ext_25947 ([identity profile] fiorediloto.livejournal.com) wrote in [community profile] fanfic_italia2010-12-20 04:38 pm
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[Italian P0rn Fest #4] Masterlist

La pagina della masterlist è QUI. Leggete scrupolosamente il regolamento e le istruzioni prima di inserire le vostre fic nella lista.

Qui in basso, nei commenti, postate invece le fic. Ricordate di seguire le regole di postaggio indicate qui (scarsissime come sempre, vi facciamo fare il cappero che volete) e per il resto divertitevi! Le fic postate qui sotto non vanno ripostate a parte in community.

POKéMON, Mew/Mewtwo, "Sono solo una tua copia?"

[identity profile] margherota.livejournal.com 2011-02-06 12:54 pm (UTC)(link)
*Autore: margherota
*Titolo: Just a copy
*Fandom: Pokémon
*Personaggi/Pair: Human!MewTwo, Human!Mew; MewTwoMew
*Prompt: “Sono soltanto una tua copia?”
*Genere: Introspettivo, Romantico
*Avvertimenti: One Shot, What if…?, Yaoi
*Rating: Arancione
*Parole: 1440


MewTwo sospira, prendendo aria nei polmoni – gli occhi scuri sono rivolti al cielo stellato, sgombro di nubi e di Luna. Pare quasi che su Kanto vegli una notte priva di tedio: le frenesie e le passioni movimentate del giorno sono tramontate dietro l’orizzonte, come il lungo e rumoroso corteo del Sole.
MewTwo sospira, lasciando che il vento gli accarezzi il corpo nudo – lui non riposa la mente, la ragione che gli prende le tempie punge come un pugnale di ghiaccio a Gennaio. Con un braccio si sostiene, con l’altro copre in maniera distratta le proprie nudità, mentre le gambe lisce ciondolano inermi dal bordo di quella sottile bolla blu. Lì, accanto a lui, tutto rannicchiato su sé stesso, dorme un placido e tranquillo Mew – i capelli chiari gli coprono la fronte e le palpebre, ballando in ciuffi allegri alla brezza notturna. Sorride, con la guancia premuta contro il dorso della propria mano. MewTwo l’ha accarezzato prima, sentendo sotto le sue dita il lieve tepore della pelle e sul palmo la piacevolezza della carne delicata: nonostante gli anni, nonostante i secoli di vita, Mew conserva quell’aspetto giovane e piacente che rende la sua figura benevola agli occhi di chiunque. Persino ai suoi, persino alla creatura che più l’ha odiato a questo mondo.
MewTwo sospira, girando il volto nella sua direzione e posandogli lo sguardo serio addosso, come un manto spesso – i suoi occhi hanno sempre avuto la capacità di scrutare persone e pokémon fino nel profondo della loro anima, rubando segreti ed effimere emozioni. Gli pare di vedere un cucciolo, felicemente sfinito dopo un’intera giornata di festa e gioia, detentore di una purezza che a MewTwo non era mai davvero appartenuta. Quella sensazione di piacevolezza, però, svanisce al ricordo che ancora occupa la mente.
-Sono soltanto una copia?-
Lo sguardo di MewTwo si fa di nuovo duro, ma non riesce a staccarsi dalla sua figura.
Lo prende la voglia di svegliarlo – forse solo per toccarlo sulla spalla ancora una volta – scuotendolo forte e privo di grazia e ripetendogli quel quesito all’infinito, fino a scatenare l’ennesima nuova lotta. Si trattiene, soffermandosi invece sulla pelle così chiara, bianchissima, e sui fini lineamenti del viso. Non è come guardare il proprio riflesso, lui non è mai stato così aggraziato: suo padre ha avuto in mente un’altra funzione per lui, quando ha deciso di donargli la vita. Sono simili nella forza e nelle capacità, nel resto assumono forma propria. Eppure MewTwo ha come la consapevolezza intima che la forma assunta non è stata, fin da principio, scollegata da qualsiasi vincolo, ma invece si è modellata seguendo una via precisa o quantomeno suggerita. E il nome di questa via è proprio Mew.
Lo sente mugugnare nel sonno e lo vede muoversi un poco, sistemandosi meglio nella propria porzione di bolla. Non sembra conoscere affanno, non sembra conoscere preoccupazione – probabilmente, la vita gli ha già concesso tutte le risposte, donandogli quindi un senso di quiete perenne. MewTwo, di domande, ne ha molte.
Come per esempio il senso di un’esistenza nata nell’ombra di un’altra creatura.
Come per esempio la scelta da fare se seguire la propria natura da distruttore o la propria volontà da creatore.
Come per esempio il significato di quella forza che l’ha spinto a baciare Mew e a toccarlo ovunque, con una curiosità e una voglia in cui non ha più riconosciuto sé stesso.
Come per esempio il motivo che ha spinto Mew a fare lo stesso con lui.

POKéMON, Mew/Mewtwo, "Sono solo una tua copia?"

[identity profile] margherota.livejournal.com 2011-02-06 12:57 pm (UTC)(link)
[...]

-Sono soltanto una copia?-
Ha sorriso – Mew ha sorriso nel momento in cui quel primo e occasionale incontro di labbra si è trasformato in altro. Lui conosce le risposte a tutto, MewTwo lo sa fin troppo bene. Ed è per questo che lo odia e lo ama allo stesso tempo: sa ma non dice, relegando ogni funzione educativa allo scorrere lento e inesorabile dei giorni.
Mew ha sorriso, lasciando che MewTwo lo baciasse ovunque e lo toccasse sempre più intimamente, perché avesse la completa percezione del suo sapore e della sua consistenza. Non ha provato vergogna, neppure nei gemiti che MewTwo è riuscito a rubare alla sua gola.
Per qualche minuto, MewTwo ha pensato davvero che Mew fosse bello – quando ha accarezzato i suoi lunghi capelli viola, lisciandoli con le dita, o anche quando ha circondato il suo collo con un abbraccio, avvicinandosi al suo viso con labbra invitanti. Ha trovato il suo odore inebriante, il suo sapore buono, il suo corpo caldo. MewTwo ha avuto la percezione chiara di aver sempre vissuto per Mew, in ogni singolo istante della sua vita.
Eppure, dopo essere riuscito a sorridere a sua volta quando le urla e i suoni e gli odori e il calore hanno raggiunto il loro picco massimo, non è riuscito a trattenersi. Col viso rosso di emozione, come un cucciolo davanti alla sua prima femmina.
-Sono soltanto una copia?-
Mew mugugna ancora, questa volta più forte. Sbadiglia, allungando le braccia in avanti, arrivando quindi a toccarlo. Apre gli occhi, rivolgendogli le iridi color confetto e un sorriso caldo e rassicurante. Non dice nulla, ma si avvicina a lui e gli abbraccia la vita, strofinando il naso contro il suo corpo. Lo bacia sulla pelle nuda, regalandogli un nuovo, piccolo brivido. MewTwo lo scruta in silenzio, mentre cerca di estendere il contatto a tutto il resto del corpo. Mew si alza a sedere, mettendosi sopra le sue gambe e appoggiando la schiena contro il suo petto – continuando imperterrito a sorridergli. Poi, come un bimbo che facilmente si distrae, guarda il cielo bellissimo sopra di loro e indica un punto preciso.
-Orione!-
Ride, contento di sé stesso.
MewTwo gli prende la mano e la porta al proprio viso, dove le labbra si posano sul palmo aperto per più volte. Benché lo sguardo si mantenga serio, benché il cuore sia ancora chiuso in una morsa strettissima. Mew lo capisce – lo si vede dallo sguardo che si ferma assieme al respiro – lo capisce ma non dice nulla, e la sua espressione si fa gentile e carezzevole, come quella di una madre particolarmente buona. Lo bacia sulla guancia, nascondendo poi il viso nell’incavo del suo collo. E MewTwo sente ancora il calore del suo corpo ovunque, e lo vuole ancora, dolorosamente, forse nell’illusione crudele di poter trovare una risposta da qualche parte.
Gli bacia i capelli, gli accarezza la schiena e le braccia. In maniera goffa, in maniera ancora un poco impacciata e ingenua, ma Mew apprezza e ricambia, con quelle sue dita esperte che hanno visto milioni di amori e milioni di amanti.
MewTwo non prova gelosia – sa perfettamente che non c’è nessuno come lui, come loro, nell’universo – non prova neanche una qualche sorta di dolore nel pensare a chi mai avrebbe potuto occupare, prima di lui, il suo posto. La sua è tristezza e rabbia cocente e frustrazione per non saper decifrare con precisione il motivo che spinge quelle mani e quelle dita a muoversi sul suo corpo.
-Sono soltanto una… tua copia?-
Mew non ha risposto. Mew é stato zitto nuovamente, soffocandolo in una carezza e in un bacio, trattandolo come uno stupido che non è in grado di comprendere. Perché li separano milioni di anni, perché MewTwo non è altro che la volontà materiale di conoscere l’ignoto, perché è una copia nata dall’arroganza umana e così sempre rimarrà agli occhi di chiunque.
Gli occhi di Mew tacciono, senza considerare alcuna risposta o ipotesi. Tacciono, perché probabilmente, per la prima volta dopo tanto tempo, non sanno neanche loro.
MewTwo gli alza il mento, baciandolo ancora una volta sulla bocca. Mew tuffa le dita nei suoi capelli, attirandolo a sé e sdraiandosi ancora una volta sulla bolla, aperte le gambe e sotto il suo corpo.

SUPERNATURAL, Dean Winchester/John Winchester, Impala

[identity profile] waferkya.livejournal.com 2011-02-06 01:08 pm (UTC)(link)
Warning: INCESTO, angst, pre!series.

L’Impala è calda come un deserto e cigola piano, tesa sulle sospensioni, mentre John, – John Winchester, due volte padre, sopravvissuto in qualche modo al Vietnam e ora nientemeno che cacciatore, John Winchester che ha avuto una moglie, una moglie perfetta, e sta cominciando a pensare di averla solo immaginata, che Mary non sia mai esistita davvero, – John si lascia sedurre dagli occhi enormi, un po’ spaventati e comunque incredibili di suo figlio maggiore.
Quanti anni ha, Dean? Ventidue, ventitré? Cristo, la curva morbidissima del suo collo è la stessa di quando aveva diciassette anni, ma il suo corpo snello, caldo, premuto senza vergogna contro quello di John, appartiene senza dubbio ad un uomo, un uomo per il quale John Winchester rinuncerebbe a – rinuncerebbe a qualsiasi cosa, la propria vita, la propria sanità mentale, senza neppure concedere al proprio cuore il beneficio di un altro battito.
Perciò, per la devozione infinita e l’amore e il senso di colpa nero e asfissiante che gli accartocciano la voce in gola ogni volta che guarda Dean, ogni volta che pensa a lui, John semplicemente chiude gli occhi, gli preme una mano sulla nuca e lo bacia, come se fosse normale, come se fosse giusto, come se sentire i suoi gemiti contro la lingua potesse aggiustare tutti i torti del mondo. Dean è svelto a cedere al bacio, schiude le labbra e poi, semplicemente, è lì: è lì, perché le mani di John scoprano la sua pelle sotto la camicia, sotto i pantaloni; è lì perché John assaggi le piccole gocce di sudore che gli rotolano sul petto liscio quando è a un attimo dall’orgasmo. È lì, Dean è sempre, semplicemente lì, per John, quando non c’è nessun altro, quando non puoi esserci nessun altro perché per nessun altro nel mondo John allargherebbe le gambe così, si lascerebbe spezzare il respiro così, sul sedile posteriore della sua Impala.
Dean sospira piano, inarcandosi in avanti quel tanto che basta a premere il proprio bassoventre nudo a quello di John, la propria erezione contro quella di John: è assurdo, è sbagliato che siano così vicini, vicini in questo modo, ma John chiude gli occhi e si morde le labbra e Dean è lì, contro di lui, caldo ed eccitato e perfetto e si muove in tutti i modi giusti, e John semplicemente non ce la può fare, va bene? Non può trattenere il gemito rauco che gli raspa la gola, non riesce a fermare la corsa delle proprie dita lungo la schiena muscolosa di suo figlio, Dio, soprattutto non prova neppure ad impedirsi di andare incontro ai movimenti del suo bacino, prendere il suo ritmo lento, troppo lento, e lasciare che il piacere gli si accumuli nelle vene, a sentire Dean contro di lui, il suo respiro sul collo, il suo calore addosso e dentro, finché entrambi non cedono, quasi insieme, nello stesso istante, trattenendo bruscamente un respiro identico e poi espirando la stessa aria, l’uno sul viso dell’altro, guardandosi, senza vergogna, gli occhi verdi e grandi di Dean persi in quelli ancora più grandi e neri di John.
E poi John libera una mano dall’intreccio dei loro corpi, la preme su una guancia di Dean e lo attira a sé per un altro bacio. Vorrebbe dirgli qualcosa, dopo, ma non sa neppure da dove cominciare, non sa neppure se parlare sia la cosa giusta, non sa, semplicemente, perciò respira, piano piano, e Dean è lì, Dean è ancora lì. Dove altro dovrebbe essere?

RPF PLACEBO/ RPF TOKIO HOTEL, Bill Kaulitz/Brian Molko, David Bowie

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-06 02:56 pm (UTC)(link)
Integrale? Corri qui! (http://livin-derevel.livejournal.com/60770.html#cutid1)

Bill sorrise suggendogli le labbra, poi si ritrasse come se avesse avuto un’idea. In effetti l’idea gli era venuta.
E anche piuttosto carina.
Sorrise a Brian, poi iniziò a baciargli il mento, poi il collo, scendendo lentamente sul petto lasciato mezzo scoperto dalla camicia sbottonata, disegnò una lunga scia di bacetti mentre scendeva piano dal divanetto della stanza e si inginocchiava davanti a lui mano a mano che arrivava fino al ventre, fermandosi languidamente all’ombelico.
Alzò gli occhi verso Brian, che ricambiò la sua occhiata con un sorriso, rilassando la schiena e lasciandogli completamente carta bianca.
Anche Bill sorrise aprendo il bottone dei jeans scuri, dove già una certa reazione era stata scatenata dal loro scambio di intensi baci, prese un respiro e schiuse la bocca a bocciolo, lasciandola scivolare intorno alla sua erezione, prendendo una manciata di secondi per abituarsi, e abituarlo.
Poi sciolse la lingua, passandola lungo l’asta, creando un limpido attrito tra la carne e la sfera metallica, bollente del piercing, la fece fluire lungo tutto il membro all’unisono con le mosse della sua bocca che accoglieva sempre più in profondità la sua eccitazione, lentamente prese un ritmo altalenante che tolse il fiato a Brian letteralmente, caldo, molto caldo, gradevolmente umido e pieno, i capelli neri del ragazzo che gli solleticavano la pelle, il suo profumo afrodisiaco e la sua adorabile impertinenza che non aveva pudore alcuno, era estasi allo stato puro.
Brian allargò le cosce per riflesso, ansimando lievemente, alzò gli occhi al cielo in una muta contemplazione di se stesso e di un piacere denso che si stava canalizzando nel suo corpo, non era male, non era affatto male.
Bill continuò ad accarezzarlo con le labbra, con la lingua, lambendolo fino in fondo, col piercing che conduceva il gioco, che correva dispettoso da una parte all’altra, seguendo il solco centrale dell’asta e sfiorando il glande, per poi tornare a cadere, e rifare tutto da capo fino all’esasperazione, fin quando non osò andare a toccare voluttuosamente il frenulo, strappando un ansito più pronunciato in Brian. Quello stesso gesto si ripeté due, tre volte, sempre più veloce, sempre più frenetico, fin quando Brian non gli infilò delicatamente le dita tra i capelli corvini, sussurrando il suo nome in un sospiro anelante.
Bill non si fermò, diede ancora qualche significativa spinta, il piercing corse a seviziare il corpo dell’altro ancora per un poco, finché Brian non venne, il ragazzo finalmente si staccò, ingoiando in un respiro.
<< Adesso potrai dire che ti sei fatto fare anche qualcos’altro, da un ragazzo col piercing alla lingua! >> sorrise poco dopo, sornione.
Brian gli diede una spinta col ginocchio per dispetto, facendolo finire addosso a sé.
<< Sai, credo proprio di aver bisogno di un po’ di esperienza, in questo campo... >>

MARIA-SAMA GA MITERU, Sei/Shiori, "Non lasciarmi"

[identity profile] nemofrommars.livejournal.com 2011-02-06 04:16 pm (UTC)(link)
[...] (http://nemofrommars.livejournal.com/51027.html)

Shiori continua a pregare, ma non ha il coraggio di alzare lo sguardo sull'immagine di Maria-sama. Eppure è a lei che si rivolge per avere la forza.
Sono anni, si dice, anni in cui avrebbe dovuto lasciare andare per sempre il ricordo di Sei.
Farò tutto ciò che posso perchè succeda, ma ti prego, Maria-sama. Aiutami.
Maria-sama la guarda dall'alto, imperscrutabile, eterea, silenziosa.
Non parla a Shiori, non la illumina come succedeva in passato.
Non fa nulla se non osservare.
Distante.

Maria-sama ci sta guardando, aveva detto Shiori a Sei, la prima volta.
Maria-sama ci guarda sempre.
Ma ogni volta, non appena si baciavano, nessuna delle due sentiva più scorrere nelle vene la paura di aver profanato la sacralità di quell'eden chiamato Lillian, di aver provocato sofferenza alla Vergine.
Il peccato scompariva, baciato dalle labbra di Sei.
“Non lasciarmi...” le sussurrava contro il collo, con una devozione disperata impossibile da ricambiare per Shiori se non donandosi a lei con tutta se stessa.
In quei momenti, non era in grado di fare altro, né di certo provare a fermarsi, a fermarla.
La stoffa ruvida e pesante delle divise scolastiche era un impedimento che veniva scostato con sicurezza dalle mani di entrambe, ma senza fretta, senza preoccupazione del fatto che chiunque avrebbe potuto vederle – nella serra, nel giardino delle Rose, dietro ogni porta chiusa agli occhi del mondo esterno – abbracciate. Anche con la pioggia e il temporale, anche in piena notte. Che importava?
Nulla aveva importanza ad eccezione di loro due insieme.


I grani del rosario scorrono sotto le dita nervose, le labbra mormorano preghiere febbrili a mezza voce.
Non le è rimasto altro in cui credere, perchè quello è tutto ciò in cui ha scelto di credere.
Sacrificio. Espiazione. La promessa.
Anche contro volontà.
Contro felicità.
Contro Sei.
Contro amore, semplicemente.
“Maria-sama, ti prego, non lasciarmi... ”

“Non lasciarmi” Sei lo gridava con ogni bacio con cui la sfiorava e Shiori poteva solo pensare a quanto sarebbe voluta scomparire nella forza delicata del suo abbraccio.
Si lasciava prendere con docilità, il corpo che si scioglieva ed apriva a ogni tocco di Sei senza paura e senza affanno, come era successo con le loro anime, da sempre.
Il profilo delle loro ombre intrecciate, il seno di Shiori che si alzava e si abbassava sempre più rapidamente, una carezza e un gemito soffocato da altri, più intensi, incontrollati.
I petali di ciliegio tra i capelli biondi di Sei che le solleticavano le spalle, il profumo delle rose a spezzare i sospiri e l'aria che si scambiavano – soffi di primavera sulla pelle.
E come diventava Sei, in quei momenti, come trasfigurava in espressioni, gesti e sguardo. Lei, la rosa con le spine, la ribelle e sfrontata, sopraffatta e vinta da un'unica parola – quella di Shiori.
“Sei”
Era lei la sua unica preghiera, ripetuta fino allo sfinimento, fino a quando ogni pensiero razionale spariva, fino a quando nel petto non sembrava rimanerle più fiato, carne, sangue, forze - null'altro che non fosse lo spazio per contenere ciò che condividevano, che le riempiva e le faceva vivere.
“Sei”.


E nonostante tutto, Shiori ha fatto ciò che aveva promesso al Signore tanto tempo prima.
Il sacrificio s'è compiuto, il sangue è stato versato da due anime che altro non possedevano se non amore e appartenenza dell'una all'altra.
“Perdonami, Maria-sama”
Perdonami, Sei.
Perdonami.
Perdonami.

I muscoli delle gambe le dolgono per essere rimasta in ginocchio troppo a lungo, ma Shiori ancora non si alza. A capo chino, a occhi chiusi, continua a invocare l'aiuto del Cielo.
L'espiazione è ancora lontana dal compiersi.
Anche a costo di far passare altri cento giorni di sole e di pioggia incatenata a quel convento, anche se Sei le corrode i pensieri con una violenza contro cui nemmeno le preghiere sembrano non valere nulla, non deve abbandonare la propria fede.

Maria-sama, nell'ombra del cuore di Shiori, continua a tacere.

RPF Adam Lambert/Tommy Joe Ratliff, Tourbus

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-06 07:24 pm (UTC)(link)
Gli tappò la bocca con la mano sforzandosi a sua volta di non fare rumore, affondò i denti della felpa di Tommy per non mettersi a gemere come un animale in calore mentre affondava nel suo corpo, non era per niente facile farlo nel più completo silenzio, ma era tremendamente eccitante.
Tommy respirava a pieni polmoni per contrastare la tensione, il piacere, gli ormoni che stavano lottando per avere ragione su di lui, sapeva di non dover fare chiasso, ma cazzo!, non era facile con Adam che lo scopava in quel modo frenetico, come si faceva a rimanere impassibili?!
Strinse i pugni contro il finestrino del tourbus, e meno male che erano doppivetri altrimenti sarebbero già stati frantumati da un pezzo, vi era praticamente incollato contro, sperò di non farli cigolare per colpa dei movimenti altalenanti che Adam gli imprimeva da dentro, strinse gli occhi cercando di rimanere concentrato nel suo scopo di stare zitto, e nel frattempo si godeva quel trattamento lussurioso che gli stava rendendo difficile l’autocontrollo.
Adam ansimava sulla sua spalla, lo teneva tra le braccia, una mano saldamente impressa sulle sue labbra e l’altra a fare la stronza più in basso, a rigargli il ventre e ogni tanto a sfiorarlo, o a stringere la sua erezione a tradimento strappandogli un gemito prontamente bloccato da un po’ di sano pudore che almeno li stava tenendo a freno, sussurrando loro che mettersi a fare sesso nel tourbus alle due di notte, con tutti quanti che dormivano beatamente nelle loro nicchie non era esattamente l’idea più geniale che gli fosse potuta venire in mente.
Ma l’istinto aveva chiamato prepotente, e non erano riusciti a sottrarsi, si erano lasciati prendere letteralmente dalla situazione, finendo avvinghiati prima che se ne potessero rendere conto, con Tommy Joe spalmato contro il finestrino e Adam dietro di lui che gli stava facendo provare sulla pelle, dentro, la sensazione di proibito, che si stava rivelando più esaltante, più stimolante ogni secondo che passava, il gusto dell’illecito, la possibilità di essere scoperti, l’imbarazzo per tutto, scatenavano e galvanizzavano, incitavano i loro corpi a continuare nonostante fosse una follia, una follia lasciva e invitante, voluttuosa e irresistibile, a cui non si poteva dire assolutamente di no.

Re: RPF Adam Lambert/Tommy Joe Ratliff, Tourbus

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-06 07:24 pm (UTC)(link)
Tommy Joe irrigidì la schiena sospirando profondamente quando Adam sfiorò il suo punto debole, debolissimo, e anche quando lo toccò di nuovo, si sfregò contro di esso, lo seviziò senza ritegno, lo fece sciogliere come una bambola di pezza, gli occorse tutta la sua forza per non crollare a terra devastato, e tutto il suo self-control per non urlare come una ragazza, si limitò ad ingoiare ogni ansito in gola e continuare a sopportare quella dolcissima tortura in silenzio, tra mugolii esasperati e il piacere che lo invadeva senza riguardo, facendolo sentire duro, ansioso, in bilico tra ragione e delirio, il suo contatto con la realtà stava semplicemente andando a farsi fottere all’unisono con le spinte energiche di Adam, che sperò non finissero mai, che continuassero fino a mattina inoltrata, fino a farli crollare a terra sfiniti.
Tommy strinse la sua mano a quella di Adam, intrecciando le dita con le sue, si fecero ancora più vicini, c’era caldo, il finestrino si era appannato, Adam soffocò un gemito nell’incavo della sua spalla, tremò puntellandosi contro il vetro, Tommy si strusciò contro di lui chiudendo gli occhi e lasciandosi totalmente trasportare dall’estasi, si rilassò quando sentì le ginocchia cedere, investito da quella familiare, meravigliosa sensazione di delirio sessuale che lo coglieva ogni volta.
Venne con un respiro implorante scorrendo le mani lungo il finestrino sentendosi finalmente bene, sentì Adam ancora duro dentro di sé, muoversi lentamente al suo interno ampliando quella devastante sensazione di piacere allo stato puro, ebbe quasi l’impressione di morire dalla passione dilagante, assecondò le sue ultime spinte, e finalmente lo sentì calmarsi contro la sua schiena, avvertendo quel calore rassicurante al ventre che lo faceva sentire a casa, con un posto in cui tornare, con una persona da ritrovare, sempre.
Le dita di Adam gli scivolarono dal viso, riaprì la bocca come se non si ricordasse nemmeno come si facesse, si lasciò quasi cadere addosso ad Adam, che lo sorresse tra le braccia, prima di finire entrambi sul pavimento di moquette del bus, stroncati dal caos dei sensi.
Si baciarono, si persero in effusioni ancora mezzi nudi, nel silenzio discreto della notte parigina.

[ILIADE] Achille/Patroclo, Fuoco

[identity profile] ladyaika.livejournal.com 2011-02-06 11:41 pm (UTC)(link)
[Precisazione: Patroclo è il seme della situazione in base alle mie reminescenze di epica del quarto ginnasio, ovvero lui era il più grande e Peleo gli aveva *affidato* Achille anche per l'educazione se...ntimentale *rolls* dunque mi è venuto naturale renderli così]


Patroclo pensa che a volte gli occhi di Achille siano fatti di fuoco.
Quando è arrabbiato, o quando è ubriaco, o quando è tutte e due le cose insieme, i suoi occhi sembrano accendersi come tizzoni ardenti. Brillano più del solito e non basta una carezza fra i suoi capelli perché la sua furia si spenga.
Patroclo li ama, quegli occhi così pericolosi, che ad avvicinarsi troppo sembra che ti possano scottare con lo sguardo.
Ama la vita che brilla dentro di essi, il calore che trasmettono quando sono pieni d'amore.
Quando il suo sguardo accarezza e brucia la pelle insieme, così come le sue dita che sciolgono la cintura della tunica.
Patroclo ama la notte. Ama la tregua dai combattimenti, ama il silenzio e l'aria di apparente tranquillità che si respira nell'accampamento. E poi, di notte, il valoroso re dei Mirmidoni, torna ad essere Achille.
Il biondo e bellissimo Achille, simile ad un dio, valoroso e coraggioso come pochi altri, fra i Greci.
A volte Patroclo pensa di essere l'unico a conoscere Achille per quello che è veramente. L'unico al quale è concesso conoscere i suoi pensieri. E ama questo privilegio, lo stesso che gli permette di passare le notti all'interno della tenda dell'eroe più di quanto sia concesso a qualsiasi schiava o concubina.
E adesso, come ogni notte, i gesti si susseguono come se facessero parte di un rito antico di secoli.
Patroclo gli scioglie il laccio della tunica, poi lascia che questa scivoli ai piedi del giovane amante. Lo bacia sul collo, scendendo con una mano sul petto. Lo distende sul giaciglio di fortuna all'interno della tenda, e si denuda anche lui.
Perde qualche attimo a guardare il corpo di Achille, a masturbarlo lentamente per dargli piacere e contemplare il suo volto stravolto dall'estasi. Poi, lentamente, si introduce nel suo corpo, mormorando quanto lo ami.
Ha il potere di governarlo, quel fuoco. Solo lui, solo Patroclo, può domare l'animo indomabile di Achille, quel fuoco che gli arde negli occhi e nelle membra.
Quando Achille raggiunge l'orgasmo emette un ruggito simile a quello di una bestia ferita, ma Patroclo sa che si tratta solo di un verso di estremo piacere.
Ricadono l'uno accanto all'altro e Patroclo gli massaggia il petto, come se volesse definitivamente placare il suo animo. E sembra funzionare: Achille chiude gli occhi e in breve si addormenta, vinto dalla stanchezza e dal piacere.
Patroclo resta a guardarlo ancora un po', dopo che si è addormentato.
Il fuoco – anche quello concreto del braciere che riscalda la tenda – è finalmente domato, tutto è calmo. Adesso può finalmente dormire.

Supernatural, Alastair/Dean Winchester/John Winchester, "L'Inferno è come... beh, è come l'Inferno

[identity profile] waferkya.livejournal.com 2011-02-07 03:48 am (UTC)(link)
Warning: INCESTO, non-con, possibili spoiler per la quarta stagione :)

[... (http://community.livejournal.com/disamistade/67908.html)]
Dean non sembra nemmeno cosciente, il suo collo si piega senza opporre la minima resistenza quando Alastair vi preme una mano e lo spinge di lato, scoprendo la giugulare quasi immobile. John non riesce quasi a respirare, gli occhi persi a contare i graffi e le ferite che segnano il viso di suo figlio, e quasi non si accorge del modo in cui la bocca di Alastair assaggia la pelle di Dean, quasi con gentilezza, assurdamente, procedendo piano dall’orecchio all’incavo della spalla.
[...]

Alastair ride, direttamente sulla pelle di Dean, e pianta sul viso di John quei suoi occhi bianchi come una distesa di neve. Una goccia di sangue stilla dal punto in cui la sua bocca è sul collo di Dean e rotola giù, mescolandosi alle altre mille sfumature di rosso che gli coprono il corpo. John si dimena per quanto gli riesce, ringhiando e affondandosi le catene nella carne, e Alastair semplicemente si eccita ancora di più a guardarlo, ulula una risata crudele e tira a sé il bacino di Dean, spalancando gli occhi, perché è splendido il modo in cui John semplicemente impazzisce e scuote la sua ruota tanto forte da far tremare persino la terra.
«Ti diverti, Johnny boy?»
Alastair sta sbottonando quel che resta dei jeans consumati e macchiati di Dean, quelli si arrotolano attorno alle sue caviglie e poi John si trova a respirare contro l’incavo del collo di suo figlio: Alastair gliel’ha premuto addosso, e contro il bassoventre John sente le dita calde del demone strisciare in giù, verso il sesso di Dean.

«Lo hai cresciuto davvero bene, Johnny, sai,» bisbiglia il demone, sporgendosi oltre la spalla di Dean per leccare l’orecchio di John. «Solo, forse dovevi lavorare un po’ di più sulla sua soglia di sopportazione del dolore. Sarebbe stato ancora più divertente, se fosse stato con noi, se avesse potuto guardare in faccia il suo caro paparino mentre questo sciocco disgustoso demone gli mette le mani addosso, ma vedi, anche se posso gestire, uhm, certe sue reazioni,» e John sente il suo polso scattare e poi l’erezione di Dean premuta contro la sua coscia e Dio, Dio, Dio, verrà il giorno in cui sbudellerà questo bastardo a mani nude, «proprio non posso costringerlo a star su quando il suo cervello chiude i battenti,» sospira, il fottuto demone, sinceramente affranto, e poi sogghigna, e i movimenti del suo pugno attorno al sesso di Dean diventano più regolari, ora, crudelmente rapidi, e John vuole morire. «Ma avremo altre occasioni, non credi anche tu? Mi sto divertendo troppo per non volere il bis, Dio, John, non hai idea di come sia morbido, il tuo ragazzo.»
[...]
poi John sente i fianchi di Dean immobilizzarsi, e il ragazzo spalanca gli occhi, per un attimo, – lo vede, forse, – e viene, senza un gemito, solo con un respiro cortissimo e un sussulto delle spalle, e John, d’improvviso, è fatto di ghiaccio, e sa di essersi sbagliato: un uomo può morire e spezzarsi, infinitamente, sempre, per il solo fatto che esiste.
Alastair ride ancora, la mano bene aperta sulla pancia di Dean che si sporca del suo seme e poi si solleva, ad impiastricciare anche John, i suoi fianchi.
[...]

FULLMETAL ALCHEMIST Fem!alphonse/Fem!edward, Vestito di pizzo

[identity profile] mikamikarin.livejournal.com 2011-02-07 10:13 am (UTC)(link)
È quando sta per venire che si rende davvero conto di dov’è, di cos’è successo, di cosa sta succedendo. Apre gli occhi di scatto quando la lingua di sua sorella si fa più audace e comincia ad andare in profondità; si guarda attorno ed è sempre lì, nella loro stanza spoglia ed essenziale ma Ed non è dov’è di solito, non è al computer a fare ricerche ma fra le sue gambe. Non la vede – la sua gonna ne copre la testa e Al emette un gemito strozzato e insoddisfatto – ma la sente perfettamente, e all’improvviso sente il bisogno profondo di stringerle i capelli come per rendere conto a tutte le parti del suo corpo che non sta sognando.

“Non è tremendamente carino?”
Al esce dal bagno e deve chiamare la sua stupida sorella cinque volte perché si degni di schiodare gli occhi dallo schermo del pc; Ed, per un qualche miracolo divino, finalmente si volta e la guarda, esprimendosi poi con una smorfia disgustata: maniche a sbuffo, gonna ampissima che arriva a pelo alle ginocchia, calze velate inutili perché la pelle di sua sorella è già pallida al naturale.
“Sembri una bambola della nonna.”, giudica sprezzante per poi ruotare nuovamente la sedia e tornare ai suoi compiti, gambe incrociate e sguardo concentrato. Al arriccia le labbra e gonfia le guance, piccata perché si trova, per una volta senza modestia, decisamente carina. La obbliga a girarsi di nuovo e a guardarla meglio.
“Non è che più ti guardo più diventi bella, più ti guardo più vorrei imbalsamarti per regalarti alla nonna.”
“Sei disgustosa. Dai, guardami! Hai visto quant’è bello questo vestito? L’ho comprato su Internet, voglio metterlo domani a scuola!”
È così entusiasta che le guance le si sono colorate di un rosso acceso e caramellato.
“Non c’è alcun dubbio, non voglio che mi riconoscano come la sorella della bambola che cammina.”, sputa sua sorella lapidaria distruggendo i suoi sogni con la sua solita e rinomata grazia. La guarda ancora una volta aggrottando le sopracciglia, tenendo una mano aperta sotto il mento. “Ehi, vieni qui, fammi vedere una cosa.”
Ed la prende e la fa girare sulla schiena; la esamina, la tocca, si avvicina così tanto che Al sente la punta del suo naso premere. “Cosa stai facendo?”
“Sai, a pensarci non sembri una bambola così vecchia. Quindi sto cercando la cordicella per farti dire ‘Mamma, ho fame, mamma, ho fame’. O sai anche altre frasi? Dov’è il tuo libretto delle istruzioni?”
Al si volta e la spinge via, facendo ruotare la sedia girevole.
“Aah, vai a cagare.”
“Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tua sorella maggiore?”
“Tu non mi apprezzi.”, sbuffa buttandosi sul letto, e la gonna sbuffa come lei attorno alle sue gambe, sollevandosi come un’enorme nuvola di zucchero.
Sembra una bambola imbronciata e Ed la trova perfetta ma non per questo riesce a smettere di ridere per quanto è scema. Si alza dalla sedia e la raggiunge a letto, infilandosi tra le sue gambe. Si mette in ginocchio per guardarla, mentre nel momento in cui Al incrocia il suo sguardo volta la testa, tenendo le guance gonfie come se avesse in bocca palline da tennis.
“Dai, scema, non te la sarai presa davvero?”
“Sì, invece, perché sto benissimo e tu non capisci niente.”
Ed le sgonfia una guancia col dito e per tutta risposta lei la rigonfia di nuovo e ancora Ed la sgonfia e lei di nuovo la rigonfia.
“Se non capisco niente perché ti importa tanto quello che penso?”
“Sai benissimo quanto mi interessa il tuo parere. Adesso andrò a cambiarmi in bagno e non metterò più il mio vestito bellissimo perché tu sei una cretina.”
Quando cerca di alzarsi Ed la costringe di nuovo sdraiata, la bacia appena sulle labbra come hanno sempre fatto, fin da quando erano bambine.
“Ti sei anche truccata.”
“Ho solo messo il lucidalabbra.”, confessa come se fosse una colpa gravissima, ancora imbronciata. Ed ridacchia, perché più avanti più è stupida e più è carina.
“Volevi proprio essere bella per me eh?”, la prende in giro rimanendo vicinissima alla sua bocca.
“Tanto tu non mi apprezzi, sei peggio di un uomo.”

Re: FULLMETAL ALCHEMIST Fem!alphonse/Fem!edward, Vestito di pizzo

[identity profile] mikamikarin.livejournal.com 2011-02-07 10:13 am (UTC)(link)
“Dai, smettila di mettere il broncio. Sei carina, sei carina, scema.”, confessa lei questa volta, prendendo in mano il pizzo delle sue maniche. Che razza di siti frequenta sua sorella?
“Non dire così, sembra che tu voglia dare il contentino ad un cane.”
“Non apprezzi mai i miei sforzi, sei orrenda.”
“Ah, io sono orrenda! Vuoi insultarmi ancora, stronza?”
“Dai, dai, smettila, sei carina davvero. Molto carina. Non voglio che degli stupidi maschi sbavanti ti vedano così.”
Al ridacchia contenta perché le piace quando fa così, quando si ingelosisce mascherando il tutto con la sua solita aria ironica. È così bella e scema, sua sorella maggiore.
“Gli stupidi maschi sbavanti diranno che sembro una vecchia bambola delle loro nonne.”
“Fra di loro ce ne sono anche di intelligenti che ti troveranno carina, quindi domani non esci così.”, le risponde con l’aria di chi sa molte più cose del mondo rispetto a lei.
“Me lo impedirai tu?”
“Proprio così.”
“Ah-ah, certo.”
Al la guarda ancora una volta, timorosa. “Mi sta davvero bene?”
“Certo. Ma è dovere di ogni sorella maggiore che si rispetti comportarsi male con le piccole.”
“Quanto sei scema.”
Il broncio di Al si trasforma in un sorriso lucido, Ed glielo bacia ma questa volta lo fa diversamente, come farebbe un ragazzo che non ha legami di parentela con lei; forte, a lungo, cerca di farle aprire le labbra per scoprire se sa di fragola anche nella bocca. Al risponde senza sorprese come se aspettasse da secoli il risveglio e da lì è tutto così confuso – colori odori sapori rumori, tutti mischiati in una chiassosa girandola, i baci che si fanno più profondi e sentono l’una dell’altra qualcosa che non credevano avrebbero mai udito in vita loro, i battiti del cuore si fanno esplosivi e il sangue pompa fortissimo fino a farle impazzire.

Al viene con un gemito osceno stringendo i capelli di sua sorella talmente forte da spaventarsi lei stessa. “Scusa, scusa!”, le dice spezzettando le parole. Sente i baci di Ed nell’interno coscia, si sente umida e colpevole e piena e felice.
“Non è proprio quello che uno aspetta di sentirsi dire dopo.”
“Ti ho fatto male?”
“No che non l’hai fatto…”
Si pulisce le labbra con il lenzuolo, risalendo a baciarla. Le sorride e le accarezza i capelli aspettando che si calmi, che il suo respiro torni normale.
“Ti ho stropicciato tutto il vestito, domani non potrai proprio metterlo.”

Axis Powers Hetalia, Ivan Braginski (Russia)/Alfred F. Jones, Sciarpa

[identity profile] margherota.livejournal.com 2011-02-07 10:46 am (UTC)(link)
*Autore: margherota
*Titolo: Sporco trucco
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi/Pair: Ivan Braginski, Alfred F. Jones; RusAme.
*Prompt: Sciarpa
*Genere: Erotico
*Avvertimenti: Yaoi, Lemon, AU, One shot
*Rating: Rosso
*Parole: 1
*Note: RusAme, semplice semplice <3 Contesto AU, mezza pwp – diciamo completa, in verità XD


Alfred gemette, chiudendo gli occhi e gettando la testa all’indietro, tra i cuscini morbidi. Si morse con i denti bianchi le labbra, nel tentativo di trattenere altri suoni, e con una smorfia strafottente tornò a guardare in basso – lì, tra le sue gambe.
Braginski gli sorrideva di rimando, con un’espressione appagata in viso. Si abbassò sull’inguine nudo, passandogli lento la lingua sulla pelle sensibile: Alfred fremette ancora una volta, allargando le gambe in un gesto istintivo, lasciando che il russo vi si sistemasse meglio nel mezzo.
Quando la bocca dell’uomo tornò a posarsi sul suo sesso – con quelle labbra morbide e gonfie e caldissime – l’americano quasi guaì, vibrando tutto. Tese i muscoli delle braccia, ma invano: il nodo ai polsi era troppo stretto perché potesse fare qualsivoglia movimento.
Ivan non era persona che andava troppo per il sottile, lo sapeva bene, così come era a conoscenza dei suoi modi bruschi e spicci. Ma non avrebbe mai potuto immaginare che, una volta raggiunto l’orario di chiusura del supermercato dove entrambi lavoravano, lui lo potesse attirare nel reparto delle mobilia, buttarlo nel primo letto in esposizione disponibile all’uso e legarlo per le mani impedendogli ogni movimento.
Era stato uno sporco trucco – si trovava in quella situazione solo per uno sporco trucco. Aveva anche cercato di farglielo notare, con quel tono lamentoso da bimbo vinto in maniera sleale, quando si era accorto che, nell’operazione di imprigionamento, Braginski si era denudato il collo. Era rimasto a guardarlo, sparando probabilmente frasi senza senso riguardanti certe abitudini nel vestire davvero controproducenti.
-Hai un bel collo, Braginski!-
Ivan aveva sorriso accondiscendente, mentre gli levava scarpe e pantaloni senza incontrare la minima resistenza. Quando poi i suoi intenti furono più che palesi agli occhi di Alfred questi cominciò a tirare il tessuto.
Non aveva smesso, neanche quando Ivan era arrivato al punto.
Oh, sicuramente aveva trovato piacevole farsi accarezzare dalle sue grandi mani. Sicuramente aveva trovato piacevole farsi leccare dalla sua lingua calda, ovunque sulle gambe. Sicuramente aveva trovato piacevole il modo energico con cui aveva cominciato a succhiare il suo sesso, lasciandolo senza fiato e con gli occhi spalancati.

Axis Powers Hetalia, Ivan Braginski (Russia)/Alfred F. Jones, Sciarpa

[identity profile] margherota.livejournal.com 2011-02-07 10:48 am (UTC)(link)
[...]


Eppure, ogni volta che si avvicinava all’orgasmo, Ivan rallentava, godendo di quei pochi e contenuti gesti di rabbia e di frustrazione che lo prendevano, modellandogli l’espressione del volto.
Aveva penetrato il suo corpo con un dito, e aveva spinto dentro senza la minima delicatezza, continuando così, imperterrito, fino a strappare un ansimo roco all’uomo sdraiato sul materasso.
Alfred non sarebbe scappato, se solo quella dannatissima sciarpa si fosse sciolta. Si sarebbe alzato all’istante, gli avrebbe preso i capelli tra le dita e l’avrebbe baciato, ripagando il suo corpo con la stessa moneta, facendolo gemere in egual modo e in egual intensità. Invece non poteva far altro che tremare, costretto in quella posizione, mentre Ivan si abbassava ancora una volta sulla sua virilità, succhiando forte e rubandogli ogni parola stupida e ogni pensiero vagamente coerente.
Alfred e Ivan si conoscevano, in realtà, da poco. Direttore di reparto uno – settore alimentare – direttore di reparto l’altro – settore sanitari. Poche volte si erano incontrati, persino alle assemblee sindacali, dacché Alfred, nonostante Ivan fosse rappresentante, trovava la faccenda solo una fonte di noia e preoccupazione inutile. Si parlavano per cose di poco conto, più o meno quando c’erano da organizzare gli investimenti della ditta e cose simili.
Quelle poche volte che Alfred aveva incrociato il suo sguardo, lo aveva sentito chiaramente, il desiderio bruciante di supremazia. Non ne aveva provato paura né era stato intimorito dalla sua persona, come succedeva per la maggior parte dei dipendenti del supermercato. Aveva semplicemente visto il tutto come l’ennesima, nuova avventura.
Certo era che nei suoi piani quello non rientrava, neppure lontanamente.
Si ritrovò a gemere forte, ancora.
-Braginski!-
Quello non fermò il movimento della testa dell’altro, in compenso piegò le sue labbra nell’ennesimo sorriso disarmante. Le dita erano diventate tre, dentro di lui, e ora sentiva l’odore del sudore impiastricciargli tutta la pelle. Alzò la testa, cercando di alzarsi un poco per vederlo meglio.
Ciuffi di capelli chiari ballavano davanti agli occhi, nascondendo l’espressione appagata – le labbra e la bocca si potevano vedere benissimo, però.
Diede un altro strappo alla sciarpa che lo teneva prigioniero, inutilmente. Ricadde sui cuscini con un suono frustrato, chiudendo gli occhi e lasciando che il piacere gli prendesse ogni nervo.
Si tese, inarcando la schiena e dando un colpo di bacino contro il viso di Ivan. Questi non gradì appieno, tanto che si allontanò da lui e penetrò il suo corpo con un quarto dito. Gli rivolse un sorriso, avvicinando il proprio volto al suo.
-Sembra proprio che ti piaccia questo, Jones…-
Alfred trattenne a stento un insulto, ma solamente perché Ivan enfatizzò le proprie parole con un gesto secco e preciso della mano.
Allora pigolò, pietoso, muovendo appena le gambe contro di lui, in una carezza strana.
-Slegami, Braginski!-
Ivan si abbassò, sfiorando la sua bocca col naso e poi con le labbra, lasciando non più di un soffio tra di loro. Sfidandolo a baciarlo con un sorriso gentile e innocente.
-Perché dovrei?-
Alfred strattonò ancora una volta la sciarpa rosa, legato da una strana forza al suo sguardo.
Ivan aveva dei bellissimi occhi chiari, magnetici, sottili, espressivi.
In realtà, Ivan era bello anche per altri particolari, ma in quel momento la mente dell’americano era tutta rivolta al suo sguardo, senza che riuscisse a notare davvero altro.
Pigolò ancora, senza rendersi conto di quanto il suo tono fosse lamentoso.
-Perché così ti posso toccare!-
Poi gemette ad un altro gesto della mano del russo, portando il proprio sguardo in alto, nel nulla.

HARRY POTTER James Potter/Severus Snape, Snivellus

[identity profile] queenseptienna.livejournal.com 2011-02-07 01:28 pm (UTC)(link)
Fanfiction completa: http://community.livejournal.com/thestaticage_ff/23426.html


[...]

“A cosa stai pensando, Snivellus?” la voce roca di James lo colse di sorpresa, seguita da una tirata di capelli. La mano libera era sui fianchi nudi e ossuti del Serpeverde, non era una presa gentile, ma ferrea e atta a non farlo scappare via.
Come se lo avesse voluto.
“A quanto vorrei che stessi zitto, Potter” rispose, cercando di tacitare dentro di sé il tumulto interiore. Odiava sentire così piacere, odiava il modo in cui moriva dolcemente ad ogni spinta di James, odiava la resistenza inesistente con la quale tentava di opporsi alle lente carezze del Grifondoro.
Odiava Potter.
Amava James.
“Dovresti smettere di pensare alle volte, ti farebbe bene.” James gli baciò la pelle dietro all’orecchio, era incredibile quanto potesse essere splendido fra le cortine tirate del baldacchino del letto di Severus, mentre gli sospirava cose che poi si infrangevano contro il muro di indifferenza del suo ritorno fra i Marauders.
Snape annuì un poco, giusto per farlo tacere e chiuse gli occhi, mentre l’ennesima staffilata lo portava sull’orlo del baratro, desiderando intensamente il piacere.
Le spinte di James si fecero più frenetiche un istante dopo, mentre lo schiacciava contro il materasso e non lasciava mai la presa dai suoi fianchi, perché se lo avrebbe fatto si sarebbe perso e James non voleva perdersi con Severus.
O forse avrebbe voluto farlo, avrebbe voluto che tutto fosse diverso, quindi perché no?

[...]

PIRATI DEI CARAIBI RPF Johnny Depp/Orlando Bloom, "Stavi bene con quella camicia scollata"

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-07 04:46 pm (UTC)(link)
Integrale? Proprio qui! (http://livin-derevel.livejournal.com/61802.html#cutid1)

Non ci volle molto perché si ritrovassero a rotolare in un confuso intrigo di gambe e braccia, tra baci passionali e abiti che venivano strattonati, Johnny era un veleno, una tossina che si infilava sottopelle distruggendo le inibizioni e instillando sensazioni al limite del tollerabile, e Orlando non ci pensava nemmeno a sottrarsi a quel trattamento, anzi, ci si stava buttando senza nemmeno guardare.
Tanto sapeva che gli sarebbe piaciuto.
Orlando soffocò un gemito in gola quando sentì la virilità di Johnny entrare in lui, si aggrappò alle sue spalle prendendo un respiro profondo, l’altro gli lambì piano le cosce per farlo rilassare, e finalmente il più giovane iniziò a dondolarsi sopra di lui, ad occhi chiusi, con sensazioni mai provate prima che si dipanavano nel sangue, e gli facevano battere il cuore a velocità raddoppiata.
Fece leva sulle ginocchia muovendosi senza fretta sul corpo di Johnny, si lasciò prendere stando sopra, ansimò ad ogni ripresa coi muscoli del ventre che si contraevano e irrigidivano secondo dopo secondo, lo sentì in profondità, sempre più duro, sempre più intimo, lo fece impazzire, monopolizzò ogni suo pensiero trascinandolo nel delirio assoluto, gli ormoni che urlavano frenetici, e il corpo di Johnny così tremendamente, esageratamente estasiante, maschio, potente, energico, che lasciava senza fiato, lui, solo e unicamente lui.
Orlando si piegò sul suo petto continuando a spingere, non pensava a nulla che non fosse il piacere che stava salendo in linea retta al suo interno, i respiri spezzati di Johnny gli diedero il colpo di grazia, sensuali, ammalianti, una lunga magia che gli fece quasi raggiungere l’orgasmo, ma non se lo concesse, continuò, strinse i denti e prolungò quella languidissima, lasciva tortura ancora e ancora, finché non fu Johnny a venire per primo, stringendogli forte le mani.
Orlando concesse finalmente al suo desiderio quel che meritava, pochissime spinte e anche lui venne con un gemito implorante, prima di crollare sul corpo di Johnny, tra le sue braccia.
Adesso che ci pensava, lui non sapeva dove si trovassero. Non sapeva perché, e non sapeva con chi.
Veramente, non sapeva nemmeno se quella era la realtà, o soltanto un sogno.
Però non gliene fregò veramente un cazzo.

SUPERNATURAL, future!Castiel/future!Dean Winchester, Mutandine di raso rosa.

[identity profile] hikaruryu.livejournal.com 2011-02-07 05:17 pm (UTC)(link)
[Potete trovare la fic completa qui: L'Ultima Sillaba ()].

In seguito, come fosse arrivato a tirare fuori da un cassetto un paio di slip simili a quelli che aveva descritto – dimenticati da una delle sue ultime fiamme, di sicuro – Dean non avrebbe proprio saputo dirlo, ma non avrebbe potuto fare a meno di ricordare con un brivido il tono basso e seducente ed il sorriso lascivo con cui Cass gli aveva ordinato: «Indossale».
Il raso era impossibilmente liscio e teso contro la sua pelle, il sottile bordino di pizzo con cui erano orlate le mutandine gli pizzicava in modo irritante la piega tenera delle cosce. Nemmeno tutto l’alcool che aveva in corpo poteva impedirgli di sentirsi in imbarazzo, ma lo sguardo blu dell’amico era incredibile; di certo non aveva avuto quella sfumatura così intensa per nessuna delle puttanelle arrapate che partecipavano alle sue orge hippy.
Dean era in ginocchio sul tappeto, vestito solo di quello striminzito e ridicolo lembo di raso, e Castiel gattonò lentamente verso di lui, sino a raggiungerlo e sfiorare le sue gambe con dita tremanti.
«Sei splendido» bisbigliò questi, osservandolo con genuina adorazione. Accarezzò con i pollici la linea spigolosa delle sue anche e la “V” invitante formata dalla concavità delle ossa iliache, che andava ad affogare dritta nel tessuto rosa, poi premette la bocca aperta su di esso, espirando una traccia di fiato bollente proprio lì, dove s’intuiva la sagoma della punta del suo uccello, prima di leccarlo e succhiarlo attraverso la stoffa.
«Cazzo!» sibilò lui con asprezza, artigliando istintivamente una manciata dei suoi capelli castani.
«Proprio quello» convenne Cass, prima di afferrare il retro delle sue ginocchia e spingersi sul suo corpo con tutto il peso del proprio, rovesciandolo sul tappeto ruvido.
Non perse tempo, ne aveva già sprecato a sufficienza in tutti quegli anni in cui l’aveva osservato da lontano senza avere il coraggio di allungare una mano e prendere ciò che aveva sempre desiderato. La fine del mondo, la loro ultima ora, era già stabilita e lui aveva intenzione di sfruttare ogni minuto rimasto, fino all’ultima sillaba.
mapi_littleowl: (Default)

RPF PUBBLICITA' George Clooney/San Pietro!John Malkovich,, "Maybe we could make an arrangement" (Ne

[personal profile] mapi_littleowl 2011-02-07 05:58 pm (UTC)(link)
Prompt completo: RPF PUBBLICITA' George Clooney/San Pietro!John Malkovich,, "Maybe we could make an arrangement" (Nespresso)

Titolo: Make and arrangement

Fanfic completa: qui

[...]

Anche con gli occhi chiusi gli sembra di vedere quel bianco accecante che li circonda. Stringe i pugni attorno alla coperta e preme la nuca contro il cuscino quando sente la lingua di Pietro scorrergli sul petto alla ricerca dei capezzoli sensibili che già sta tormentando con le dita.
Soffoca un gemito frustrato tra i denti e le mani di Pietro scendono, sotto la casacca aperta del suo pigiama, e gli accarezzano gli addominali con tutta calma, assaporando la consistenza della sua pelle leggermente abbronzata e poi scivolano ancora verso il basso, oltre l'elastico dei suoi pantaloni.
George grida, colto alla sprovvista, quando lui stringe il suo membro tra le dita e inizia a muovere la mano attorno a lui con gesti calcolati ed esperti, facendogli sentire delle lunghe scariche di piacere che gli attraversano tutto il corpo. I suoi movimenti cominciano a diventare più veloci, più insistenti, e lui non può fare a meno di inarcarsi e gemere quando sente le sue dita tormentargli la punta e un'altra mano scivolare più in basso, fino a stringere i suoi testicoli già gonfi.
Continua a pomparlo per un po', fino a che non lo sente duro e gonfio nella sua mano e poi gli abbassa ulteriormente i pantaloni e glieli toglie insieme ai boxer, prima di afferrargli i fianchi e farlo voltare, il viso premuto contro i cuscini e il bacino sollevato, esposto. Gli allarga le natiche con i pollici e avvicina la lingua alla sua apertura, iniziando a leccare con insistenza l'anello di muscoli prima di far scivolare la lingua più a fondo, dentro di lui.
George soffoca i suoi gemiti contro il cuscino e stringe i pugni tanto da farsi sbiancare le nocche quando al posto della lingua Pietro lo penetra con un dito. Sa che dovrebbe fargli male, che quel secondo dito che gli ha appena infilato e con il quale ha cominciato ad aprirlo dovrebbe causargli lunghe, insopportabili fitte di dolore su per la colonna vertebrale ma, in qualche modo, tutto quello che sente è un piacere smisurato che cresce sempre di più, che lo riempie, facendolo impazzire.
Che sia anche questo merito Suo?
Quando capisce di averlo preparato a sufficienza, Pietro sfila le dita senza fretta e, afferrandogli più saldamente i fianchi, si appoggia contro di lui e lo penetra, lentamente, affondando quasi con troppa facilità nella sua carne cedevole. Le pareti si contraggono e si stringono attorno a lui, bollenti, e Pietro avanza, ancora, fino a che non arriva in fondo, fino a che non è completamente avvolto dal suo calore. Sente George gemere qualcosa contro il cuscino e sorride, prima di cominciare a muoversi.
mapi_littleowl: (Default)

Re: RPF PUBBLICITA' George Clooney/San Pietro!John Malkovich,, "Maybe we could make an arrangement"

[personal profile] mapi_littleowl 2011-02-07 05:59 pm (UTC)(link)
Dapprima le sue spinte sono lente, regolari, profonde e poi via via sempre più intense, sempre più veloci, tanto che le molle del letto cominciano a scricchiolare e George è costretto a fare più forza sulle ginocchia per non perdere l'equilibrio. Pietro fa scivolare una mano sul suo petto, sotto di lui, e ricomincia a toccarlo con insistenza, dalla base alla punta, facendo scorrere le dita su di lui con la stessa fretta con cui assesta i suoi affondi.
George geme, gli occhi serrati, la testa completamente vuota. Tutto ciò che sa e che sente è il bisogno che le spinte si facciano più veloci, che quella mano lo tocchi di più, e si spinge verso di lui, senza controllo, implorandolo in silenzio di dargli di più, ancora di più.
Pietro si china sulla sua schiena, gli bacia una spalla, la colonna vertebrale e poi lo accontenta, penetrandolo con così tanta forza da fargli perdere la testa e George viene con un rantolo strozzato direttamente sulla sua mano, sul lenzuolo scomposto e stropicciato che si ammassa sotto le sue ginocchia. Butta la testa sul cuscino, le braccia cedono e Pietro continua a prenderlo come se nulla fosse accaduto fino a che non viene a sua volta, riversandosi direttamente dentro di lui con un gemito basso e gutturale. Appagato.
Scivola fuori con delicatezza e lascia che George cada su un fianco, mentre lui si riveste e si ricompone, con naturalezza, come se quello che è appena successo fosse normale rutine. Gli dà una pacca veloce sulla spalla e gli sorride, quando lui solleva gli occhi per guardarlo: «Come promesso, puoi tornare. Ma che questa non diventi un'abitudine.»
George annuisce, anche se forse non ha capito granché di quello che gli ha detto e tutto ad un tratto sembra che il bianco scompaia, inghiottito lentamente dalle tenebre che avanzano. O forse, pensa, quelli sono semplicemente i suoi occhi che si chiudono.
Quando il mattino dopo si sveglia si ritrova nel suo letto, a casa sua. Scatta a sedere e improvvisamente sente una lunga fitta attraversargli la schiena e qualcosa di appiccicoso e bagnato premere contro la sua coscia. Si passa una mano sulla faccia e sospira, scuotendo il capo.
A quanto pare è successo davvero, pensa, massaggiandosi gli occhi. E poi, tra sé e sé, aggiunge: «Brad non dovrà mai venirne a conoscenza. Mai

RPF GREEN DAY Billie Joe Armstrong/Mike Dirnt, E' delicato

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-07 07:15 pm (UTC)(link)
[...] (http://livin-derevel.livejournal.com/62059.html#cutid1)

D’un tratto Billie si stacca dalla tua bocca, i preliminari sono durati anche troppo, si inginocchia a cavalcioni su di te e inizia a trafficare tuoi jeans, ti spoglia in neanche un minuto, completamente nudo, e lui fa lo stesso, hai sempre ammirato la sua spudoratezza, soprattutto in certi momenti.
Vi avvinghiate l’uno sull’altro come animali, adesso, carne contro carne, il contatto si fa più intenso, più tangibile, più intimo, gli accarezzi ogni parte sensibile mentre lui fa lo stesso con te, giocate coi vostri corpi, tanto ormai conoscete alla perfezione ogni punto debole dell’altro, una caccia al tesoro tremendamente sensuale che fa salire l’adrenalina, il sesso non dovrebbe essere così fondamentale, eppure sentite di non riuscirne a fare a meno.
Forse perché il vostro non è solo sesso.
Billie Joe ti spinge con le spalle contro i cuscini del divano, non c’è nessuno in casa, per fortuna, e ha l’aria di uno che non si preoccuperà di non farti urlare o meno. Ti piace da matti, ti fa correre un brivido lungo la spina dorsale, ti stupra soltanto col pensiero, ed ecco, è lì che capisci che è di Billie che non potresti mai fare a meno.
Vi baciate un’altra umida, lunghissima volta prima che lui ti apra le gambe, ti dia una leccata al collo e ti penetri con una sola spinta, ti toglie il fiato per un attimo, fa un po’ male, ma ti piace, ti piace perché sai che quel dolore è un granello di sabbia in un deserto di piacere che sta già montando dentro di te, ti rilassi ansimando con Billie che torna a mordicchiarti il lobo dell’orecchio, ti guarda negli occhi e ti sorride in quel modo fatale che ti stronca ogni possibile resistenza, e inizia a oscillare, inizia a premere al tuo interno, dapprima lentamente, ti fa abituare alla sua presenza e allo stesso tempo ti fa dannare perché vorresti che fosse tutto più veloce, maledici lui, il suo corpo e la sua fottuta sensualità che ogni volta ti manda in delirio con niente, respiri profondamente per mantenere un po’ di contegno, che regolarmente perdi quando lui ti penetra con più decisione, lo fa apposta per sentirti gemere, incalza e retrocede, avanti e indietro come un pendolo, caldo e duro, senti la sua eccitazione fremere dentro di te, ed è come se non ti fossi mai sentito meglio, mai sentito più in pace col mondo, e allo stesso tempo sei nel caos più assoluto, ti perdi nell’estasi della voluttà che ti sta possedendo, stringi le ginocchia ai fianchi di Billie per sentirlo meglio, più in profondità, lo vuoi, lo vuoi tutto e subito, non ti eri accorto di stare urlando ad ogni spinta, sospirando e supplicando come una vergine al primo amplesso, ti contorci sotto il respiro di Billie che va all’unisono col tuo, ti muovi leggermente, e poi impazzisci del tutto, perché il tuo cavaliere ha centrato in pieno il tuo bersaglio, e senti che stai per morire di desiderio, che se non continua a toccare lì, lì lì lì, sempre lì non glielo perdonerai mai, non capisci più niente se non quel movimento che ad ogni impulso ti trapassa da una parte all’altra, ti violenta, ti aggredisce e ti prende facendoti desiderare che non smetta mai, irrigidisci i muscoli perché tutto sia amplificato, strappi un gemito a Billie che si blocca per un eterno attimo, sei già pronto a supplicarlo di non smettere quando ricomincia con più energia, tu spalanchi gli occhi inarcando la schiena, e poi non vedi più nulla, devastato dal piacere assoluto, non ti accorgi di niente per qualche minuto in cui sei semplicemente rinchiuso nei cancelli del paradiso, e quando torni sulla terra senti caldo, un bellissimo, stupendo calore all’addome , e poi Billie Joe che ti cade addosso sfinito, che ti ansima sulla spalla senza più forze neanche per parlare.
Gli metti una mano sui capelli fradici di sudore recuperando una respirazione normale, e lo abbracci.
Oh sì, lui è un ragazzo delicato.
Quando è in vena.

RPF CALCIO Carles Puyol/Iker Casillas, "Madrileno de mierda" "... prego?"

[identity profile] x-stateira-x.livejournal.com 2011-02-07 08:26 pm (UTC)(link)
( QUI per la fic completa (http://x-stateira-x.livejournal.com/5142.html) )

Iker gli si butta addosso più per sollievo che per reale voglia di fare sesso, ma il corpo trova con facilità la sua strada per spazzare via i pensieri pesanti, cancerosi. Carles è già eccitato da morire: risponde ad ogni bacio quasi mordendolo.
Iker strizza e accarezza le generose porzioni di schiena nuda che riesce a raggiungere. Il suo sedere è là sotto che lo aspetta, solo due o tre palmi più in giù di dove si trova adesso, ma la strada lungo la sua spina dorsale vale la pena di essere percorsa con il freno a mano tirato.
Preme l’indice sulle vertebre più alte, e comincia a scendere giù lungo tutta la colonna, e Carles si inarca e grida. Ogni gradino che supera con il dito sembra essere l’ultimo, e invece la fine non arriva mai, e Carles ormai è aggrappato alla sua vita e gli ringhia se per favore può darsi una mossa.
Non c’è problema.
Scalcia via i propri pantaloni con un gesto secco, fin troppo forte: vuole godersi Carles che lentamente affiora da sotto i boxer con la concentrazione che merita un’alba. Finisce di spogliarlo sorridendo per nascondere l’emozione che gli solletica lo stomaco. La cosa fantastica dell’addome di Carles è che ci sono chilometri quadrati di pelle da mordere, e che mentre lo fa lui è totalmente assorbito dai graffietti dei denti, e non si accorge nemmeno per sbaglio se una mano scivola altrove, recupera la bottiglia di Coca appoggiata per terra e la tira su.

- Ah! – grida all’improvviso, schizzando indietro come un gatto quando il vetro ghiacciato gli fulmina il fianco. – Ah, che cazzo, madrileño de mierda. –
- … Prego? –
Carles spalanca gli occhi e sporge un po’ le labbra a coppa, come se avesse pronte le sue scuse sulla punta dei denti. Iker non si sente offeso. È talmente allucinato e divertito – divertito a morte, ma davvero – da quello che Carles ha detto, che non riesce a muovere un muscolo. A parte quelli della fronte, che si stanno trainando le sopracciglia dietro alla nuca.
Carles, stavolta, sta per parlare sul serio, e Iker a quel punto sente di doverglielo impedire ad ogni costo. Lo afferra, ridendo di cuore, ma la sua morsa è tutt’altro che morbida.
- Non ho sentito, ripeti quello che hai detto? –
- Mi è scappato, non volevo dire che-! –
- No no no, sul serio, ripeti! Non posso credere che tu mi abbia davvero chiamato così! –

A questo punto, ormai, le gambe di Carles sono sue: gliele spalanca prima che abbia il tempo di reagire, galvanizzato dall’ostinato campanilismo di Carles, una volta tanto.
I suoi sensi di colpa per averlo apostrofato così svaniscono nel breve tempo che Iker impiega a seppellerglisi dentro fino all’ultimo centimetro.
Un lungo gemito di adorazione e di perfetto, totalizzante godimento gli vibra nel torace, facendo sorridere Iker che, beh, quale uomo al mondo non vorrebbe essere lusingato in modo così primordiale ed esplicito per le proprie prestazioni sessuali?
Adora sfinirlo il più a lungo possibile, e questa volta in particolare se lo merita proprio. Gli ha dato del madrileno di merda, roba da non crederci.
Roba da non crederci, è eccitante da morire. Dio, gli viene da mordergli la faccia, il collo, il petto, tutto quanto, e fargli vedere lui chi si merita un po’ di rispetto.
- Dio mio, Iker! –
Dopo, dopo. Che qui qualcuno sta già imparando la lezione.

MISFITS Nathan/Simon, Simon filma sempre, quindi Nathan decide che dovrebbero filmare un porno [...]

[identity profile] chibi-saru11.livejournal.com 2011-02-08 12:47 am (UTC)(link)
Prompt Completo: MISFITS Nathan/Simon, Simon filma sempre, quindi Nathan decide che dovrebbero filmare un porno, la safe word è "monkey slut".

[Versione Completa (http://community.livejournal.com/spieluhrs/48391.html)]

«Ora sta zitto, Barry,» gli intimò dunque, «e fammi lavorare!» poi si abbassò a baciarlo, spingendo la sua lingua dentro la bocca dell’altro in un bacio aperto non esattamente elegante. Non che gli interessasse.
Bisognava dire che, dopo, Barry si zittì finalmente, lasciandolo a concentrarsi sulla telecamera e sul suo cazzo (avrebbe dovuto essergli riconoscente, altro che lamentarsi così tanto, maledizione! Tanto non è che normalmente ci fosse qualcuno disposto ad andare a letto con lui!).
Almeno fino a che Nathan non rimosse le dita, prese il preservativo e si preparò a penetrarlo, ovvio.
«Cosa? Nathan! Nathan! Monkey slut! Monkey slut!» urlò Barry, cercando di dimenarsi, ma venendo bloccato dalla stoffa che gli cingeva i polsi.
Nathan rise di cuore, avvicinando la punta del suo cazzo al buco dell’altro «Oh, non lo sapevi Barry? Monkey slut è saltata!» canticchiò, prima di girarsi verso la telecamera e sorridere «E questo, miei cari telespettatori, è come si fotte qualcuno in diretta!» annunciò, prima di entrare dentro Barry.
L’altro gemette per il dolore, cercando di chiudere le gambe e non lasciarlo entrare, ma Nathan gliele bloccò, spingendosi più a fondo con una spinta decisa. Non era molto diverso dal penetrare una ragazza, c’erano molti più muscoli e doveva fare una certa forza per tenere le gambe dell’altro spalancate.
«Se la smetti di dimenarti farà molto meno male,» gli disse – anche se davvero, non ne aveva idea, lui non si era mai fatto mettere nulla su per il culo in tutta la sua esistenza e non ci teneva particolarmente – e Barry la smise, chiudendo gli occhi e respirando profondamente un paio di volte.
«Oh, non fare quella faccia, Barry! Vedrai che sarà bloody foxy! » per tutta risposta Barry quasi gli sputò in faccia, il piccolo bastardello. «Come se non piacesse anche a te! Lo sappiamo tutti che sei un po’ una puttana, sempre a riprenderci e guardare le tette di Kelly e Alisha!» e per provare il suo ragionamento, Nathan spinse un’altra volta, più in fondo, sentendo Barry che si arcuava contro di lui, per dargli più spazio.
«Lì,» stava dicendo «lì!» e sì, esattamente come fottere una donna, maledizione. E Nathan era un dio nel fottere.
Continuò a spingere, portando poi una mano a coprire il cazzo di Barry, riprendendo ad accarezzarlo e stringerlo e presto sentì di stare per venire. Spinse un ultima volta, quindi, stringendo la base dell’erezione dell’altro e sentendola irrigidirsi.

RPF MY CHEMICAL ROMANCE Frank Iero/Gerard Way, "Mi stai evitando"

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-08 11:23 am (UTC)(link)
Per capirci qualcosa in più, vai qui! (http://livin-derevel.livejournal.com/62384.html#cutid1)

Frank voltò Gee e lo compresse contro la parete, aderendo alla sua schiena, intrecciò le dita con le sue, lo violò soffocando un gemito, Gerard strinse i denti, così all’improvviso faceva male, faceva talmente male che avrebbe voluto provare quel dolore per sempre.
Rimasero immobili per un attimo, poi Frank gli diede un leggero morso al collo prima di iniziare a muoversi ritmicamente, partendo piano e andando sempre più forte, sempre più energicamente, Gee sbatté la fronte contro il muro per non cedere, non voleva, non poteva, non se lo sarebbe mai perdonato, eppure non ci riusciva, quando stava con Frank, quando era con lui, in quei momenti in cui ogni cosa svaniva e rimanevano solo loro due succedeva qualcosa, qualcosa che non avrebbe dovuto essere ma c’era, e non riusciva a controllarla, a controllarsi, mentirsi dicendo che non gli piaceva era una menzogna che bruciava, perché quella era la sua vita, Frank era la sua vita, e ammetterlo gli faceva tanta paura esattamente come sapere che anche per lui era lo stesso, una cosa troppo grande per entrambi, che prima o poi sarebbe esplosa mietendo come vittime i loro cuori.
Ma adesso quello stesso cuore gli stava dicendo che non era importante, gli stava dicendo di mandare affanculo il buonsenso, perché il tempo non aspettava, non aspettava proprio nessuno.
Così Gee si rilassò e spense del tutto la mente, prendendo ad assecondare le spinte di Frank all’interno del suo corpo, impazzì nel sentirlo toccare ogni parte di sé, gemette sciogliendosi contro il muro, gli strinse la mano e bevve con avidità tutto il piacere che stava lottando per avere la meglio su di lui, e la ebbe, il godimento lo accecò come un lampo togliendogli ogni possibile resistenza, urlò quando sentì di aver raggiunto un limite invalicabile, sentì il corpo di Frank addossato al suo, caldissimo, stretto al suo ventre, uniti come se non si fossero dovuti mai separare, e quello faceva male più di ogni altra cosa.
Gli ci volle solo qualche altra spinta, poi venne con un sospiro implorante, desiderando di morire in quello stesso istante, tra le braccia di Frank, che raggiunse il suo orgasmo gemello a qualche misero secondo di distanza, stringendolo a sé.
Ecco a cosa si erano ridotti, a dover scopare in angolo buio pur di non rinunciare a qualcosa che li stava distruggendo, che prima o poi l’avrebbe fatto, frantumando ogni cosa.
<< Ti amo. >> sussurrò Frank al suo orecchio, passandogli una mano sulla fronte madida << E ti amerò sempre. >>
Gee chiuse gli occhi, avrebbe voluto non sentire, avrebbe voluto non essere così felice per quelle parole, avrebbe voluto sentirsi in colpa, avrebbe voluto tante cose.
Una lacrima cadde sul suo viso, poi un’altra, un’altra ancora, scoppiò a piangere senza una parola, lasciando che la disperazione finalmente si prendesse il suo meritato posto sul podio, Frank lo cinse con tenerezza baciandogli il viso, ancora dentro il suo corpo, non sapendo bene cosa fare.
Avrebbe voluto piangere anche lui.

GLEE Kurt Hummel/Noah Puckerman, "Non posso farlo con i calzini. E’ così antiestetico!”

[identity profile] vavvy91.livejournal.com 2011-02-08 02:40 pm (UTC)(link)
[...] (http://vavvy91.livejournal.com/32995.html#cutid1)
“Ho detto ok, Puckerman, ok. Facciamolo!” cedette.
“Chiamami Noah”
“E tu chiamami Barbra”
“Eh?”
Kurt si trattenne a stento dallo scoppiare a ridergli in faccia. “Lascia stare”
Con un’alzata di spalle, Puck prese a dedicarsi ad attività decisamente più ricreative, iniziando a spogliarlo lentamente dalla sua camicia. Aveva delle mani grandi e calde, sentirle scorrere sulla sua pelle gli provocava brividi in tutto il corpo.
La camicia sparì in fretta e fu sostituita dalla ben più piacevole lingua di Puckerman, che prese a disegnare sul suo petto un’umida traiettoria invisibile che partiva dal pomo d’adamo, rallentava intorno ai capezzoli e proseguiva verso l’ombelico.
Quando il ragazzo iniziò ad armeggiare con la sua cintura (ovviamente in pregiata pelle di coccodrillo), Kurt si lasciò sfuggire un gemito di apprezzamento di quelli di cui si era sempre vergognato tanto, acuto e femmineo, ma che riscuoteva un certo successo su coloro che lo provocavano. Puck, infatti, apprezzò, e con un unico e preciso strattone, gli sfilò pantaloni, boxer e scarpe, facendoli volare con un fruscio oltre le sue spalle.
“Toglimi i calzini”
“Eh?”
“Per favore, toglimi i calzini. Non posso farlo con i calzini. E’ così antiestetico!”
Puck non riuscì a trattenere una risata, ma obbedì comunque agli ordini. “Fidati, ti farò fare il sesso più estetico della tua vita.”
“Lo sper- uhgm!” Kurt non riuscì a finire di esprimere il suo legittimo sdegno, perché la bocca calda di Puckerman che si era improvvisamente appropriata del suo membro gli aveva tolto il respiro.
Strinse forte il lenzuolo tra le dita, quello che Noah gli stava facendo era assolutamente incredibile; continuava a guardarlo negli occhi mentre scendeva lento per tutta la sua lunghezza, prendendolo fino ai testicoli.
Quel ritmo quasi indolente lo stava facendo letteralmente impazzire. In poco tempo la stanza si riempì dei suoi gemiti che, imploranti, supplicavano per un cambiamento, uno qualsiasi, o tutto o niente, non gli importava.
Puck accolse la richiesta. L’aria improvvisamente gelida contro la sua pelle sensibile e bagnata lo fecero letteralmente vibrare.
“Quello che sto per farti,” la voce di Puck era incredibilmente sexy in quel momento, “si chiama rimming.”
E Kurt aveva visto abbastanza episodi di Queer as Folk da accogliere quello che stava per arrivare, la sua lingua, con un’estatica espressione di puro piacere.
Non sapeva quando esattamente i suoi lamenti si erano trasformati in grida, sapeva però che Noah non aveva intenzione di smettere e lui sarebbe potuto venire dieci, cento, mille volte sulla sua cresta, tanto che non sarebbe bastato tutto lo shampoo del mondo per farla tornare come prima.
Quando Puck decise che poteva bastare, si spogliò, appoggiò il cuscino contro la spalliera del letto e raccolse quello che rimaneva di Kurt Hummel, un mucchietto di membra gementi, pesanti e molli.
Arrivato a quel punto, Kurt non aveva più la forza né la volontà di opporsi ad alcunché, avrebbe fatto qualsiasi cosa. Aveva perso ogni tipo di resistenza qualche orgasmo prima.
Così appoggiò il viso al cuscino, mentre Puck si sistemava dietro di lui.
Lo prese con una delicatezza che non si sarebbe mai aspettato, entrando pianissimo, centimetro per centimetro, accarezzandogli la schiena con la punta delle dita.
Quando fu completamente dentro, la sensazione di quel corpo caldo e immenso che lo invadeva, si lasciò andare contro il suo petto, inarcando la schiena, appoggiando il capo contro la sua spalla.
Noah iniziò a muoversi, stringendogli i fianchi, guidandolo nell’assecondare le sue spinte, sempre più frequenti e sempre più veloci.
I loro corpi si muovevano insieme con una tale naturalezza da sembrare a entrambi che fossero fatti per stare insieme.
Nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato, forse l’intero pomeriggio, forse neanche un’ora, ma quello di cui erano certi era che avrebbero potuto continuare all’infinito.
Dopo che l’orgasmo li colse, brusco e potente, si lasciarono cadere sul letto ancora stretti in quello strano abbraccio. Rimasero così per un po’, con il respiro pesante e la testa leggera.
[...] (http://vavvy91.livejournal.com/32995.html#cutid1)

Re: GLEE Kurt Hummel/Noah Puckerman, "Non posso farlo con i calzini. E’ così antiestetico!”

[identity profile] kirav199.livejournal.com 2011-02-09 02:09 pm (UTC)(link)
Non riesco ad accedere alla fanfiction completa, dice "access is closed". Probabilmente hai lockato il tuo journal?

ONE PIECE Kidd Eustass/Law Trafalgar, Crossdressing

[identity profile] x-stateira-x.livejournal.com 2011-02-08 03:58 pm (UTC)(link)
( QUI per le gesta di Trafalgar Law (http://x-stateira-x.livejournal.com/5419.html) )


- Mi stai rovinando il miglior momento della mia vita. – lo avvertì, con una carica di controllo perfettamente incrinato nella voce.
- Dovrò ucciderti, Trafalgar. –
. Più tardi potrai tentare e fallire. Adesso, però, sei mio. –
Con la sua spropositata katana, lo fulminò sotto al bordo inferiore della canotta e lo attirò vicino, senza nemmeno strappare un filo ai vestiti da ragazzina che Kidd aveva indosso. Lo guardò negli occhi, intensamente, con quel sorriso beato, sazio, che Kidd non avrebbe mai e poi mai voluto sapere in quali altre occasioni sfoderava. Insinuò la punta della spada sotto l’orlo della gonna e la fece rigirare pigramente.
- Sono sicuro che tu non capisca niente di me, in questo momento. – mormorò, concentrato. – Starai pensando che mi piacciono gli uomini vestiti da donna perché sono pazzo come un gatto di mare. Aspetta, aspetta, mi sa che stai pensando che ci provi gusto ad umiliarti. –
Kidd fece per afferrare a mani nude la lama e scansarla dal punto pericolosamente vicino alla sua gamba in cui si trovava, ma Law lo anticipò, ingannò le sue dita con una roteazione e tagliò un brandello minuscolo di stoffa.
- Non è così. – disse a voce bassissima, quasi impercettibile. – Non è così. Tu mi levi il fiato perché io so che sotto a quella gonnella c’è il culo di un uomo, e ci sono le palle di un uomo, e il pene di un uomo. E tu lo sai, io amo tutto ciò che c’è di uomo in te. –
Naturalmente, bastò dire le cose come le aveva dette lui, perché il corpo di Kidd entrasse in assonanza con le sue richieste, e si vendesse alla sua katana gelida. Naturalmente.
- Sei eccitato. – constatò mitemente Law. Non era mai un buon segno, quando “constatava mitemente”. – Non ho alcuna intenzione di fare sesso con te. Ti rovinerei il trucco e dovrei toglierti i vestiti. Da bravo, Eustass, accontentati. –
Dannato, dannato, dannato.
La spada aderì di piatto alla sua erezione e cominciò a sfregarlo con la forza dell’attrito fra il metallo secco e la sua carne troppo poco umida. Kidd diede un gemito sorpreso, ma non riuscì a muoversi, mentre Law stava lì a guardarlo con gli occhi socchiusi e le dita davanti alla bocca che reggevano una sigaretta immaginaria.
La lama diventò bollente quasi subito. Nonostante la sua lunghezza ed il suo peso, Law la maneggiava magistralmente e riusciva a massaggiarlo dappertutto. Kidd, però, aveva un grosso problema con la sua espressione, distesa e concentratissima allo stesso tempo: era talmente palese che stesse fabbricando delle oscenità pazzesche, dentro a quella sua testa malata, che non si stupì per niente di riuscire a venire soltanto a quell’idea.
E non lo stupì nemmeno che Law lo accompagnasse con un gemito partecipe, quando sporcò di sperma la gonnellina.

SUPERNATURAL Castiel/Dean Winchester "Questo si chiama succhiotto"

[identity profile] lady-house.livejournal.com 2011-02-08 05:25 pm (UTC)(link)
La curiosità di Castiel è una puttana. Non che Dean non dia risposta ad ogni suo interrogativo, in effetti il cacciatore non se ne fa affatto un problema, ma ci sono richieste che superano la linea sottile fra quello che un amico e un amante possono spiegare. Spesso imbarazzano il cacciatore, ma quella linea è stata superata ormai da tempo.
Grazie a lui, l’angelo ha scoperto e capito il proprio corpo da umano: completamente lontano dall’astratta fisionomia celeste in cui tutto è etereo. E’ per questo che il suo tramite, Jimmy Novak, è diventato più di un semplice involucro di carne con cui camminare sulla terra. Ora è il suo corpo: imperfetto, certo, che ama abbandonarsi ai piaceri terreni di qualsiasi tipo, ma suo.
Si appoggia al petto di Dean, il respiro leggermente affannoso mentre le sue mani gli accarezzano la schiena come a un gatto. Non ci è ancora del tutto abituato, non per niente perde la propria grazia da angelo e urla selvaggiamente a ogni orgasmo rimanendo senza fiato.
- Stai migliorando. –
Lo spinge via gentilmente, ma non lo lascia allontanarsi, in un attimo il cacciatore è già sopra Castiel a baciarlo e palparlo in ogni centimetro toccabile. Struscia il proprio membro ancora eretto contro quello del compagno che trema tutto eccitato.
- Dean... –
Sembra un avvertimento, ma ciò non ferma il cacciatore: la sua lingua arriva sui capezzoli dell’angelo per leccarli avidamente facendo gemere Castiel quasi fuori dal proprio controllo. Sul giovane fa uno strano effetto, con il suo amante di resistenza all’apice si abbassa precipitosamente.
Appena Castiel viene su di lui, Dean lo segue a ruota, le sue labbra umide e carnose salgono dal petto alla clavicola, all’incavo del collo.
Prima traccia un percorso con la lingua, poi sceglie un punto e inizia a succhiare con vigore come se beva da una cannuccia. E’ una cosa nuova per Castiel, ma non ha nemmeno il tempo di chiedere, Dean si è già staccato per rispondere alla domanda silenziosa.
- Questo si chiama succhiotto. –
Il cacciatore si sposta al suo fianco, soddisfatto. Castiel si alza a sedere. C’è uno specchio in un angolo della camera: è abbastanza vicino al letto perché possa riflettere la figura dell’angelo, lo sguardo fisso sul riflesso proprio collo dove l’impronta delle bocca dell’amante diviene sempre più scura.
Decide di non guarirla con la rapidità di un angelo. Gli piaceva.
heavenmayburn: (Zechs {chains})

GUNDAM WING Heero Yuy/Relena Darlian, "Oh, Heero!"

[personal profile] heavenmayburn 2011-02-08 08:01 pm (UTC)(link)
[How it all begins…]

[…]

Non ce ne fu il tempo, Relena lo abbracciò di slancio e tutto quello che Heero avrebbe voluto dire gli morì sulle labbra.
Se proprio in quel momento le parole di Odin non avessero cominciato a risuonargli nella testa, forse l’avrebbe allontanata. Ma l’unica cosa che il suo cuore riuscì a notare era come si sentisse al posto giusto, come tutto sembrasse al posto giusto, su quella terrazza.
Era così che doveva andare…
Intrecciò le dita nei suoi capelli lunghi ed abbassò il viso, andando in cerca delle sue labbra. Appena si sfiorarono, Relena spalancò gli occhi e dalle sua labbra le uscì un sospiro.
La sua bocca era calda e morbida, e lei teneva le dita strette intorno alla stoffa della sua maglia, impedendogli di muoversi.
Ma Heero quella sera non sarebbe andato da nessuna parte.
Era così che doveva andare.
Per la prima volta da quando era nato, Heero decise di fidarsi completamente del suo cuore, perché sembrava sapere che quello che fosse giusto molto meglio di lui.
Le prese dolcemente la mano e la portò verso il letto, inginocchiandosi accanto a lei sulle coperte di seta.
Alla cieca, cercò il fiocco che teneva uniti i suoi capelli e lo sciolse, lasciando che le incorniciassero il viso. Relena continuava a cercare le sue labbra, continuava a baciarlo. Sembrava che non avesse bisogno di respirare, l’unica cosa che avesse importanza era Heero, e questa consapevolezza lo faceva sentire bene, in un modo in cui non si era mai sentito prima.

Le slacciò la giacca e le accarezzò la pelle chiara con il palmo della mano, mentre lei si sporgeva più avanti.
Relena si tolse anche la gonna, rimanendo in biancheria ed aiutò Heero a fare altrettanto. Cercò le sue mani e le strinse forte, mentre lo baciava di nuovo. Aveva aspettato per così tanto quel momento ed ora aveva tutta l’intenzione di imprimersi nella memoria ogni gesto, anche il più banale, cercare ogni più piccolo contatto.
Heero era lì, ancora una volta nel momento in cui aveva più bisogno era davanti a se.
-Heero…- sussurrò quando lui gli slacciò il reggiseno e si chino per baciarle il seno. –Oh, Heero…-
Ora che aveva deciso di lasciarsi andare si rese conto che era tutto estremamente facile e che ogni suo istinto lo stava conducendo verso Relena. Probabilmente l’aveva sempre fatto, ma ora che la guerra era finita, questo non lo spaventava più. Non era più una missione che non era riuscito a portare a termine, una persona i cui atteggiamenti erano un totale mistero; adesso le cose stavano prendendo linee più definite. Non sapeva se, come diceva Duo, lui fosse innamorato; Heero non aveva mai provato niente del genere nella sua vita. Ma dare un nome a nome a quella sensazione sembrava essere la cosa meno importante.

Relena gli prese dolcemente una mano e la portò verso il proprio bacino. Nemmeno lei aveva ben chiaro quello che stavano per fare, non era mai stata vicino ad una persona nel modo in cui erano vicini lei e Heero in quel momento, ma ora era con lui ed era certa che sarebbe andato bene comunque.
Dopo qualche esitazione, le abbassò le mutandine e la penetrò con le dita; lei cercò di nuovo la sua bocca, soffiandogli sulle labbra un gemito soffuso. -Heero…Heero… Oh, Heero…-
Sembrava non riuscisse a dire altro, e Heero sorrise.
E poi ci furono altri baci ed il suo nome sospirato ancora e ancora e ancora…
Quando Heero tolse la mano e, baciandola con passione, entrò dentro di lei, il suo nome divenne meno chiaro, sostituito da un mormorio indistinto dai gemiti e i sospiri.
Heero le bloccò le mani sulla trapunta colorata, sopra la testa, e continuò a muoversi. Relena aveva il viso arrossato e la schiena incurvata, mentre cercava di seguire i suoi movimenti.
Ad ogni spinta Heero sentiva il piacere resettargli il cervello come una scossa elettrica, e allora stringeva più forte le sue mani, chinandosi verso di lei e baciandole il viso.
-Heero…- sussurrò Relena con gli occhi lucidi.
E poi la vista di Heero si annebbiò e nella sua mente ci fu un totale blackout, mentre la raggiungeva nell’orgasmo.

[…]
Edited 2011-02-08 20:08 (UTC)

RPF 30 SECONDS TO MARS/GREEN DAY Billie Joe Armstrong/Jared Leto "Odio quel fottuto occhi-verdi"

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-08 08:12 pm (UTC)(link)
Vuoi leggerla tutta intera? Vai qui! (http://livin-derevel.livejournal.com/62604.html#cutid1)

Chiudo gli occhi quando comincia a fare sul serio, quando pian piano comincia a masturbarmi, stringo i pugni e tendo le manette che mi tengono legato alla spalliera del letto, cerco di non perdermi nel mare di sensazioni che già mi stanno invadendo prepotenti, cerco di resistere a lui, al suo profumo, alle sue mosse, cerco di non pensare alle sue cosce che si stanno sfregando contro le mie, e sussulto quando sento la sua lingua leccarmi il mento, calda, umida, soda, mi ricorda terribilmente lui, mi fa impazzire, senza accorgermene mi rilasso sotto i suoi movimenti, cerco i suoi baci, mi accorgo di voler sentire la sua voce all’orecchio.
Mi mordo il labbro inferiore quando le sue dita si fanno più spudorate, più incisive sul mio membro, calcano quel tanto che basta per mandarmi in delirio, premono sull’asta, mi sfiora con l’unghia la linea mediana, inarco la schiena come per riflesso condizionato, ansimando senza riuscire a trattenermi. Sento i suoi capelli scivolarmi lungo il viso, mi lascio totalmente andare tendendo sempre più le catene di ferro, mi spingo contro di lui quando mi sfiora il glande, mi sento bagnato, duro, turgido e pieno, appoggio la fronte sudata sulla sua spalla quando mi tortura il frenulo con un movimento altalenante del pollice che mi fa schizzare gli ormoni alle stelle, mugolo contro la sua pelle come un animale in carenza di attenzioni, mi sciolgo letteralmente contro il suo bollore, ogni millimetro in più che mi tortura è un’eternità che mi si condensa nelle vene, e un piacere densissimo, viscerale mi sale dal ventre, lo so, lo dovrei sapere, è tutto sbagliato, io non dovrei essere qui con lui, non dovrei essere qui a farmi scopare!
E invece ci sono, perché non appena vedo i suoi occhi non ragiono più, mi fanno venire in mente parole oscene sussurrate nel buio di una sala, le sue mani che solcano il mio corpo, e ormai hanno imparato passo per passo i miei punti deboli, è in grado di fare di me ciò che vuole, e la cosa peggiore è che io godo a farmelo fare.
Mi piace da morire, non riesco a farne a meno.
Mi mordo il labbro inferiore quando le sue dita si fanno più spudorate, più incisive sul mio membro, calcano quel tanto che basta per mandarmi in delirio, premono sull’asta, mi sfiora con l’unghia la linea mediana, inarco la schiena come per riflesso condizionato, ansimando senza riuscire a trattenermi. Sento i suoi capelli scivolarmi lungo il viso, mi lascio totalmente andare tendendo sempre più le catene di ferro, mi spingo contro di lui quando mi sfiora il glande, mi sento bagnato, duro, turgido e pieno, appoggio la fronte sudata sulla sua spalla quando mi tortura il frenulo con un movimento altalenante del pollice che mi fa schizzare gli ormoni alle stelle, mugolo contro la sua pelle come un animale in carenza di attenzioni, mi sciolgo letteralmente contro il suo bollore, ogni millimetro in più che mi tortura è un’eternità che mi si condensa nelle vene, e un piacere densissimo, viscerale mi sale dal ventre, lo so, lo dovrei sapere, è tutto sbagliato, io non dovrei essere qui con lui, non dovrei essere qui a farmi scopare!
E invece ci sono, perché non appena vedo i suoi occhi non ragiono più, mi fanno venire in mente parole oscene sussurrate nel buio di una sala, le sue mani che solcano il mio corpo, e ormai hanno imparato passo per passo i miei punti deboli, è in grado di fare di me ciò che vuole, e la cosa peggiore è che io godo a farmelo fare.
Mi piace da morire, non riesco a farne a meno.
Ansimo di nuovo con una goccia di sudore che mi scende lungo il viso, apro le gambe sfregando i capezzoli contro la camicia di Billie Joe, è ruvida, o forse sono io a essere ipersensibile, non m’importa, so solo che sto fremendo di desiderio allo stato puro, sento che ho un morboso bisogno di qualcosa che mi completi, che mi faccia sentire appagato, che contrasti questa sensazione di ascesa che non riesco a controllare.
Tutto questo solo con le dita di Billie Joe a farmi una sega.

Re: RPF 30 SECONDS TO MARS/GREEN DAY Billie Joe Armstrong/Jared Leto "Odio quel fottuto occhi-verdi"

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-08 08:12 pm (UTC)(link)
Ci baciamo. Assaporo le sue labbra che hanno un tenue sapore di cacao, sono morbide, carnose, piacevoli da toccare, da seviziare, da possedere, socchiudo la bocca e gli permetto di entrare, la sua lingua arriva a solleticare la mia, e quella puttana non si sottrae, si stringe in un amplesso bollente, si cercano e si lasciano, si sfregano e si eccitano a vicenda, lo voglio, lo desidero, lo pretendo.
Boccheggio in uno scatto quando sento di aver toccato il confine tra realtà e delirio, mi accascio contro Billie incitandolo coi miei gemiti a continuare ancora, manca poco, manca così poco...
E all’improvviso, tutto si ferma. Billie Joe si ferma.
Mi ci vuole un po’ per rendermene conto, e quando capisco dove mi trovo, apro gli occhi e incontro i suoi, due gemme verde smeraldo che mi osservano languide, feline, mi avvolgono completamente facendomi arrossire, so che dovrei sputargli, ma l’unico pensiero che mi viene sarebbe quello di saltargli addosso.
<< Billie... >> supplico col fiatone, no, non può farlo << Ti prego... >>
Mi sorride, e mi si avvicina, accostando quella splendida bocca al mio orecchio.
<< La chiave è nel cassetto. >>
... Cosa?! E prima che possa chiederglielo, si è già alzato dal letto, lasciami completamente nudo, ammanettato alla spalliera e con un’erezione pulsante ancora in attesa.
<< BILLIE JOE!!! >>
<< Scusa Jared. >> Mi fa un sorriso divertito, questo maledettissimo stronzo! << Ma credimi, è bello così! >>
<< VAFFANCULO! >>
<< Non temere. >> Si piega verso di me, passandomi una mano tra i capelli, accarezzandomi il mento << La prossima volta recupereremo anche questo. >>
Mi bacia, un lunghissimo, caldissimo bacio che mi stronca del tutto, poi mi molla, saluta con un gesto della mano ed esce dalla camera.
Io lo sapevo, stare con lui non mi porta mai nulla di buono, mai! Dovrei smetterla di farmi trascinare dalla sua sensualità, dovrei mandarlo affanculo non appena mi si avvicina con le sue fottute chiare intenzioni, dovrei finire a letto con la bionda più sexy della serata, non correre in camera con Billie come se fossimo conigli in calore!
Perché non riesco a resistergli?!
<< Odio quel fottuto occhi-verdi! >> urlo tanto per sfogare la mia frustrazione.
Ma tanto so che la prossima volta mi darà quello che voglio. Come al solito.

THE VAMPIRE DIARIES Damon/Elena/Stefan, “Piantala, Damon. Stiamo studiando!”

[identity profile] shariaruna.livejournal.com 2011-02-08 08:41 pm (UTC)(link)
Warning: Threesome, Lemon, Fluff

[Storia completa] (http://community.livejournal.com/xmezzalunax/47315.html)

Nonostante il letto di Damon abbia praticamente le stesse dimensioni di una pista d'atterraggio, non è comunque facile, per tre persone impegnate a saltarsi addosso, trovare una posizione confortevole.
Per qualche minuto Damon cede il posto al fratello, rimanendo ad osservare mentre l'altro si china a baciare Elena, che istintivamente allaccia le braccia intorno al suo collo ed affonda le unghie nelle sue spalle muscolose. Poi, non amando particolarmente il ruolo del semplice spettatore, Damon prende ad accarezzare gentilmente i capelli di Elena, che si volta a guardarlo sorridendo, e libera una delle mani per posarla sul suo volto, invitandolo ad avvicinarsi. Damon fa quello che può, passando un braccio intorno alla vita del fratello e chinandosi abbastanza per baciarla.
Elena lo afferra per la camicia e lo tira più vicino a sé, iniziando lentamente a sbottonarla: operazione non proprio facile, con una sola mano a disposizione. Stefan se ne accorge, e con un lampo di malizia negli occhi, decide di semplificarle le cose; un battito di ciglia più tardi, le loro posizioni sono rovesciate: ora Damon è schiacciato contro il letto, e loro due gli sono sopra, sorridenti ed assolutamente determinati a far sparire tutti quei vestiti che lui ha ancora addosso. La camicia si volatilizza meno di un minuto dopo, tra le risate di Stefan ed Elena che si litigano i bottoni e lo sguardo di pacato divertimento che Damon rivolge loro. Per liberarlo dei jeans, Elena decide di salirgli a cavalcioni sulle gambe, e di servirsi dello stesso gioco che lui ha usato su di lei poco prima.
Così, guardandolo fisso negli occhi, lascia scivolare con molta calma le mani sulle sue cosce, e poi, dopo essersi limitata a sfiorare delicatamente il rigonfiamento all'altezza dell'inguine – cosa che fa grugnire il vampiro con profondo disappunto –, si decide a slacciargli la cintura.
Accovacciato appena dietro di lei, Stefan la libera della camicia e del reggiseno, e poi, tenendola ben stretta per i fianchi, inizia a posare piccoli baci sulla sua spalla, che diventano via via più simili a leggeri morsi mentre si sposta verso il suo collo.
I jeans di Damon scivolano via, ed improvvisamente le loro posizioni cambiano ancora.
Adesso è Stefan quello incastrato tra il materasso e gli altri due: Elena è sopra di lui, e strofina languidamente il proprio sesso contro il suo membro eretto – Stefan si domanda per un attimo quando e come esattamente i suoi boxer si siano smaterializzati, ma in quella confusione di mani e corpi è difficile tenere il conto degli indumenti che pian piano spariscono –, mentre Damon, anche lui ormai completamente nudo, li sovrasta entrambi.
Stefan tende una mano ad afferrare il volto di Elena, mentre l'altra si serra intorno alla spalla del fratello. La ragazza sorride quando Stefan le accarezza dolcemente la guancia con le dita, e poi chiude gli occhi, gemendo, quando lui, con altrettanta dolcezza, si spinge dentro di lei.
Sistemandosi meglio sopra di lui, Elena si muove ad accoglierlo dentro di sé, dapprima molto adagio, poi in modo sempre più concitato, man mano che il suo sesso inizia a pulsare sempre più forte. Alle sue spalle, Damon la stringe con forza contro il suo petto, aggrappandosi a lei come se ne andasse della propria vita. Elena solleva le braccia all'indietro, stringendolo in uno strano abbraccio al contrario, e lui affonda immediatamente il volto nel suo collo.
Stefan viene con un gemito strozzato, e sentendo quel nuovo calore diffondersi dentro di lei, Elena lo segue subito dopo, con un grido ben più forte.
Pochi istanti dopo, con la mente ancora ottenebrata dal piacere, Elena sente le braccia forti di Damon serrarsi intorno ai suoi fianchi e subito dopo si ritrova di nuovo voltata verso di lui, la schiena schiacciata questa volta contro il petto di Stefan.

Re: THE VAMPIRE DIARIES Damon/Elena/Stefan, “Piantala, Damon. Stiamo studiando!”

[identity profile] shariaruna.livejournal.com 2011-02-08 08:42 pm (UTC)(link)
Damon la penetra con più rudezza del fratello, e le sue spinte sono decisamente più violente e profonde. Elena vorrebbe urlare ancora, ma non è sicura di avere abbastanza voce per farlo. Stremata dal piacere, chiude gli occhi e lascia che Damon, un affondo dopo l'altro, si perda sempre di più dentro lei; per un attimo è tutto troppo bello e perfetto per avere un senso – non che Elena senta il bisogno di trovare un senso a tutto questo, comunque, non con Damon e Stefan che la stringono, la accarezzano e la amano in un modo che Elena non avrebbe mai immaginato possibile, fino a non molto tempo fa.
Il secondo orgasmo è violento e travolgente come il primo, ed Elena sospira forte e trema, stretta tra le braccia dei due vampiri. Poco dopo Damon viene dentro di lei, mormorando il suo nome e qualcosa che suona molto simile ad un ti amo.
Solo a quel punto si accasciano sull'enorme letto, esausti e stremati dal piacere.
Tutto intorno a loro è un casino di lenzuola, vestiti, fogli e libri. Fortuna che Damon non ha mai avuto la mania dell'ordine.

[...] (http://community.livejournal.com/xmezzalunax/47315.html)

[The Vampire Diaries] Damon/Stefan, Nella buona e nella cattiva sorte

[identity profile] ladyaika.livejournal.com 2011-02-08 10:01 pm (UTC)(link)
[non so chi dei due sia più ooc, questa roba non ha una trama, ma del resto quando mai si è parlato di trama in una pwp?]

A volte Damon pensa che essere fratelli sia più o meno come essere sposati.
Nella buona e nella cattiva sorte.
Peccato che sia una sorte che non si possa scegliere da soli, altrimenti Damon non avrebbe mai scelto un fratello come Stefan, considerato quanto i loro caratteri siano divergenti.
Stefan, con il suo cuore tenero, gli occhioni da cerbiatto e il suo assoluto rifiuto di nutrirsi di sangue adatto a dei vampiri che si rispettino, è una nemesi per Damon, che invece ha fatto del sangue umano il suo cibo preferito e dei suoi occhi gelidi uno scudo contro il mondo.
Capita però che la sfortuna di avere un fratello così noiosamente perbene diventi una fortuna, specialmente quando Damon torna a casa dopo una notte spesa in una inutile e stancante caccia e trova Stefan seduto in salotto – ad aspettarlo? - apparentemente immerso nella lettura di un libro.
- È andata male, stanotte? - Stefan ridacchia.
- 'fanculo, Stefan.
- Sì, è andata male. - indovina il fratello, avvicinandosi a lui.
Damon si siede sul divano e Stefan gli accarezza i capelli, in uno strano moto d'affetto. Non protesta, nonostante la situazione gli sembri tutto meno che normale.
E, ASSURDO, non protesta nemmeno quando Stefan lo fa distendere sul divano, gli sbottona i pantaloni e si mette cavalcioni su di lui, sollevandogli la maglia e accarezzandogli il petto.
- Facciamo che stanotte ti aiuto io a recuperare le forze.
Si arrotola la manica della camicia e gli porge il polso, con gli occhi che brillavano, forse orgogliosi di quello che stava facendo.
- Ma sei impazzito? Il tuo sangue sa di schifezze... di animaletti di poco conto. È come decidere di ubriacarsi con una birra analcolica. - risponde caustico Damon.
- Avanti, fratellino, non fare lo schizzinoso.
Stefan lo sorprende quando lo bacia sulle labbra, leccandole lentamente con la lingua.
- Non mi dirai che non ti piace nemmeno questo.
Deve aver bevuto. Questa è l'unica spiegazione adducibile al suo comportamento. Probabilmente si è scolato metà della sua preziosissima bottiglia di whisky, e adesso è ubriaco. Ma a Damon – a parte per il whisky – la situazione non sembra dispiacere.
Stefan gli sbottona la camicia e lui lo asseconda, cercando di ribaltare le posizioni.
- Ti ho detto che stasera ti aiuto io a recuperare le forze. - ammicca Stefan.
Dopo qualche secondo Damon sente la sua lingua in zone decisamente pericolose. Scoppia quasi a ridere, pensando di essersi rincoglionito fino al punto da immaginare che... Cazzo! Stefan gli sta davvero facendo un pompino e, deve ammetterlo, si tratta di uno dei pompini più spettacolari che Damon abbia mai ricevuto.
- Ah... così... così. - gli affonda le mani fra i capelli, cercando di guidarne i movimenti.
- Dunque ti piace, giusto, fratellino?
Non si era mai reso conto di quanto Stefan amasse giocare col fuoco. Damon socchiude gli occhi e ridacchia.
- Non più di quanto piaccia a te, fratellino. Adesso perché non mi scopi, se hai il coraggio?
Stefan – sì, deve essere decisamente sbronzo, dato che ha perso davvero ogni limite e sembra meno smidollato del solito – ride a sua volta e sussurra al suo orecchio.
- Come vuoi tu, Damon.
Damon si ritrova a faccia in giù contro il divano, con le dita di Stefan che giocano con l'apertura delle natiche. È una lenta tortura, resa ancora più atroce dai sospiri osceni che escono dalla bocca del fratello.
- Sei davvero sicuro? - chiede, ancora una volta, un ghigno sadico a provare quanto ami lasciarlo sulle spine.
- Cazzo, ti ho detto di sì, scopami e basta.
Le spinte si susseguono prima lente e prudenti, per abituarlo al dolore della penetrazione, ma ben presto Stefan perde il controllo e si fa sempre più irruento, mormorando sconcezze di ogni tipo, fino a quando non lo sente mormorare – o urlare? - che sta venendo.
Il calore dell'orgasmo lo avvolge stordendogli i sensi, mentre Stefan preme la guancia contro la sua schiena.
Si rialzano dopo qualche minuto, senza scambiare una parola. Damon si versa semplicemente da bere, osservando sottecchi Stefan. Il suo comportamento è davvero troppo strano.

Re: [The Vampire Diaries] Damon/Stefan, Nella buona e nella cattiva sorte

[identity profile] ladyaika.livejournal.com 2011-02-08 10:01 pm (UTC)(link)
- Ma si può sapere che hai stasera? Elena ti ha mandato in bianco? - chiede.
- Oh, ma non può essere solo che abbia avuto pietà del mio povero fratellino e abbia voluto essergli d'aiuto? - replica Stefan, decisamente stralunato.
- Mmh, se lo dici tu. - Damon alza le spalle, rassegnato. E per la verità non troppo interessato a sapere altro. Lui odia le chiacchiere inutili.
- E adesso... Perché non ti rifocilli come si deve? - chiede Stefan, porgendo nuovamente il braccio a Damon, che stavolta lo morde senza farsi pregare.
Succhia il sangue del fratello come a stringere un legame forte e duraturo, che va oltre ogni cosa. Del resto sono pur sempre fratelli. Nella buona e nella cattiva sorte. E non esiste morte che possa separarli.

IRON MAN Armatura/Tony Stark, "Awwww, it fits very well"

[identity profile] livin-derevel.livejournal.com 2011-02-08 10:04 pm (UTC)(link)
Freddo metallo e cuore di palladio


Gli venne la pelle d’oca al solo contatto, alla mattina presto si sentiva sempre un po’ ipersensibile, soprattutto nelle giornate di pioggia, il cuore di palladio reagiva a chissà quali impulsi neurologici, facendogli provare una gradevole sensazione di fremito nella carne, ogni tanto.
L’idea era malsana, ma chi se ne fregava, tanto viveva da solo.
Ordinò al robot di fargli indossare l’armatura, e sapeva benissimo a cosa stava per andare incontro.
Quando le parti iniziarono a comporsi sul suo corpo, partì il delirio dei sensi, dio!, ma com’era possibile che gli succedesse una cosa del genere? O meglio, com’era possibile che fosse così dannatamente sensuale, com’era possibile che il solo indossare una macchina assemblata potesse rivelarsi così tremendamente erotico?
Il freddo del metallo duro che gli si incollava alla pelle calda creando un contrasto semplicemente estasiante, aderiva a lui come una pasta soda ma liscia, diventando immediatamente tiepida, si fondeva con lui in un lungo brivido, come se qualcuno gli avesse leccato umidamente il collo.
Poi sulle cosce, quella zona era particolarmente sensibile, ogni volta gli mancava il fiato, l’armatura lo trattava con estrema grazia, e anche con un poco di impudicizia, si accostava a lui pian piano e poi lo prendeva letteralmente facendogli irrigidire la schiena, lo stesso succedeva per quanto riguardava i glutei, stava iniziando a pensare che lo facesse apposta, che la simbiosi tra loro due fosse arrivata ad un livello tale da superare la barriera dell’umana comprensione fino a scendere ai piani più intimi, fino a toccare corde senza nome.
Che però erano capolavori di pulsione erotica degni di nota.
Tony rabbrividì di piacere quando l’armatura gli si completò sul ventre e sul torace, sfiorandogli i capezzoli e il cuore artificiale, lo trapassò con una scarica di pura passione carnale che si diffuse per ogni frammento del suo corpo di ossa e sangue, avvertì un formicolio generale, una sorta di stato di grazia totale che lo fece sentire bene, benissimo, fin troppo, sentì l’armatura come scivolare su di lui, come se si fosse trovato nelle acque calde dell’Egeo, rilassante, delizioso, ardente che gli scavava fin nell’anima e trovava spazio tra i suoi ormoni, facendogli provare una sensazione simile all’orgasmo, più mentale che fisica, ma che comunque lo stordì fino a fargli perdere l’equilibrio, costringendolo a prendersi qualche minuto prima di ritornare coi piedi per terra.
<< Tutto bene, signore? >> domandò Jarvis configurando la visione negli occhi di Tony.
<< Be... Benissimo. >> annuì rimettendosi in piedi. In effetti non poteva certo dire di sentirsi male, anzi! << Awwww, it fits very well! >>

Re: IRON MAN Armatura/Tony Stark, "Awwww, it fits very well"

[identity profile] cosmicloud.livejournal.com 2011-02-09 03:58 pm (UTC)(link)
ho proposto io questo scempio e ti sto stimando moltissimo. *_*

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