbra, sul petto, sul seno, sui fianchi.
Sempre più in basso.
Lentamente.
Una lentezza così frustrante.
Più lentamente, Emily. Un bacio va dato con la giusta gentilezza.
Ginocchia. Cosce. Inguine.
Alison apre la bocca e la accarezza dove sa di farla impazzire, senza fretta, senza nemmeno sforzarsi per sorprenderla e farla sussultare.
Assaggia pigramente la pelle attorno al punto esatto in cui Emily sente affluire il sangue pulsare con più violenza, dolorosamente.
Piccoli tocchi, ancora troppo in superficie.
Ali. Ali. Ali.
Alison non la ascolta, se lei la supplica.
Non lo fa mai, e Emily ha la certezza che stia sorridendo, come quando le fa notare una debolezza, un difetto, o quando semplicemente vuole prenderla in giro con quella crudeltà infantile tipica sua.
Emily vorrebbe gemere di frustrazione, allora, chiederle di smettere e basta.
Ma può solo serrare le labbra, mordersi la lingua, soffrire di quel piacere soffuso ricacciandoselo in gola.
Aspettando.
E alla fine, dopo un piccolo morso giocoso su una coscia, Alison la accontenta: la sua lingua le sfiora il sesso, le si muove dentro, e Emily sente l'eccitazione scioglierle le ginocchia e farla tremare, inarcare, mentre il profumo di Alison la stordisce come un veleno troppo dolce.
Emily se ne riempie le mani, il viso, il corpo – ovunque riesca – , lo inala a fondo e lo restituisce all'aria della propria stanza in sospiri tremanti, soffocati contro le lenzuola.
[...] (http://nemofrommars.livejournal.com/45033.html)
no subject
Date: 2010-12-30 12:04 am (UTC)[...]
Afferrandolo per un braccio fin quasi a fargli male, Salazar trascinò l'amico nell'edificio; scesero le scale, ma invece di dirigersi nella stanza o nell'ufficio di uno dei due, come Godric aveva pensato, Serpeverde lo spinse in malo modo nella prima aula vuota che trovarono. All'improvviso preso da una sorta di fretta che non gli si addiceva molto, Salazar lo costrinse con la schiena premuta contro il muro; febbrilmente, gli tolse i vestiti, fino a prendere tra le mani fredde il suo membro già eccitato. Iniziò ad accarezzarlo, con il suo tocco leggero ed una lentezza che a Godric sembrò eccessiva ed esasperante. Salazar accostò le labbra all'erezione dell'amico, avvolgendola con la sua lingua calda e bagnata.
Abbandonando il capo contro il muro di pietra, ormai arreso, Godric afferrò i capelli di Salazar e con dolce fermezza lo spinse più verso di sé, iniziando a muovere leggermente il bacino. Abbandonando il capo contro il muro di pietra, ormai arreso, Godric afferrò i capelli di Salazar e con dolce fermezza lo spinse più verso di sé, iniziando a muovere leggermente il bacino. Sapeva che si sarebbe pentito, e molto presto, di tutto ciò – come ogni volta. Ogni volta giurava che fosse l'ultima, ogni volta ci ricadeva. Dopo anni, ancora non riusciva a spiegarsi perché Salazar avesse su di lui quell'effetto devastante, sconvolgente... sbagliato. All'inizio, aveva tentato di resistergli: un pallido tentativo che non aveva convinto neanche lui stesso. Si era presto arreso, si era lasciato completamente risucchiare da quel vortice. Spesso si era chiesto come avrebbe fatto ad uscire – perché aveva sempre saputo che sarebbe dovuto uscirne, prima o poi – ma non era mai riuscito a darsi una risposta; ed ora, eccola lì la soluzione, la peggiore di tutte: Salazar se ne sarebbe andato. Avrebbe sofferto e per questo si odiava. Non aveva mai trovato la forza di porre fine a quella storia, e per questo si odiava ancora di più: non aveva avuto spina dorsale, e ne avrebbe pagato le conseguenze. Quante volte si era illuso di esserne uscito, di aver preso finalmente una ferma ed irrevocabile decisione in proposito? Ma poi immancabilmente si ritrovava a fissare Salazar mentre parlava, senza capire una parola di quello che stesse dicendo, e i suoi pensieri erano tutti per la luce che emanava dai suoi occhi, il fascino del movimento particolare con cui si scostava i capelli dal viso, la curva sensuale delle sue labbra, la bianchezza delle sue mani...
Mani che ora gli accarezzavano le natiche, mentre la sua bocca si muoveva a ritmo serrato. Godric sentiva che il piacere stava per sopraffarlo; gemendo senza ritegno, si aggrappò con tutta la sua forza alla nuca di Salazar, premendosi ancora più dentro di lui.
[...]
no subject
Date: 2010-12-30 12:29 am (UTC)... buuuuh *piange e si autoflagella*
Non fatemi mangiare dal p0rnodrillo, per favore D:
(no subject)
From:(no subject)
From:(no subject)
From:(no subject)
From:MISFITS Nathan/Simon, "And when you're ready we can just do a little dry humping" (2x03, Nathan)
Date: 2010-12-30 12:16 am (UTC)«Okay, Barry, ora non fare la fighetta» l’altro gli si avvicinò, scrutandolo da sotto i riccioli con il solito sguardo divertito «come mai sei qui? E non dirmi che ti serve una spalla su cui piangere, ché io non sono bravo con questi fottuti affari di cuore». Appunto, pensò Simon.
Vide Nathan farsi sempre più vicino, tanto che dovette strabuzzare gli occhi un paio di volte «hai rivalutato la mia proposta? Sei pronto per un po’ di quel famoso dry humping?»
«C-c-cosa?»
«Hai sentito benissimo.»
Simon deglutì, dicendosi che no, non doveva dargli retta, non doveva dargli retta per un cazzo, stava solo giocando con lui come sempre, no? E poi a lui Nathan non piaceva, né tantomeno gli faceva alcun effetto la sua mano sopra il cavallo dei suoi pantaloni. La vampata di calore che gli attraversò l’inguine era decisamente dovuta ad altro. No?
Il ricciolino ghignò, mordicchiandosi il labbro inferiore e accarezzandogli l’ormai evidente erezione. «Bingo!»
Re: MISFITS Nathan/Simon, "And when you're ready we can just do a little dry humping" (2x03, Nathan)
Date: 2010-12-30 12:18 am (UTC)Gettò il capo all’indietro quando Nathan iniziò a strofinarsi contro di lui, con i movimenti scomposti e tutt’altro precisi che lo distinguevano; inarcò la schiena e gli offrì meglio il bacino, cominciando ad agitarsi a sua volta, le mani ben salde strette intorno alle pieghe della sua maglietta.
Gemettero entrambi, e Simon dovette trattenersi dall'urlare qualcosa di decisamente simile a vaffanculo al dry humping, spogliami come si deve e scopiamo - che, per inciso, si vergognò persino di aver pensato.
Continuò a muoversi, nonostante sentisse le gambe in procinto di cedergli - su giù su giù su giù -; e poi aveva caldo, caldo come mai in vita sua, le nocche bianche per lo sforzo di reggersi, gli ansiti di Nathan nelle orecchie. Ed era tutto troppo, troppo, perché non venisse di lì a due secondi. E venne, infatti, dopo un ultimo sospiro, seguito a ruota dall’altro.
Sentì del liquido caldo scendere lungo tutta la sua coscia; non sapeva a chi appartenesse, ma non credeva di poter essere meno interessato a scoprirlo.
Si lasciò cadere a terra, faccia contro il pavimento, cercando di ricordarsi come respirare adeguatamente. Nathan dovette fare lo stesso, perché avvertì un tonfo ed una risatina a pochi centimetri da dove si trovava lui.
«Beh, Barry» fece lui dopo qualche minuto «non so se sia tutto merito mio - molto probabile, comunque - ma non fai così schifo come pensavo.»
Simon gli mostrò il dito medio.
Re: MISFITS Nathan/Simon, "And when you're ready we can just do a little dry humping" (2x03, Nathan)
From:RPF Fandom: Ary/Jan, "Ary, sii la mia banana gigante."
Date: 2010-12-30 01:24 am (UTC)- Seriamente, Ary, non ho idea di come tu abbia fatto a convincermi. -
- Stai zitta e collocati. -
- Ma collocati 'sto pesce, tuttalpiù devo collocare il coso. -
- Si chiama Brad. -
- Non cominciare, non provare a-- -
- Ok, ci siamo. Ci siamo? Ci siamo. -
Ary la guarda quasi con adorazione, mentre Jan per la millesima volta in mezzora si ritrova a pregare il cielo che un meteorite cada, ora subito adesso, magari proprio su Brad.
Brad che, al momento, è tra le sue mani ed è appena stato debitamente lubrificato dalla sua amorevole donna. Questo bisogna dirlo: non è che Ary abbia poi chissà quanta inventiva. Insomma, chiunque ci avrebbe pensato, anche se probabilmente nessuno lo avrebbe... ecco. Tecnicamente fatto. Ecco. Per dire.
- Certo che è bello grosso! - C'è una sorta di profonda ilarità nella voce di Ary, e Jan si chiede se si sia resa conto che quel portabanane di nome Brad a momenti sarà un portabanane di nome Brad gloriosamente sguazzante all'interno di una buia grotta a caso. Non la sua, tanto per specificare.
Ma d'altronde ormai sono lì, ormai ci si sono messe, ormai non c'è pezza che Ary si lasci liquidare da un “mi sa che ho la febbre”, in parole povere ormai è fottuta. L'unico pensiero positivo è che quantomeno non sarà certo fottuta per mezzo di un portabanane. Ed è ben più che una magra consolazione.
- Ti muovi? - La voce di Ary è talmente tediata che Jan per un momento si sente molto poco utile. Forse dovrebbe lasciarli soli, lei e Brad, tanto per quel che devono fare non c'è bisogno di lei. - Se mia madre vedesse come stiamo utilizzando il suo regalo di Natale probabilmente non vorrebbe mai più avere a che fare con noi in tutta la sua vita. - Il borbottio di Jan è seguito da un verso impaziente e una noncurante alzatina di spalle.
Certo, perché tanto ad Ary che gliene frega.
Deve ancora capire perché mai tutti credano che tra le due la stronza sia lei.
Jan inspira profondamente, poi avvicina Brad alle gambe di Ary e fa un po' di pressione, spingendolo pian piano più in dentro. Ary trattiene il respiro ma non protesta, quindi Jan spinge ancora un po' in profondità guardandola negli occhi e sorridendo un po' quando la vede mordersi un labbro.
Si posiziona meglio sopra di lei e comincia a baciarla piano, mentre con una mano le sfila il reggiseno e con l'altra spinge con maggior decisione.
Ary questa volta geme e si aggrappa alla sua spalla.
Mh.
Forse Brad è meno inutile e improponibile del previsto.
Ary si stringe contro di lei e le sussurra qualcosa che Jan non coglie, ma sorride comunque e scende a baciarle il collo, piano, contrastando con le spinte via via più veloci. L'unica vera preoccupazione, al momento, è che Ary cominci a gridare “Brad!” anziché “Jan!”. Sarebbe imbarazzante oltre ogni dire. Andrebbe oltre la concezione stessa di imbarazzo.
Ma Ary non lo fa, Ary chiude gli occhi e tira indietro la testa, esortandola a continuare, muovendosi contro la sua mano e graffiandole appena la schiena.
Brad, ti ho decisamente sottovalutato.
Jan resta a guardarla col fiato pesante mentre Ary pronuncia il suo, di nome, e meno male perché davvero avrebbe dato di matto se avesse fatto altrimenti. Le dà un altro bacio e poi un altro ancora, poi rotola al suo fianco e non riesce a credere allo sguardo limpido e divertito che la sua donna le rivolge appena un secondo dopo aver... familiarizzato al culmine con Brad.
- Che c'è? - Le chiede, ridendo.
- C'è che è stata un'ottima idea. - Ary ha dipinta in volto un'espressione dannatamente soddisfatta.
Jan scoppia ancora a ridere, tirandole un cricco sul nasino all'insù. - C'è che Brad non sarà mai più lo stesso, altroché. -
Re: RPF Fandom: Ary/Jan, "Ary, sii la mia banana gigante."
Date: 2010-12-30 02:18 pm (UTC)ORIGINAL, M/M, languore del risveglio
Date: 2010-12-30 02:31 pm (UTC)Solo allora si rese conto di qualcosa di strano contro la sua gamba: imbarazzato, Alessio si rese conto dell'erezione di Claudio premuta contro la propria gamba e si voltò dall'altra parte, cercando un modo per far spostare il ragazzo da sé. Dopo vari minuti passati a pensare al membro dell'altro e al suo respiro calmo e se fosse o meno il caso di svegliarlo, il ragazzo si rese conto di aver iniziato ad eccitarsi.
Mise una mano sulla propria eccitazione, pensando come un disperato al fatto che sì, aveva deciso da tempo di provare ad arrivare a quello stadio con Claudio, ma che almeno prima avrebbe voluto parlargliene, discutere del fatto che il suo professarsi etero stava iniziando ad incrinarsi. Quando tornò a guardare il ragazzo più grande il suo sguardo si fissò sulle sue labbra, a pochi centimetri dalla propria pelle, e prima ancora di deciderlo veramente si ritrovò ad accarezzarsi piano da sopra la stoffa dei boxer, il respiro che accelerava ed il timore che l'altro si risvegliasse accorgendosi della sua situazione.
D'improvviso gli scappò un gemito e Claudio mosse la testa, iniziando a svegliarsi. Terrorizzato dalle conseguenze, Alessio si bloccò, cercando di nascondere la propria erezione all'altro.
Claudio si passò una mano sugli occhi cercando di reprimere uno sbadiglio, notando di essersi spostato sopra di lui sollevò la testa dalla sua spalla.
«Scusa... Non volevo addormentarmi su di te...»
Alla voce impastata del ragazzo, Alessio rispose negando furiosamente col capo. Incuriosito dal suo rossore, il giovane però non si spostò da lui, limitandosi a sollevarsi su un gomito mentre cercava di capire cosa ci fosse che non andava. D'un tratto, Claudio si accorse della mano di Alessio premuta sul membro e tornò a guardarlo in viso, sempre più perplesso. Quando il giovane divenne ancora più rosso però lui allungò una mano, posandola dapprima sulla sua e poi, quando lo vide chiudere gli occhi, gliela scostò, posando la propria sui suoi boxer ed iniziando ad accarezzarlo lui stesso.
Alessio riaprì gli occhi di scatto, la vergogna che sfumava nell'eccitazione.
Con un sospiro si ritrovò a mormorare il suo nome e allora vide Claudio chiudere per un attimo gli occhi prima di sorridergli dolcemente.
«Non devi farlo per forza...»
Claudio si abbassò sulle sue labbra, baciandolo. «A me piaci, sono mesi che te lo dico.» Lentamente il ragazzo fece scivolare la propria mano sotto i boxer, sul membro eccitato, iniziando a masturbarlo veramente.
Dopo un irrazionale secondo di paura, Alessio si ritrovò a gemere ancora, assecondando i movimenti dell'amico mentre lo guardava con gli occhi socchiusi, chiamandolo per nome.
«Claudio...»
Il ragazzo sopra di lui si leccò le labbra senza smettere di fissarlo, abbassandosi su di lui lentamente, baciandolo sulle labbra.
«Ti piace?»
Al sussurro di Claudio, Alessio annuì, spostandosi per mettere la testa nell'incavo del suo collo, mugolando sulla sua pelle. Lo stava facendo impazzire, con quella mano sulla sua erezione a pomparlo forte e lento e i suoi baci sulla pelle. Aveva voglia di baciarlo, di mordergli la spalla, di urlare ed in qualche modo anche di piangere.
«Vuoi che ti faccia venire?»
«Sì...»
RPF Calcio Bojan Krkić/Sergio Canales, spiaggia
Date: 2010-12-30 04:10 pm (UTC)~~
Nel momento esatto in cui Bojan si sente afferrare l’avambraccio e tirare all’indietro, il suo primo impulso è di gridare, ma si ritrova una mano premuta contro la bocca. Prima che possa reagire in modo più incisivo - e, beh, virile -, magari piantando una gomitata nelle costole del suo assalitore, la porta della cabina si chiude e lui si ritrova faccia a faccia con Sergio.
“Sei impazzito?” sussurra alzando gli occhi al cielo, ma l’unica risposta che ottiene è di essere spinto gentilmente con la schiena contro l’unica parete libera della piccola struttura in legno. “Sei impazzito.”
“Nah.” Sergio ride piano e gli si preme contro, appoggiando le labbra sulla sua spalla ancora bagnata. “Sei salato,” mormora senza perdere il sorriso.
“Succede quando fai il bagno in mare, sai?” Bojan porta entrambe le mani sulle sue anche e appoggia la testa contro la parete, grato di quel momento di quiete. Non hanno molte occasioni per stare da soli durante la giornata, sono sempre costretti a limitarsi alle scappatelle notturne, e solamente quando i loro compagni dormono abbastanza profondamente.
Sergio annuisce e gli posa un bacio sul mento, per poi risalire a fare lo stesso con l’angolo della bocca. “Non fare la checca acida, sto cercando di sedurti.”
Bojan non riesce a trattenere una risata genuina a quelle parole, ma deve contenersi quando Sergio gli dà un pizzicotto sul fianco. “Sai bene che non hai bisogno disedurmi,” risponde piano Bojan, attirandolo di nuovo contro di sé, poi ride ancora. “Ti rendi conto di quanto sia ridicola quella frase?”
“Certo,” Sergio ribatte senza esitazione e, apparentemente, senza vergogna. “Sei pessimo,” aggiunge con un sorrisetto, per poi bloccare ogni possibile risposta con un bacio appena accennato.
Bojan rinuncia a ribattere senza troppi problemi e si lascia sfuggire un’imprecazione in catalano quando la mano di Sergio si sposta sul suo bassoventre per giocherellare con il laccio del costume. Cerca di mormorare una protesta poco convinta, ma Sergio non gliene dà la possibilità, semplicemente ridacchia e approfondisce il bacio, mentre le sue dita vanno oltre l’elastico già allentato.
Si abbandona contro la parete quando Sergio inizia ad accarezzarlo lentamente, spingendo il proprio bacino contro la coscia di Bojan esattamente con lo stesso ritmo della mano. Non appena il bacio si conclude, Bojan mormora una sequela di improperi nel tentativo di mantenere il controllo; fallisce non appena sente le labbra di Sergio posarsi di nuovo sulla sua spalla, per poi risalire lentamente verso il collo.
“L’aria di mare ti fa bene,” mormora Bojan con un sorrisetto e in risposta Sergio gli morde l’incavo della spalla, stringendo la presa sulla sua erezione.
Bojan è costretto a mordersi le labbra per trattenere un gemito; sono in una cabina di legno, la spiaggia è a pochi metri, affollata, e di certo nessuno dei due ha molta voglia di farsi scoprire e diventare lo scandalo della settimana. “Sei un cretino,” ridacchia Sergio contro il suo orecchio, divertito. “Mi sei mancato,” aggiunge con un tono più morbido, più dolce.
“Tu no,” scherza Bojan, e sorride quando Sergio si tira indietro appena a sufficienza per poterlo guardare in faccia e indirizzargli un’occhiataccia. “Sei il solito scemo,” mormora portandogli una mano tra le gambe e, quando inizia ad accarezzarlo, Sergio lo bacia di nuovo, più aggressivo, quasi possessivo.
Sentono un gruppo di loro compagni ridere e passare vicino alla cabina - troppo vicino -, ma sono entrambi troppo persi per preoccuparsene davvero. E forse è proprio il brivido di arrivare così vicini all’essere scoperti che dà loro una spinta in più, anche se nessuno dei due è troppo incline a lasciarsi impadronire da quel pensiero. Bojan stringe la mano libera sull’anca di Sergio e quando poco dopo viene nella sua mano, gli morde appena il labbro, lasciandosi sfuggire un gemito direttamente contro la sua bocca. Sergio resiste solo pochi secondi, si tira indietro di qualche centimetro e china il capo a sufficienza per soffocare un gemito contro il suo collo.
Re: RPF Calcio Bojan Krkić/Sergio Canales, spiaggia
Date: 2010-12-30 04:10 pm (UTC)“Mi sa che ci conviene rituffarci in mare, mh?” Bojan sorride e le sue labbra sfiorano la tempia dell’altro ragazzo in un gesto tenero che non si premura di trattenere. C’è una strana intimità in quella scappatella fuori programma e per un attimo si trova a desiderare di non dover uscire da quella cabina così in fretta.
A quelle parole Sergio ride contro la sua pelle accaldata, divertito, e annuisce piano. “Sarà un ritiro molto lungo,” gli fa notare, appoggiando la fronte contro la sua spalla.
“Meglio, così avrai tutto il tempo di sedurmi, no?” Bojan si sposta appena in tempo per evitare lo schiaffo indirizzato alla sua guancia, e si fionda fuori dalla cabina ridendo. Sergio non ci pensa due volte e lo insegue senza preoccuparsi di richiudere la porta; quando se ne rende conto sono già entrambi in acqua e nel mezzo di una battaglia di spruzzi degna di due dodicenni. Per un attimo pensa di tornare indietro a chiudere, ma quando incontra lo sguardo divertito di Bojan, se ne dimentica. E poi, in fondo, quella è la cabina di Juan.
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Anche qui (http://jen-jm.livejournal.com/134963.html)
RPF Calcio Gerard Piqué/Zlatan Ibrahimović, "Non capisco"
Date: 2010-12-30 05:53 pm (UTC)[...] “Ma non volevi conservarti casto per Bojan?” Zlatan afferra il preservativo e il lubrificante, ma non rinuncia a rivolgergli un sorrisetto di sfida. In tutta risposta, Gerard serra le gambe e cerca di sgusciare via, girandosi sullo stomaco; realizza il suo errore quando Zlatan lo blocca e gli è di nuovo sopra, e questa volta c’è la sua erezione a premere contro le natiche di Gerard.
“Stronzo,” borbotta il ragazzo quando Zlatan inizia a prepararlo senza troppa delicatezza, usando due dita lubrificate a sufficienza per non fargli male sul serio, ma non troppo perché sia completamente indolore.
Zlatan non gli risponde, semplicemente si china abbastanza da potergli mordere la spalla, proprio mentre aggiunge un terzo dito. Gerard rinuncia alla serie di imprecazioni che vorrebbero lasciare la sua bocca e semplicemente allarga le gambe e cerca di andare incontro a quei movimenti decisi. Quando Zlatan ritrae le dita e, pochi secondi dopo, inizia a spingersi dentro di lui, Gerard si morde il braccio quasi a sangue pur di trattenere il gemito osceno che gli sale alle labbra.
“Non essere timido,” sussurra Zlatan contro il suo orecchio, per poi iniziare a muoversi. Gerard sa bene che Zlatan ha un debole per, beh, la parte vocale del sesso, ed è per quella precisa ragione che si impone di non lasciarsi sfuggire nulla più che un mugolio soffocato.
Zlatan la prende come la sfida che è, e ancora una volta Gerard si ritrova sconfitto quando il ragazzo infila una mano tra lui e il materasso e la chiude sulla base delle sua erezione, senza però dargli la soddisfazione di muoverla. Gerard serra gli occhi e cerca di resistere, ma sa che è una battaglia persa in partenza. Ne ha conferma quando Zlatan smette di muoversi, ancora sepolto dentro di lui, e l’altra sua mano afferra i suoi capelli; senza troppa delicatezza, lo costringe a portare all’indietro il capo fino a quando Gerard è obbligato a lasciar andare il proprio braccio, dove i segni rossi dei denti sono ben visibili.
“Non fare il difficile,” mormora piano contro la sua guancia, poi lo fa voltare a sufficienza per baciarlo.
Gerard si abbandona a quel bacio e quando Zlatan riprende a muoversi, più deciso di prima, non fa nulla per trattenersi; geme direttamente nella sua bocca e in risposta la mano che Zlatan ha ancora saldamente avvinghiata alla sua erezione inizia a muoversi velocemente. Interrompe il bacio e appoggia la fronte al cuscino, e questa volta non cerca di trattenere alcun suono; gli basta poco più di un paio di minuti e sente il suo corpo iniziare a cedere allo stimolo combinato di Zlatan e della combinazione di mano e letto contro la sua erezione.
“Zla, sto--” Gerard cerca di avvertirlo, di convincerlo a rallentare, ma il ragazzo lo ignora e in risposta gli morde la spalla. Gerard viene qualche istante dopo, ma la mano di Zlatan continua a muoversi imperterrita finché non ottiene un mugolio di protesta da parte del ragazzo, che cerca di fermarlo. “Ti odio,” mormora Gerard quando finalmente Zlatan lo lascia andare.
“Lo so,” Zlatan ribatte con una risatina, ma è anche lui senza fiato e Gerard fa del suo meglio per andare incontro alle sue spinte, ignorando la scomodità e il fastidio di avere le coperte che sfregano contro la pelle sensibile della sue erezione ormai spenta. [...]
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Finisce qui, ne manca un bel pezzo (http://jen-jm.livejournal.com/135195.html)
FULLMETAL ALCHEMIST Edward Elric/Roy Mustang, "Scopo con lei nella speranza che non rompa più i cog
Date: 2010-12-30 07:27 pm (UTC)adesso era lì sopra le sue gambe, su una poltrona che probabilmente costava più di se stesso, che si faceva guidare nei movimenti dal suo superiore, da quell’uomo spocchioso a cui volentieri, e più di una volta, avrebbe spaccato il muso con un pugno ben assestato – mano destra ben chiusa e pum, addio mascella, addio sorriso da don Giovanni. La cosa più disgustosa tra tutte era che nonostante la voglia di sputargli in faccia, nonostante la voglia di stringere quel coso e tirarlo fino a strapparlo dal suo ventre, a lui piaceva, quella situazione. Gli piaceva essere toccato, gli piacevano i morsi, le unghie che affondavano nella sua carne. Persino quando Roy andò ad intrufolarsi con due dita tra le sue natiche, dopo un momento di fastidio aveva iniziato ad apprezzare quell’intrusione.
È solo una cosa momentanea, che resterà qui e morirà qui, si era detto prima di entrare. E adesso, Roy lo stava sollevando, le mani piene della sua carne, per affondare in lui con un colpo secco, col sesso reso viscido dal lubrificante e la voglia che gli brillava negli occhi. Urlò senza quasi rendersene conto, la vista appannata dal dolore, la mano d’acciaio che si sollevava di scatto e andava a stringere la spalla di Roy con forza, nel punto più vicino al collo, come se volesse bucarla con pollice e indice. Le mani di del colonnello, tra il sedere e le sue gambe, lo stringevano e allargavano a suo piacimento, mentre il bacino si muoveva e toccava i suoi punti più profondi. “Ti fa male?”, gli sussurrò all’orecchio, pizzicandogli la carne. Quando Edward annuì, stringendo il labbro inferiore tra i denti, Roy non fece altro che lasciare piena libertà al suo corpo di muoversi come meglio preferiva, guardando il viso del biondo passare nel giro di qualche minuto da un’espressione di pena ad un’altra completamente differente, sciolta nel calore che lui stesso produceva – quella contrazione di piacere nel viso che aveva sempre sognato di vedere davanti ai suoi occhi, e non soltanto in qualche una qualche fantasia erotica fatta durante le ore di lavoro.
DOCTOR WHO Master/Ten, "Obey to your Master"
Date: 2010-12-30 07:55 pm (UTC)Il Dottore gemette debolmente quando i loro membri andarono a contatto. Cercò di divincolarsi per riprendere il controllo di sé, ma il Master gli bloccò i polsi con forza.
- Non cercare di sfuggirmi, Dottore! –
L’ultimo suo desiderio era sfuggirgli in realtà, ma questo il Master non poteva certo saperlo. Era inconsueto, comunque, non avere il controllo della situazione. Sottomettersi non era mai stata una caratteristica del Dottore, mica veniva chiamato “la tempesta imminente” per niente.
Il Master si mosse violentemente sul corpo del Dottore, era una vera tortura sopportarlo. Lo sapevano entrambi, e mentre il Master se ne appagava, l’altro avvertiva di star raggiungendo sempre più il limite di quanto il suo cervello e corpo potessero sopportare.
Trattenne parole per niente cordiali a denti stretti, un'altra cosa che non era da lui era la volgarità e non riusciva a capacitarsi che quel Time Lord riuscisse a renderlo praticamente un’altra persona in situazioni del genere.
- Ora resisti, ma riuscirò a farti urlare, Dottore. Non puoi opporti al tuo Master! –
Così detto, le sue mani prepotenti scivolarono sulle cosce del Dottore, le strattonò con forza alzandole fin sopra le proprie spalle. Entrambi i cuori del Dottore accelerarono i battiti già frenetici.
- Sì, fallo. –
Ghignò diabolico alla sua richiesta.
- Implorami. Devi pregami! –
Due dita si insinuarono fra le natiche del Dottore, questi si trattenne dal ribellarsi e probabilmente, prendere a pugni l’altro. Si limitò a produrre monosillabi un poco prolungati, era un vero tormento.
- Ti prego... Fallo. Finire. Ti supplico.-
Un altro ghigno, questa volta con una nota di compiacimento, le dita furono subito sostituite da qualcosa di ben più turgido e desiderato. Il Dottore arcuò la schiena per il dolore e il piacere trattenendo ancora una volta un grido.
- Urla Dottore! Urla il mio nome! –
Un colpo, poi un altro, sempre più forti e sempre più violenti, ma questa volta il vecchio Time Lord non lo accontentò del tutto: urlò senza avvicinarsi minimamente a pronunciare quel nome che tanto tempo prima, il Master si era attribuito.
- Urlalo, urla il mio nome! Ubbidisci al tuo Master! –
Colpì brutalmente, la sua prepotenza non trovava limiti, e non smise finché il Dottore non raggiunse l’apice del piacere urlando il suo maledetto nome con tutto il fiato che aveva in gola. Fu allora che pure il Master si lasciò andare completamente appagato.
- Questa volta sono stato io a vincere, Dottore. –
Lo pronunciò con soddisfazione, il Dottore non ne fu sorpreso. Lo ignorò, era troppo impegnato a dare aria ai polmoni.
FULLMETAL ALCHEMIST, Alphonse/Edward/Roy, Intercettazioni
Date: 2010-12-30 08:09 pm (UTC)[...]
Non chiuse il telefono, anzi, mise il viva voce e lo posò lì accanto. I gemiti morbidi di Al ora riempivano la stanza, ed era di certo così carino, anche mentre scopava, con quelle guance rosse come mele e gli occhi grandi, ancora da ragazzino, e per Roy era estremamente facile immaginarlo sul suo letto, nudo e con un’espressione deliziosa d’imbarazzo dipinta su quel visetto tondo, le mani ai lati della testa, tra i capelli, le cosce aperte per offrirsi a lui. E suo fratello gli era accanto, ovviamente, guardava Roy con un famigliare misto di rabbia e desiderio perché non voleva dividere neanche un morso del suo fratellino, ma era troppo curioso per tirarsi indietro, troppo stuzzicato nel profondo della sua natura selvatica. Anche lui era nudo, il suo corpo diverso, più muscoloso, anziché morbido flessuoso, a quattro zampe con la schiena inarcata come quella di un gatto che si stiracchia, il sedere che dava arrogante mostra della sua perfezione.
[...]
Inception Arthur/Eames, Quando Eames si veste bene 1\2
Date: 2010-12-30 08:31 pm (UTC)“Non offenderti, darling. Infondo, molto infondo, la trovo anche carina come cosa.” Sorrise, e si alzò fino a spingerlo a doversi sedere sul tavolo opportunamente libero per permettergli di arrivare alle sue labbra con maggior facilità grazie alla sorpresa di Arthur, che non ebbe nemmeno il tempo di protestare prima che si avventasse sulla sua bocca.
“E-eames, lasciami…non---hnnf!” gli morse le labbra e le leccò dolcemente, spezzandogli il fiato prima che potesse continuare la sua protesta e cominciando a lasciar vagare le mani di modo da rendere chiaro che per riparare il bacio non sarebbe stato assolutamente sufficiente.
“Non qui, andiamo…”
“Non c’è tempo per discutere. E poi mi piace.” Ridacchiò, e riprese a slacciargli velocemente il gilet con le mani che fremevano per l’eccitazione. Prima quello, poi la camicia, cravatta, cintura…
“Dio santo, Arthur, ma quanti strati hai addosso?” disse sconfortato, prima che il minore si stringesse contro di lui impedendogli di continuare l’opera di svestizione - ritenendola evidentemente poco importante - e si avventasse sulle sue labbra, con gran piacere di Eames che cominciò a capire, almeno in parte, il desiderio di Arthur di cambiarlo almeno un po’.
Infondo, anche a lui una sua versione “assatanata” non dispiaceva affatto, considerò lasciando che il minore gli prendesse il viso tra le mani quasi con violenza e gli mordesse le labbra nella foga dei baci, impegnato intanto a strappargli di dosso i vari strati di stoffa che indossava – e va bene, questa doveva concedergliela: se non altro quelle sue orrende camice erano facili da togliere, e non importava a nessuno che finissero per terra coi bottoni completamente saltati.
“E dire che dovresti essere esperto di questo tipo di vestiti.” Considerò divertito Eames, alzando i fianchi dalla sedia e abbassandosi i pantaloni mentre Arthur cercava di fare lo stesso, prima di sedersi sulle sue gambe e tenersi attaccato alle sue spalle per potersi accomodare meglio possibile nonostante i vestiti rendessero difficoltoso muoversi.
“Sbrigati, può arrivare chiunque da un momento all’altro.”
“Stai calmo, la porta è chiusa. Non sono così idiota.” Ridacchiò, prima di riprendere ad accarezzarlo e lasciare che Arthur lo baciasse con dolcezza sulle labbra e gli permettesse di cominciare a prepararlo, senza riuscire a trattenere dei gemiti per il fastidio che l’intrusione provocava.
Ma la possibilità di avere Eames come mai aveva sperato di poterlo vedere era troppo per cedere al dolore, quindi si limitò a stringere i denti e permettere al proprio fidanzato di alzare i fianchi ed entrare in lui, con più attenzione possibile, e cercare di non mostrare il dolore che provava.
Inception Arthur/Eames, Quando Eames si veste bene 2\2
Date: 2010-12-30 08:32 pm (UTC)Non sapeva se per il fatto che avesse realmente paura che potesse entrare qualcuno o più perché la novità del vestito elegante stuzzicava la sua fantasia – anche se Eames preferiva pensare che fosse grazie alla seconda – ma il minore impiegò giusto pochi minuti prima di venire, ringhiando un’imprecazione a denti stretti e accasciandosi poi contro la spalla dell’altro, senza fiato per la forza dell’orgasmo che aveva scosso il suo corpo.
Ansimò, col viso rosso per il caldo e la camicia bagnata, tanto stretta da risultare fastidiosa persino per lui. Eames alzò il mento permettendogli di sistemarsi tra le sue braccia, almeno per un secondo, sorridendo poi nel sentirlo muoversi come se cercasse una posizione più comoda o di sistemarsi meglio i vestiti che ancora indossava.
“Devi ammettere che in quanto a praticità non c’è paragone, non è vero?”
Arthur non rispose. Era troppo affaticato per riuscire a farlo, e comunque non aveva nessuna voglia di dargli ragione. “Non mi è dispiaciuto affatto.” Mormorò raccogliendo di nuovo tutta la sua calma, nonostante il suo corpo stesse tremando: “Anzi, direi che è stato…notevole.”
“Sempre al tuo servizio.” Lo baciò sul viso, e Arthur non poté che scostarsi in imbarazzo, cercando di mascherare il sorriso che non riuscì proprio a trattenere di modo che Eames non aggiungesse questo alla sua collezione personale di momenti in cui era riuscito a metterlo in imbarazzo.
“Ora non esagerare.” Lo ammonì, e il maggiore sospirò, alzando gli occhi al cielo e aprendosi la camicia con difficoltà per riuscire a respirare.
“Dovrai fare qualcosa di molto speciale per riuscire a ripagarmi di questo, Arthur.” Considerò rimpiangendo la sua comodità abituale: “Qualcosa di decisamente speciale.”
“Credimi, sto già tremando di paura.” Rispose l’altro concedendosi un sorriso malizioso, e tornando poi a baciarlo sulla bocca.
Tutto sommato, sopportare il suo cattivo gusto e rimanere metà del tempo con il naso tappato in sua presenza poteva essere un prezzo accettabile, pur di averlo.
GOOD OMENS, Aziraphale/Crowley, Apocalisse
Date: 2010-12-30 08:50 pm (UTC)La prima alba del resto delle loro vite è sorprendentemente simile all’alba di qualsiasi altro giorno delle loro vite. Certo, se fossero un po’ più sobri e non avessero appena scolato un quantitativo d’alcol tale da mandare zampe all’aria un elefante adulto, o un marinaio norvegese, forse riuscirebbero a godersela un po’ di più.
“Sssssai,” dice Crowley, sollevando il capo dal volante dell’auto, mentre il sole sorge sulla jeep rubata e Aziraphale sembra sul punto di gioire della bellezza del Creato vomitando copiosamente dal finestrino “Dovremmo festeggiare. Sul serio. Ancora, voglio dire.”
“Cosa si fa in queste occasioni?”
Crowley ci pensa un attimo. I termini di paragone sono un po’ carenti, non capita così spesso di sopravvivere ad un’Apocalisse. Cosa fanno gli umani in queste occasioni? Si sbronzano, e questo punto è stato accuratamente eseguito. Fuochi d’artificio? Svengono, si abbracciano, piangono…
“Trovato!” esclama Crowley, facendo partire uno strombettio di clacson con un pugno sul volante.
“Davvero?” dice Aziraphale. “Damnnnrg!” viene fuori, quando Crowley gli rotola addosso e lo schiaccia contro il sedile e gli infila la lingua in bocca.
Seguono parecchi minuti di quello che potrebbe essere il bacio più appassionato degli ultimi due millenni, o il match di lotta greco romana più sporco degli ultimi tre.
“Ngah?” domanda eloquente Aziraphale appena è libero di potersi esprimere nuovamente. Crowley nota con piacere che le sue labbra sono rosse e lucide e gonfie, e soprattutto che non ha ancora trasformato il cambio della jeep in una spada fiammeggiante con cui scacciare il demone tentatore.
“È questo che fanno gli umani per festeggiare,” dice, ritrovandosi col fiato inaspettatamente corto, poi ruba un bacio a quella bocca così benedettamente soffice perché sì. “Sesso.” Spinge il bacino contro quello dell’angelo per sottolineare il concetto.
“Ma noi non-!”
Crowley lo bacia ancora, passa quei denti affilati sul suo labbro inferiore, fa cose con la lingua che nessun umano dovrebbe saper fare, e Aziraphale affonda le dita nelle sue cosce perché ha bisogno di qualcosa cui aggrapparsi.
“Non hai sentito il ragazzino?” gli respira sulla bocca. “Non dobbiamo più impicciarci. Significa che non abbiamo più delle parti, significa che - che siamo da soli. Solo noi. Che per una, una volta può essere tutto… semplice.”
Aziraphale alza gli occhi e si sorprende di non incontrare lenti scure, ma solo giallo giallo giallo che quasi scompare dietro nero e disperazione. E, sotto l’alcol e lo shock, si sorprende a specchiarcisi: quattro giorni di incertezze, panico, paura, per poi trovarsi in un mondo che non dovrebbe più esistere senza uno scopo o un ordine o una piccola profezia astrusa a guidarli fa questo ed altro ad un’entità, occulta o eterea che sia.
Possono fingere, per qualche ora. Non è peccato, non è redenzione, è solo… una pausa. Per riprendere fiato, leccare le ferite.
GOOD OMENS, Aziraphale/Crowley, Apocalisse
Date: 2010-12-30 08:50 pm (UTC)Per degli esseri ultraterreni la stoffa non dovrebbe essere un ostacolo, ma c’è qualcosa di tremendamente proibito nel lottare con i vestiti di Aziraphale, e Crowley lo adora. Sibila qualcosa che potrebbe essere tanto una blasfemia quanto ‘tartan’ - che nel suo vocabolario sono un po’ la stessa cosa - e Aziraphale singhiozza incoerente quando l’altro prende in mano parti della sua anatomia che prima non si era mai accorto davvero di avere.
“Cossssssì,” ansima, mentre Aziraphale geme e trema e nasconde il viso nella sua camicia, tutto angelici capelli biondi e occhi di un chiarore offuscato, e soffia un’imprecazione in una lingua dimenticata da tempo quando riesce ad avvolgere le dita attorno all’erezione di entrambi. Ad ogni carezza Aziraphale fa questi piccoli versi contro la sua gola che lo costringono a chiudere gli occhi e puntare una mano sul tettino per spingere, contro le proprie dita, contro Aziraphale, ancora e ancora e ancora pelle, calore, vita -
Forse dovrebbe deridere l’angelo per aver ceduto al piacere così presto, ma Crowley è un demone con un’integrità e non ha mai predicato bene per razzolare male.¹ Nel torpore che l’ha assalito gli fluttuano davanti agli occhi pensieri di natura filosofica sulla consistenza viscida, appiccicosa e sudaticcia degli umani, ma c’è anche un calore timido nel suo petto che è molto diverso dalle temperature di Laggiù, e lo spinge ad accoccolarsi contro il petto di Aziraphale, testa sulla sua spalla e braccia attorno alla sua vita. Prima che inizino le proteste si ricorda persino di evanescere le prove del misfatto, e di rimaterializzare i propri pantaloni.
Crowley si tende per un secondo quando Aziraphale gli appoggia, incerto, una mano sulla schiena, ma la sua spina dorsale si scioglie alla prima lunga carezza, dalla base alle scapole, sfiorando il punto dove solo poco prima erano sbocciate le sue ali. Quindi è per questo momento che tutti quei piccoli mortali si affannano e si feriscono e si ritrovano. Ooh, sì, ne vale la pena, persino con il sudore e gli umori e…
“Crowley… uhm.”
“Ssssssh, angelo,” mormora Crowley, stringendolo più forte.
E per questa volta Aziraphale lo lascia stare, resta in silenzio a guardare il sole che sorge sopra la campagna, caldo e contento e con un demone che russa placidamente sulla sua spalla.
Dopotutto non è mica la fine del mondo.
¹Predica male per razzolare peggio, ovviamente.
Re: GOOD OMENS, Aziraphale/Crowley, Apocalisse
From:Re: GOOD OMENS, Aziraphale/Crowley, Apocalisse
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From:BEYBLADE Kai Hiwatari/Takao Kinomiya, proposte
Date: 2010-12-30 09:54 pm (UTC)Strane Proposte
[...]
Lo morse quasi possessivamente sul fianco e quando Takao iniziò ad assecondarlo - sicuramente non capiva più niente, lo capiva dall’espressione di pura lussuria che aveva assunto - provò, ormai allo stremo, a sostituirsi alle sue dita.
Era eccitato così tanto da star male e, quando posò la punta del membro sulla sensibile entrata del giapponese sentì quasi distintamente una leggera ondata di sollievo carezzargli la colonna vertebrale.
Non desiderava fare del male a Takao - lo trovava insopportabile ma non così tanto da volerlo ferire - e cercò di entrare lentamente, intensificando le carezze sull’erezione dell’altro. Il giapponese si tese al suo movimento ma non fuggì - era sempre così stupidamente coraggioso o, forse, lo desiderava tanto quando Kai -, trattenendosi invece dal lamentarsi. Non un piagnucolio doveva uscire dalle sue labbra, sembrava essere quello il testardo ordine che il giovane Kinomiya stava impartendo al suo corpo e, suo malgrado, il russo non poté far altro che ammirarlo.
“ Stupido Takao...”, mugugnò piano senza un chiaro motivo, spingendosi lentamente dentro l’orifizio dell’altro. Era stretto tanto da fargli male ma era un dolore stranamente piacevole, che lo spingeva ad andare sempre più avanti.
“ Hn...”, il giapponese non rispose e, prendendo un bel respiro, si sforzò per far rilassare i propri muscoli aiutato ampiamente dalla mano che lo carezzava con regolari attenzioni.
Senza fretta riuscì ad accogliere il membro dell’amante - era strano definirlo in quel modo, ma non per questo spiacevole - e muovendosi inconsciamente sul palmo che stringeva la sua erezione, iniziò a dettare il ritmo di quell’amplesso. Sulle prime sentiva delle dolorose fitte penetrargli la spina dorsale fino ad esplodere in gemiti sofferenti - si era ripromesso di non farlo, ma non aveva più il controllo del suo corpo - che spinsero il russo a carezzarlo con crescente energia.
Non sarebbe stato assolutamente da Kai consolarlo a parole, era un tipo troppo sprezzante per riuscire ad essere dolce, ma con i gesti era spesso in grado di farsi capire e Takao recepiva perfettamente gli sforzi dell’amico e amante.
Si inarcò ancora contro il russo, facendolo penetrare sempre più affondo, ed emettendo un gemito di piacere - il primo dopo quegli interminabili attimi - poté finalmente godere a pieno quel momento. Si sentiva travolto da Kai e dai suoi movimenti, trasportato dall’energia che gli stava trasmettendo: era come un’appassionante sfida a Beyblade, anche se come esempio non era assolutamente calzante ne adatto a quel momento.
Con mugugni e gemiti anche il russo si stava lasciando andare, poteva sentire la sua erezione venire quasi inglobata dai muscoli e dal calore del compagno e, stringendo con forza la mano sul membro di Takao, si mosse con ulteriore energia.
“ K-kai...”, ansimò il giapponese, cercando di voltarsi lievemente per potersi avvicinare di più al compagno. Il più grande, senza pensarci, accolse la sua richiesta e, uscendo velocemente dal corpo dell’altro lo fece voltare. Con forza gli strappò quasi i pantaloni e, quando riuscì a sfilargli almeno una gamba si permise di abbracciarlo, neanche un attimo dopo lo penetrò in un solo affondo, senza trovare difficoltà ma solo un gemito di approvazione.
Takao lo strinse forte a sé, unendo le sue labbra a quelle dell’amante e, soffocando i versi in quel caldo anfratto, venne per la seconda volta nella mano di Kai. Il russo invece continuò a muoversi ancora per qualche istante, trovando irresistibile gli spasmi che facevano pulsare i muscoli del compagno sotto di sé.
Gemette allontanandosi dalla bocca del giapponese e, avventandosi ancora su quelle labbra rosse - sembrava quasi non riuscire a farne a meno -, lo baciò fino a quando non si svuotò del tutto dentro il corpo di Takao.
[...]
Bleach, Grimmjow Jaegerjaquez/Ichigo Kurosaki, "Dai, Grimm... Facciamo a cambio almeno a Capodanno!"
Date: 2010-12-30 10:02 pm (UTC)[...] (http://raxilia5running.livejournal.com/98175.html)
Era così dannatamente caldo che minacciava di scioglierlo, pensò Ichigo su di giri, staccandosi dalla sua bocca e prendendo a baciargli il collo. Grimmjow lo lasciò fare, una mano ora stretta sulla sua nuca, senza nemmeno minimamente immaginare dove tutte quelle manovre volessero andare a parare. E francamente non gliene interessava, non quando le labbra del compagno si muovevano su di lui – spaventosamente fresche in confronto al suo corpo quasi febbricitante – spingendosi verso il basso e tralasciando volutamente tutti i punti più sensibili. Lo sentì muoversi, percorrendo il suo addome teso con la lingua, e reclinò la testa abbandonandosi a quel calore umido, ben sapendo come sarebbe andata a finire.
Eppure sussultò lo stesso quando Ichigo si calò fra le sue gambe, accarezzando la sua erezione in punta di labbra e strappandogli un roco sospiro di approvazione nel prenderlo completamente in bocca. Si lasciò andare completamente, godendosi quei movimenti caldi e umidi che lo avvolgevano tutto, senza lasciar fuori un centimetro, mentre il silenzio buio della stanza era interrotto soltanto dai rumori sottili e compiaciuti che il ragazzo produceva, dedicandosi con ammirevole impegno al suo compito.
I primi sospetti che non tutto sarebbe filato liscio come al solito, lo assalirono soltanto quando, completamente sprofondato nel caldo torpore di quella bocca, percepì una mano scivolare sul suo fianco, accarezzandogli una natica in maniera fin troppo interessata.
«Ichi… go…» borbottò all’improvviso, sollevando appena la testa, ma il ragazzo sembrò non avvertire quel richiamo, spingendosi ancora di più fra le sue gambe, al punto da fargli avvertire distintamente il contatto con il suo palato.
«Ah… cazzo… Ichigo… aspet… ta un attimo…».
[...] (http://raxilia5running.livejournal.com/98175.html)
DOCTOR WHO, Master/Ten, "Say my name"
Date: 2010-12-30 10:37 pm (UTC)Le porte del TARDIS si erano appena chiuse alle spalle dei due Signori del Tempo che il Dottore si ritrovò scaraventato contro una colonna, sbattendo la testa contro di essa. Con una smorfia di dolore sollevò lo sguardo sul Maestro che lo fissava ghignate.
«Cosa... si può sapere che ti prende?»
Ma dimenticò anche il dolore mentre le braccia gli ricadevano lungo i fianchi e si ritrovava a sgranare gli occhi alla vista dell'altro intento a togliersi la felpa nera.
«Che fai?»
Il Maestro registrò con un ghigno compiaciuto il tremore nella sua voce e presto gli fu addosso, tuffandosi sulla sua bocca voracemente, soffocando tutte le sue proteste con le proprie labbra, giocando con la sua lingua mentre spingeva il bacino contro il suo. Gioì quando il Dottore gemette nella sua bocca e si rese conto di dover esercitare un notevole autocontrollo per separarsi da lui abbastanza da potergli togliere lo spolverino e la giacca. Il Maestro rimase però senza fiato quando l'altro lo afferrò per il collo e se lo tirò nuovamente addosso, infilandogli subito la lingua in bocca e armeggiando coi suoi pantaloni finché non riuscì ad aprirli e farglieli cadere per terra. Ansimando, il Maestro riuscì a togliergli i suoi prima di mettergli una mano tra i capelli e tornare a strusciare il proprio bacino contro il suo. Presto si ritrovarono a terra, completamente nudi e impegnati a baciarsi con foga e palparsi senza alcun ritegno.
Con un colpo di reni il Maestro capovolse le posizioni, salendo sopra al Dottore che gli sorrise, le labbra rosse e gli occhi lucidi. Mille pensieri si affacciarono nella mente del Maestro mentre lo sovrastava: poteva farlo urlare, poteva fargli male, poteva decidere del suo piacere. Ma il sorriso cattivo scomparve dal suo viso a poco a poco mentre realizzava cos'era che voleva veramente.
Afferrò i polsi del Dottore abbassandosi su di lui, ignorando il modo in cui l'altro muoveva i fianchi per tornare sopra, ignorando il collo teso nel tentativo di baciarlo.
Un solo soffio nel suo orecchio, prima di spostarsi per controllare la sua reazione.
«Dì il mio nome.»
La lussuria sparì lentamente dal viso del Dottore mentre tornava a ricordare pienamente l'identità dell'amante e quello che a causa sua aveva provato per anni. Strinse le labbra, guardandolo seriamente.
Il Maestro sentì la rabbia salire mentre spostava i polsi bianchi dell'altro Signore del Tempo e li teneva fermi con una sola mano: si infilò tra le sue gambe osservandolo attentamente.
Lo vide gemere mentre si appoggiava alla sua apertura, ma al tempo stesso lo vedeva rifiutarsi di pronunciare quel suo nome, quel suo dannato nome che sulle sue labbra avrebbe significato se non proprio la sottomissione almeno l'accettazione e forse anche altro.
Lo penetrò con forza, ripensando a tutte le volte che si erano affrontati e combattuti; il Dottore si inarcò silenziosamente sotto di lui e, mentre sentiva il piacere scatenarsi in sé, ripensò a quando il Dottore gli aveva portato via quello che desiderava, mandando all'aria i suoi grandiosi piani.
«Dì il mio nome!»
A quella richiesta fatta con rabbia il Dottore spalancò la bocca, non una parola ne uscì mentre cercava di riprendere aria. Accecato dal furore, il Maestro continuò ad affondare in lui, il piacere che si mescolava alla rabbia e al dolore per quel che ancora il suo Dottore, il suo migliore amico e peggior nemico gli rifiutava.
Re: DOCTOR WHO, Master/Ten, "Say my name"
Date: 2010-12-30 10:40 pm (UTC)«Dillo...»
Le spinte rallentarono mentre il Maestro d'improvviso sentiva una punta di rimorso; con la mano libera scese tra le gambe del Dottore, masturbandolo, cercando di farlo arrivare all'apice. Si sentì morire quando, senza dire una parola, il Dottore sorrise, voltando il viso dall'altra parte, muovendo il bacino in contro alle sue spinte calme.
Lasciò la presa dai suoi polsi, abbassandosi per baciarlo sul petto. D'improvviso le braccia dell'amante si strinsero attorno al suo collo e, con sorpresa, il Maestro si ritrovò il Dottore abbracciato stretto a sé, il capo sul suo collo, i capelli sudati a fargli il solletico contro la mascella.
«Maestro...»
Coi cuori pieni di gioia, il Signore del Tempo abbracciò l'amante, stringendolo a sé e ripromettendosi di farglielo ripetere ancora e ancora. Voleva che non dicesse altro se non il suo nome, ogni volta che il piacere si impossessava di lui.
07-GHOST Ayanami/Hyuuga/Konatsu, I giochi dei grandi
Date: 2010-12-31 12:10 am (UTC)Un movimento fulmineo lo prese alla sprovvista e non riuscì a trattenere un gemito quando la mano del moro gli toccò il membro attraverso la stoffa; cercò di spostarsi, ma non poteva arretrare a causa del corpo del Maggiore: era bloccato.
Sentì la mano sbottonargli piano i pantaloni della divisa e il sangue gli affluì alla testa.
< Hyu… Hyuuga-sama!>
Ayanami guardò pericolosamente il moro.
< Hyuuga.>
< Oh, andiamo, Aya-tan! Già che ci siamo, non vedo perché non dovremmo ~… o sei già stanco?>
Il Generale sospirò alla totale mancanza di rispetto dell’altro e scosse la testa, troppo stanco per combattere contro quel testardo.
Konatsu cominciò a tremare leggermente mentre il suo superiore lo spogliava, lasciando scivolare i pantaloni all’altezza delle caviglie e sbottonando rapido la giacca e la camicia; sentiva il proprio respiro diventare sempre più pesante mentre Hyuuga gli baciava ripetutamente il collo e la spalla, muovendo con lentezza la mano destra sul suo membro mentre la sinistra andava a sfiorargli i capezzoli.
Sentiva l’erezione del Maggiore pulsargli contro attraverso i pantaloni; si appoggiò con i gomiti alla scrivania piegandosi in avanti.
< Eh, Aya-tan, non vorrai restare lì a guardare e basta, no?>
Prima di pensare a quanto stava facendo Konatsu alzò la testa per osservare la reazione del Generale, che, contro ogni previsione, sorrise divertito e si avvicinò al giovane; la sua mano prese il posto di quella di Hyuuga a tormentare il membro del biondo, mentre il Maggiore si chinò sulle ginocchia, tormentando con la lingua l’apertura del suo sottoposto.
Il gemito del più giovane assomigliava decisamente a un grido spezzato: sentiva le dita callose e esperte – e non voleva assolutamente immaginare come fossero diventate così esperte – muoversi sulla punta, la lingua che premeva, stuzzicava, mandava brividi incontrollabili tanto che temeva di crollare da un momento all’altro, e poi c’erano gli occhi viola del Generale nella sua mente, nitidi come se ce li avesse di fronte, e il ghigno di Hyuuga, mai così ampio, mai così eccitante.
Quando sentì mancare il contatto della lingua sulla sua pelle protestò con un gemito roco, ma sentì altro avvicinarsi alla sua apertura e il solo pensiero di cosa stava per avvenire gli fece mancare per un istante il terreno sotto i piedi: le mani di Hyuuga erano sui suoi fianchi in una presa ferma, decisa, la mano di Ayanami non accennava a fermarsi.
Konatsu trattenne il fiato, le lacrime che scivolavano silenziose sulle guance, mentre il Maggiore entrava lentamente in lui, senza dargli un istante per adattarsi, ma mantenendo un ritmo lento, doloroso, ma non troppo.
Dopo poco, giusto il tempo di adattarsi alla presenza dell’altro, il ragazzo cercò qualcosa di più, provando a venire incontro al suo capo, seguendo le sue spinte, mentre il moro aumentava sempre di più la velocità.
A un certo punto Ayanami si allontanò dal corpo del giovane, scivolando silenzioso dietro a Hyuuga, e, afferratogli le natiche abbassando ancora un po’ i pantaloni, sfiorò con un dito l’apertura del moro.
< Cosa pensi di fare, Aya-tan?> chiese l’altro sospirando senza rallentare le spinte.
< Una volta ciascuno, Hyuuga. Tu la tua parte l’hai già avuta.>
Il Maggiore non si oppose mentre il suo superiore lo penetrava adeguandosi subito al ritmo delle spinte del moro, aumentando un poco la velocità, costringendolo a boccheggiare per riprendere fiato, Konatsu che gemeva come non mai, neanche più consapevole dei versi che stava emettendo.
Venne per primo il più giovane, rilasciando il proprio seme sulla scrivania, senza curarsi del fatto che non era neanche la sua, ma quella di Kuroyuri; gli altri due lo seguirono dopo poco.
SHERLOCK (BBC) John/Sherlock, collo
Date: 2010-12-31 12:56 am (UTC)Insomma, a lui in verità non poteva fregargliene meno, ma ora gli sembrava di avere qualcosa in comune, di capire un loro punto di vista: quando vedeva il collo di Sherlock impazziva, avrebbe voluto morderlo e baciarlo sempre. Lungo, flessuoso, bianchissimo, teso, virile, bellissimo, lo richiamava continuamente – il suo feticismo più profondo, ciò che preferiva del corpo meraviglioso del suo compagno.
Costretto tra le sue gambe, Sherlock sospirava, malcelato, sotto le sue labbra. John gli tirò appena i riccioli perché piegasse la testa e mostrasse meglio il collo, che lui riempì di baci – lo succhiò, lo leccò, lo mordicchiò tirando appena, lo sentì mugolare e succhiò più forte per il piacere. Mormorò sconcezze che non credeva avrebbe mai pensato, ma che quell’uomo gli instillava nella mente come se gli avesse aperto la testa a mani nude e glieli avesse gettati dentro come sassi, come gocce di miele una dopo l’altra fino a creare una colla vischiosa che gli impediva di pensare lucidamente quando sentiva il suo profumo addosso. Con in mano il suo membro eccitato, duro, lo masturbava piano col desiderio profondo di trarre quanti più gemiti possibili dalla sua bocca, lui sempre così algido e immobile da fargli desiderare di vederlo sciogliersi sotto di lui, lui che lo seguiva da quando lo vide, fedelmente e docilmente, lui che lo amava di un amore talmente assurdo e contorto da non rendersene conto nemmeno lui. Sherlock col viso acceso e il sudore perlaceo sulla fronte, sul contorno delle labbra – ne leccò via una goccia, e John trovò dannatamente bello il movimento della sua lingua – dio, era così bello che avrebbe voluto fotografarlo e condividerlo col mondo, farsene vanto personale, io sono l’uomo che eccita Sherlock Holmes. Era così bello, lui che non perdeva l’espressione seria e la curva dura delle labbra imbronciate, ma comunque rosso e splendente, rosso e splendido.
Le dita sfregarono la punta, scesero per tutta la lunghezza fino alla base sfiorando le vene ingrossate e seguendo i suoi gemiti spezzati, mezzi ingoiati, accarezzarono i testicoli – erano quasi movimenti meccanici, dettati da un’abitudine, perché tutto ciò che ora lo stava rapendo così profondamente era l’elettricità attorno alle vene del collo, la tensione della pelle che aveva paura si spaccasse da un momento all’altro, tanto sembrava fragile. John lasciò succhiotti enormi, scrivendogli addosso il suo passaggio. Dalle spalle risalì fino ad arrivare all’orecchio, leccò gemendo appena perché lo sentisse terribilmente amplificato.
Venendo si inarcò contro di lui, appoggiò la testa sulla spalla strizzando gli occhi, e John continuava a baciare la pelle pallida come se non ci fosse altro da fare nella vita.
Capiva perfettamente l’amore dei vampiri per i colli degli esseri umani: non aveva mai prestato particolare attenzione ma, se almeno una persona su mille ne possedeva uno bello come quello del suo uomo, comprendeva, con la chiarezza di chi condivide lo stesso morboso sentimento, come scegliessero di vivere in eterno per potersene cibare per sempre.
Re: SHERLOCK (BBC) John/Sherlock, collo
Date: 2011-01-03 09:30 pm (UTC)Insommma sì, APPROVO.
07-GHOST Ayanami!Mikage/Teito, "Ora ci divertiamo."
Date: 2010-12-31 07:37 am (UTC)«Ohi, Teito,» sussurrò Mikage in una mezza risata «combatti meglio di come baci».
Teito gli gettò uno sguardo irritato, masticò un insulto a mezza voce e lo baciò una seconda volta. Le sue mani scesero sull’abito da notte di Mikage, glielo sottrassero e lo gettarono di lato per poter accarezzare la pelle del ragazzo, indurita dalle torture subite, piacevolmente coriacea. Non era più la pelle di un bambino: era la pelle di un uomo, e Teito si separò dalla sua bocca per disegnare la linea delle cicatrici con i baci, mentre Mikage lo spogliava e a propria volta lo toccava e lo leccava ed imparava dove accarezzare per suscitare i fremiti del giovane.
Teito era steso sopra di lui, le loro gambe erano intrecciate, le loro carni strusciavano l’una sull’altra, le mani di Teito gli stringevano i polsi per sorreggersi sopra di lui.
Probabilmente non gliel’avrebbe mai rivelato, oppure l’avrebbe fatto soltanto quando quella guerra fosse terminata, quando non fosse più esistito nessun Ayanami che voleva catturare Teito e quando non fosse più stata necessaria la protezione della Chiesa.
Altrimenti Teito sarebbe stato irremovibile nel suo proposito di vendicarsi e Mikage non poteva permetterlo: il giovane non conosceva i mostri che lo stavano cercando quanto lui.
“Ora ci divertiamo”. L’eco della voce fredda di Ayanami che lo violentava non l’avrebbe abbandonato mai; forse un giorno sarebbe stato lui ad ucciderlo – e a fare a pezzi quel suo tenente, che aveva riso quando lui aveva giaciuto, ansimante e sporco di sangue e sperma non suo, sul pavimento gelido della sua cella – e avrebbe rivisto quegli occhi, forse non sarebbe accaduto mai. Quella voce, tuttavia, per quanto quella di Teito che gli sussurrava d’amarlo avesse potuto affievolirla, non l’avrebbe mai lasciato in pace.
Con Teito era amore, erano baci, erano carezze, erano risate e guance che arrossivano; con Ayanami era odio, era sofferenza, era disperazione e vergogna all’udire quella voce che lo scherniva.
Rise quando mordicchiò uno dei suoi capezzoli e Teito sussultò di stupore e di piacere, consentendogli di ribaltare le loro posizioni in quel momento di disattenzione e di sovrastarlo: leccò quel tenero bottoncino scuro sino a che non lo percepì inturgidirsi, e a quella calda, umida, soffice pelle, così piacevole da sentir indurire, si sovrappose per un momento la carne rovente e disgustosamente bagnata di desiderio del sesso di Ayanami, brutalmente infilato nella sua bocca.
Fu soltanto un istante, prima che la gioia e il piacere che stava condividendo con Teito prevalessero su ogni altro sentimento, su ogni altra riflessione.
Risalì con lentezza dai suoi capezzoli oramai turgidi al suo collo ed infine alle sue labbra, che baciò ancora ed ancora mentre insinuava un dito nel suo corpo; Teito ebbe un fremito, la sua bocca si contrasse per un momento, poi le labbra si rilassarono e rilasciarono un ansito contro quelle di Mikage quando il corpo del giovane si abituò all’indice che si muoveva dentro di lui e cominciò a trarre piacere dalla sua presenza.
«Mikage…» lo chiamò Teito in un mormorio, senza guardarlo, con quel broncio che gli aggrottava la fronte quando era imbarazzato.
Re: 07-GHOST Ayanami!Mikage/Teito, "Ora ci divertiamo."
Date: 2010-12-31 02:22 pm (UTC)E poi gli accenni a Hyuuga sono puro amore per me (sì, sono schifosamente schierata dalla parte dei cattivi, ma non importa <3).
Re: 07-GHOST Ayanami!Mikage/Teito, "Ora ci divertiamo."
From:<3<3
From:Re: <3<3
From:Re: <3<3
From:Re: <3<3
From:Re: <3<3
From:07-GHOST Ayanami!Mikage/Teito, "Ora ci divertiamo."
Date: 2010-12-31 07:39 am (UTC)Mikage appoggiò la fronte sul suo petto e soltanto allora lo prese, si congiunse con lui, in modo infinitamente più dolce di quanto non fosse stato con Ayanami, in un modo che – più di quanto avrebbe mai potuto sperare – allontanò quel ricordo e lo ricacciò in un angolo della sua mente, alla quale stava prestando poca e nulla attenzione, adesso che si trovava dentro di lui, adesso che ogni altra cosa al di là di Teito, dei suoi gemiti strozzati e del suo volto deformato dal piacere, non aveva più importanza.
Era bello.
Inaspettatamente Teito gli prese il volto tra le mani, lo costrinse a sollevarlo dal suo busto e scivolò sotto di lui affinché il proprio viso fosse in corrispondenza di un suo pettorale per catturare uno dei suoi capezzoli con la lingua, i denti e la bocca.
E non fu più soltanto bello, fu piacere che si mescolava al piacere, gemiti dell’uno che si mischiavano a gemiti dell’altro, spinte, carezze e baci vogliosi, sino a quando Mikage non venne dentro di lui e Teito sul suo ventre e sulle sue gambe, ed entrambi furono trascinati nell’oblio dell’orgasmo e si stesero, l’uno accanto all’altro, sul materasso che profumava di loro.
ILIADE, Achille/Patroclo, Sospiri
Date: 2010-12-31 01:21 pm (UTC)"Finalmente quel dito sta dove deve stare." sibilo, prendendo l'indice di quel tizio - com'è che si chiama? Oddio, sì, Patroclo, ecco come. Che nome! - e succhiandolo fin quasi ad arrivare alla nocca.
"Almeno la pianterai di sorridere." mugugno, in un verso continuato ed indistinto. Lo sento rdere, mentre con l'altra mano mi tira giù il costume di scena - ovvero un ridicolo perizoma - e si impossessa della mia eccitazione senza dare tante spiegazioni. Quelle arriveranno dopo, suppongo. O anche non lo facessero, non sarebbe un problema. Mi limito a spingerlo di più contro la poltroncina all'interno del camerino, perchè si sieda, o faccia qualcosa di sensato che possa assumere l'aspetto di una posizione abbastanza arrapante. Patroclo - ma che genitori ha? - si limita a resistermi, sfilandomi il dito di bocca e lasciando il mio sesso, mentre fa un passo indietro e mi squadra.
"Certo che sei molto meglio da vicino." sentenzia, non smettendo di ridacchiare. "Non l'avrei mai detto, davvero." si guarda intorno, come cercasse qualcosa fra i mazzi di fiori ed il trucco e la scarsa mobilia. Alla fine scuote la testa, sospirando.
"Però qui non va bene. Non ce l'hai un posto più comodo?" chiede con fare scocciato, incrociando le braccia al petto. Sento che sto per saltargli addosso, neanche fossi un animale, ma mi trattengo.
"Cosa vuoi, una suite? Questo è quello che ho a disposizione per il momento, non ho certo intenzione di portarti a casa mia."
Sospira ancora, prima dii mettere su un'aria imbronciata.
"Peccato, mi sarebbe piaciuto... Sai, un letto, un divano, un tappeto..."
Con un scatto mi muovo, ritrovandomi a pochi centimentri da lui, con il mio sorriso più seducente.
"Per terra ti va bene uguale?" mormoro, avvicinandomi quel tanto da potergli mordere il lobo dell'orecchio. Lo sento emettere un verso strozzato che finalmente interrompe sia i sospiri che la risata, e poco dopo le sue mani tornano a toccarmi, freneticamente. Si lascia scivolare sul pavimento con estrema facilità, ed io lo lascio montare sopra di me ancora vestito. Le mie dita slacciano velocemente i bottoni della sua camicia, mentre lui si districa fuori dai pantaloni, senza smettere di fissarmi. Lo so, sono proprio figo, non c'è che dire. Lo vedo dal modo in cui mi guarda, in cui guarda le mie dita sottili mentre si muovono sul suo corpo, lo vedo dalla sua espressione famelica che mi contagia immediatamene. Con un gemito apro le mie gambe e mi lascio prendere, in quella posizione scomoda, chiudendo gli occhi e reclinando la testa all'indietro sul freddo pavimento.
Mentre si riveste mi lancia un'occhiata, cercando di nascondere il desiderio che ancora prova. Mi sistemo i capelli distrattamente guardandomi allo specchio, e mi volto solo quando sento la porta aprirsi.
"Allora ci vediamo domani?" chiedo con nonchalance, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
I suoi occhi vengono attraversati da un lampo di sorpresa e poi di soddisfazione.
"Sono davvero tanto bravo a letto, mh, Signor Achille Pie' Veloce?" non aspetta la mia risposta e si limita a chiudersi la porta alle spalle, lasciandomi nel dubbio, se non fosse che ho intravisto quel ghigno appena accennato. Oh, sì, non sa resistermi. Sono proprio un figo.
ORIGINAL, M/M, vergine
Date: 2010-12-31 04:03 pm (UTC)Claudio continuava a baciare Alessio su ogni centimetro di pelle che riuscisse a raggiungere, impedendogli così di pensare a quello che stava succedendo. Se proprio avesse dovuto ammetterlo, Alessio gli avrebbe anche detto che non gliene fregava niente, che lo desiderava da morire da almeno tre settimane.
«Sei pesante.»
Le scuse arrivarono soffocate vicino all'orecchio del ragazzo ma questo non ci badò molto, prendendo fiato e iniziando a passare le mani sulla schiena dell'amante, dalle scapole fino al suo posteriore sodo e poi nuovamente verso le scapole. Claudio sorrise sulla sua pelle, mordicchiandolo mentre le carezze di Alessio lo premevano contro di lui. Assecondando i suoi movimenti strusciò il bacino contro il suo, ascoltando i gemiti del ragazzo, tirandosi su appena giusto per guardarlo chiudere gli occhi. Tornò a baciarlo sulle labbra, la mano che si spostava tra le sue gambe. Gli occhi di Alessio si spalancarono di colpo mentre il ragazzo sentiva chiaramente le sue dita cercare di raggiungere la sua apertura.
D'improvviso gli era venuto un dubbio, una cosa che prima non si era mai chiesto ma che in quel momento assumeva una certa rilevanza.
«Claudio, ma tu l'hai già fatto?»
Il ragazzo sopra di lui si bloccò, aprendo le labbra come un pesce. Prese aria e alla fine scrollò il capo, arrossendo.
«Mai arrivato fino a questo punto. Ma so come si fa!»
«Questo sì che mi consola.»
Claudio rise per il tono piatto dell'amico, e si abbassò a baciargli la punta del naso.
«Non sei contento, almeno sei il primo!»
Stringendo le labbra, Alessio gli mise le gambe attorno al bacino, tenendolo stretto.
«Voglio essere l'unico.»
Claudio rimase a bocca aperta, prima di sorridere.
«Mi farai morire oggi, sei passato dall'accettare l'invito di una ragazza a capire dopo mesi di voler fare sesso con me.»
Ma lo sguardo di Alessio si fece duro mentre fermava il viso del ragazzo con entrambe le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi.
«Non voglio fare sesso con te: voglio essere tuo. Voglio... voglio essere il tuo ragazzo.»
Claudio si abbassò lentamente su di lui, poggiandogli la fronte sulla sua.
«Mi ami... come ti amo io?»
Alessio gemette, sollevando lo sguardo.
«Oddio, ma...» Sospirò pesantemente, guardandolo per un attimo prima di stringerselo al petto e baciargli la testa. «Sì, ti amo. E voglio che tu sia mio, solo mio.»
Re: ORIGINAL, M/M, vergine
Date: 2010-12-31 04:04 pm (UTC)Claudio ruotò lentamente le dita, sentendo i muscoli di Alessio contrarsi attorno ad esse. Il ragazzo sotto di lui gemette dal dolore, aggrappandosi al cuscino.
Una parolaccia sfuggì tra le sue labbra strette mentre lui muoveva le dita, cercando di prepararlo.
«Se fa così ora... pensa senza vasellina!»
Claudio sorrise al tentativo ansimato di Alessio di fare una battuta. Non voleva fargli del male ma sapeva che almeno per le prime volte sarebbe successo di sicuro, lentamente tolse le dita.
«Proviamo?»
Prendendo fiato, Alessio annuì, sempre aggrappato al cuscino. In silenzio Claudio guidò il proprio membro contro la sua apertura, poggiandolo contro l'anello di muscoli mentre fissava il ragazzo negli occhi. Lentamente prese a spingere, entrando centimetro dopo centimetro in lui. Alessio si inarcò, ansimando per il dolore, le mani che andavano ad artigliare le sue braccia.
«Fermo!»
Senza fiato, Claudio cercò di fermarsi il più possibile a quella richiesta boccheggiata. Tentò di rimanere il più fermo possibile mentre Alessio respirava forte, gli occhi serrati.
«Provo a muovermi un po'.»
Alessio gemette, strizzando gli occhi, ma poi iniziò ad abituarsi ed annuì, facendogli cenno di continuare ad entrare. Claudio riprese a spingere in lui, prendendolo lentamente.
Sfiancato, Alessio lo guardò da sotto in sù, le unghie quasi dentro la sua carne.
«Dimmi che è finito.»
A quelle parole si ritrovò a sorridere appena, baciandogli il mento.
«Non ancora, quasi. Se vuoi mi fermo qui.»
Alessio esitò un attimo ma poi annuì, le gambe che tremavano.
«Il resto dopo, al secondo round!»
Claudio sorrise, baciandolo sulle labbra, iniziando a muoversi in lui dapprima lentamente, finché il compagno non si fu abituato, e poi un po' più velocemente, impazzendo in quel passaggio stretto mentre il ragazzo sotto di lui iniziava a gemere di piacere. Tenendosi su con una mano, con quella libera gli prese il membro, masturbandolo come aveva imparato nelle ultime settimane. Appena iniziò a stringerlo, accarezzandolo a tempo con le sue stesse spinte, Alessio prese a muoversi verso di lui, gemendo e ansimando, le mani che raggiungevano il suo viso, tirandolo a sé per baciarlo.
Re: ORIGINAL, M/M, vergine
From:Re: ORIGINAL, M/M, vergine
From:Re: ORIGINAL, M/M, vergine
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From:Sherlock Holmes, Holmes/Watson, "I've never thought of you as ordinary."
Date: 2010-12-31 04:19 pm (UTC)Fu in mezzo al bacio che capii davvero in che razza di situazione mi fossi andato a cacciare, cominciando questa liaison con John Watson. Avevo scelto, per un futuro indefinito ma possibilmente lungo, di accompagnarmi a un uomo che sarebbe morto senza rimorsi al mio comando, ma avrebbe sofferto tremendamente (e per quanto, non potevo saperlo) per una cosa di nessuna importanza che avevo appuntato durante una sbronza; che mi venerava come una divinità ma rifiutava di credere che non desiderassi una persona altrettanto eccezionale al mio fianco; che non sapeva nulla di me ma mi mandava in confusione per il semplice fatto di esistere; un uomo del quale ancora, dopo un anno, sapevo a malapena qualcosa di più delle preferenze in fatto di sartoria.
Era stata una pessima idea, decisi. Di certo mi avrebbe ucciso prima della fine dell’estate, o l’avrei lasciato io per non vedere più quello sguardo che diceva: Ti amo. Non sono offeso, perché sarebbe stupido da parte mia, e non posso, non devo, a nessun costo mai ti permetterò di pensare che io sia uno stupido, perché quello sarà il giorno che mi lascerai per una persona migliore.
Qualcosa andava fatto, pensai, combattendo per conservare ossigeno al cervello mentre Watson mi prendeva in bocca con avidità furiosa, e la stanza tremava sulle sue fondamenta. Qualcosa di drastico. Qualcosa che impedisse a lui di uccidermi e a me di lasciarlo. Era necessario; non potevo correre il rischio.
“Sei un idiota,” boccheggiai, torcendogli crudelmente le ciocche tra le dita. “È ovvio. Lo capirebbe anche un bambino. Non sarei, non saresti qui.”
Watson si ritrasse lentamente, continuando come se non avesse sentito, ma sentii la sua mano stringermi il fianco.
“John,” ansimai, pregai, soffocai un gemito.
Watson mi accolse nuovamente intero, mi fece sentire la superficie del palato e poi le pareti della gola. Mi tirai su in uno spasmo di piacere forte come un brivido, incurvando la schiena, e subito mi lasciai ricadere sul cuscino.
“Ti amo,” confessai. “Ti amo e per Dio, è l’idea peggiore che mi sia mai venuta. Tu sarai la mia morte. È chiaro.”
Furono gli ultimi suoni coerenti che riuscii ad articolare, prima che Watson me ne togliesse completamente la facoltà. Mi spensi nella sua bocca, incapace di oppormi, di dirgli di aspettare, perché a letto Watson è più un soldato che un medico, e c’è un piacere perverso, noto a molti uomini, nell’essere dominati dal proprio compagno.
[...] (http://fiorediloto.livejournal.com/104477.html)