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Titolo: Barando su un'unica lettera [Aibofobia]
Autore: [livejournal.com profile] eryslash
Fandom: Heroes RPF
Personaggi: Adrian Pasdar, Milo Ventimiglia, Hayden Panettiere...e Jack Coleman, più o meno.
Pairing: Milo/Hayden, Adrian/Milo
Rating: R+
Conteggio parole: 2,170
Note: Questa fic mi ronza in testa da quando è in giro la notizia che Hayden, lasciata finalmente la casa di mamma e papà, sia andata a vivere con l'amica Kristen Bell. Non ho il coraggio di spezzare il cuore di Milo tanto da scriverci del femmeslash, nonostante ci sia lo spunto...ma di farlo impazzire un po', ce l'ho eccome. Il titolo (per cui ringrazio [livejournal.com profile] matty_parkman) è una citazione da una canzone di De Andre' “Ballando con una sconosciuta” e si riferisce al non-anagramma felicità/facilità, mentre l'aibofobia è una parola palindroma inventata usata per descrivere la paura dei polindromi stessi. Un grazie infinito alle mie beta, [livejournal.com profile] kimmy_dreamer e [livejournal.com profile] juliette_saito (non [livejournal.com profile] fiorediloto stavolta, perchè ai tempi era troppo occupata a ultimare IL CAPOLAVORO CHE ORA TROVATE SUL SUO JOURNAL. FILATE.)
Scritta per la Disfida. TEAM LAMBDA, FTW!




Hai tante cose. Un nome italiano, impronunciabile dalla maggior parte dei tuoi connazionali; due sorelle insopportabili che adori ma non senti molto più spesso di quanto devi; una casa grande (l'enormità è quello che Hollywood si aspetta, ma l'enormità non fa per te); trent'anni suonati; una carriera che viene definita in ascesa.

E ci sono cose che non hai. Come, ad esempio, la più pallida idea di cosa cazzo ti passi per la testa.

“Milo, mi hai sentito? Milo. Mi. Miiiiiiiiiilo?”

Ti riprendi e ti affretti a sorridere. “Sì, scusa Hay, ci sono. Certo, certo che vengo alla festa. Solo se l'unica macchina fotografica in giro è quella di Adri, la sai la regola.”

Non sembra convinta ma ha fretta, quindi ricambia il sorriso, “Ah, be', se avere in giro Adrian con una macchina fotografica ti tranquillizza, okay,” e ti saluta con la mano prima di sparire dall'altra parte del parcheggio. Niente passaggio, oggi, ovvio. Torna a casa con Kristen. A casa loro.

Rimani qualche secondo imbambolato; nulla di preoccupante, davvero, almeno l'espressione vuota si è trasformata in un aggrottarsi di sopracciglia. È un progresso, dice il tuo Jack Coleman interiore, togliendosi le cuffie del mangianastri (impegnato a masticare una porzione di Yellow Submarine, mai scotta) solo il tempo che basta per concederti la perla di saggezza di turno. Se non fosse un frammento della tua immaginazione, saresti decisamente snervato dal suo comportamento. No, aspetta – lo sei comunque.

Forse non dipende dalle voci immaginarie dei tuoi colleghi, però. Forse dipende dal fatto che, oh, già, hai scoperto di essere deluso perchè la tua ragazza di diciotto anni non sta vivendo con te.

No, davvero. Che cazzo ti sta passando per la testa?, e per una volta sei tu a parlarti, il che è carino e soprattutto utile, perchè sei l'unico capace di porre domande sensate. Soprattutto a te stesso.
Peccato che tu non trovi il tempo di risponderti, per colpa di una poderosa mano familiare, colpevole di molte altre cose, spiaccicatasi all'improvviso su una tua spalla. Ti ritrovi accanto un sorriso stanco che stende una faccia conosciuta, “Ehi, Mi”.
L'”Ehi” che mormori in risposta è un riflesso spontaneo, non una vera e propria reazione. Adrian non ti lancia occhiate strane, e tu gliene sei grato; lasci che il suo braccio scivoli attorno alle tue spalle e si agganci così vicino al tuo collo che, se fossi dell'umore adatto, scherzeresti su come finalmente potrete cancellare il breath play dalla lista delle cose da provare, sul post-it giallo che Adrain tiene nel tuo comodino.

“Ma guarda, sono senza un posto dove bere, mangiare o dormire. Ahimè, ahimè. Davvero mi offri il pranzo, amico mio? Ma grazie. Ti adoro. E non lo dico a tutti i colleghi. Solo a quelli con il cognome italiano. Ops...”

“Blah blah blah. Monologo,” dici a bassa voce, tirando fuori le chiavi della macchina e aprendo la portiera del passeggero per Adrian. Un altro riflesso. Cominciano a diventare fastidiosi. Quando ti dai fastidio da solo..., fa per dire il tuo Jack Coleman interiore, ma sta prendendo la parola un po' troppo spesso, quindi lo scacci come fosse una mosca senza farlo continuare. Purtroppo, come una mosca, ritorna, puntuale. È il momento di dare fastidio a qualcun altro.

“Questo è il biglietto più strano che tu abbia mai pescato in un biscottino della fortuna. Rivenditelo con qualcun altro.”

“Mi, parli da solo? Non è una cosa molto sana da fare. Non che sia contrario al non essere sani, ma è meglio evitarlo mentre si guida.”

Tanto la strada la sai ad occhi chiusi. Lanci un'occhiataccia a quell'uomo vizioso e viziato che si auto-invita ovunque, e rispondi secco “Sì, parlo da solo.”

Adrian sorride e alza le mani in gesto di resa, “Ehi, calma. Oh, siamo arrivati.”

“Me n'ero accorto,” rispondi, anche se non è vero, e mentre parcheggi continui a sentirti il suo sguardo divertito addosso, e quello ti irrita anche più dei tuoi riflessi. Forse perchè ne scatena qualcuno.

Entrate in un silenzio così sorprendente che non è neanche rilassante – hai troppo paura che Adrian lo spezzi crudelmente, e con lui i tuoi nervi. Li senti farsi sempre più sottili, sfibrarsi, piano piano. Avresti dovuto lasciarlo a piedi, tanto qualcuno l'avrebbe raccattato per la notte. Adrian è sempre stato molto raccattabile.

Ti chiudi la porta alle spalle e vai dritto in camera, perchè la tua testa scoppia tra incazzatura e confusione e spossatezza generale, di quella pesante che solo nove ore di riprese possono mollarti addosso.
Adrian ti blocca a metà strada, la mano che si assesta su quel solco che deve sicuramente aver lasciato sulla tua spalla, dopo più di due anni di prendiappoggiastringi nello stesso punto.

“Be', niente cena? Voglio carne.”

Ecco a voi, signori e signore, “Come Provarci nel Modo Più Stupido Possibile”, di Mr. Pasdar, pensi alzando un sopracciglio nella sua direzione.

“Cosa c’è? Ho fame davvero.”

“Tu hai sempre fame, Adrian,” dici alzando gli occhi al cielo, ma pronunciare il suo nome in maniera così stanca ti guadagna solo di essere spinto sulla parete più vicina. Senti un tunk che è la tua testa già dolorante che sbatte leggermente sul solido, poi un grrr che è il ringhio della tua testa molto, molto incazzata con te.

“Che hai, Mi?”

“Non mi va,” lo guardi male, lasciando che ti metta un'altra mano addosso solo perchè se lo respingessi e cominciassi a menarlo, gli faresti troppo male: ci tieni a Beckett, vuoi che sia ancora in grado di riconoscere suo padre quando lo rivede.

“Oh ma non parlo di quello. Che cos'hai, Cristo?”

“Non mi va, perchè, è un problema? Sai, anche Hay ha sempre fame. Non sopporto più tutto questo essere affamati e appiccicosi, le battutine di Jack che è nella mia testa, la mia fottuta povera testa che vuole solo stare in pace e non essere sbattuta sui muri, voi che ve la sbattete, quella e tutto il resto, e dieci minuti dopo sparite da qui e tornate nelle vostre case, con le vostre mogli.”

Non sei sicuro di quello che hai appena detto. Hai parlato? Perchè hai sentito solo il suono dei tuoi nervi cedere, ed era parecchio rumoroso.

Adrian molla un po' la presa “...Allora è quello,” e dopo una pausa, aggiunge, con aria molto seria “Ma sai che Kristen non è davvero sposata con Hayden, vero? E non pianificano di farlo, che io sappia. Oddio, è anche vero che adesso c'è la nuova legge in California e...”

“Lo so lo so,” rispondi velocemente, come se fosse un'unica parola: losoloso; poi scuoti la testa e scandendo meglio le parole gli dici che sì, lo sai, ed è solo quando lo vedi mordersi via un sorriso che capisci che stava scherzando. Allora decidi che con tutto il bene che vuoi ai figli di Adrian, non puoi lasciarlo sopravvivere dopo che ha sentito cose che avresti detto solo da ubriaco (hai smesso di bere anche per via dei tuoi lunghi discorsi, ma non è che spargi la voce in giro). Tanto è un padre folle e insano in ogni caso.
Gli dai un pugno, e il suono di nocche e zigomi che si scontrano è più che soddisfacente per le tue orecchie pulsanti.
Adrian attacca la tua camicia con una manovra su cui gli hai lasciato fare fin troppa pratica – arretri, ti bacia, cadi.

Credi di essere ubriaco di rabbia, e mischiare quel tipo di sbornia con droghe come lo stomaco vuoto e i muscoli provati dal lavoro sul set non fa bene. Non fa bene per niente. Ti ritrovi sopra Adrian e neanche sai come.

Il sapore di saliva e pelle non schiarisce le idee, e anche se nel corso di mezz'ora ti viene quasi succhiata via l'anima da posti in cui l'anima sicuramente non risiede, la situazione non cambia molto.


Un po’ di tempo dopo, vi ritrovate in un'altra stanza (quando e come siete strisciati fin lì?), che non è comunque la camera da letto, sul pavimento che avete scaldato. Hai i gomiti sul parquet e il mento sulle mani, il bastardo accanto a te appoggiato su un gomito come una sirena. Ti passa la mano tra i capelli, e ha le unghie più lunghe di Hayden (che si comprasse un cazzo di plettro per suonare, invece di lasciarle crescere così); quindi non è una sensazione poco piacevole. Non gli stai dicendo di fermarsi, ecco.
Ma dopotutto, non glielo dici mai.

“Bene, Milo. Cosa abbiamo imparato oggi?”

“Non lo so, signora maestra. Che io so fare i pompini meglio?”
Adrian ti dà uno scappellotto. Ha ancora la camicia addosso ed è un po' ridicolo e un po’ sexy, nudo tranne che per quello straccio bagnato di sudore.

“Bugiardo, non è vero. No, Mi. Abbiamo imparato che sei un idiota. E cosa c'è di nuovo, mi direte, tu e il resto della classe?”

“Guarda che c'è solo Jack nel mio cervello, non ho altre personalità.”

“Così tu credi,” sentenzia con aria misteriosa.

“Mh,” fai spallucce e chiudi gli occhi. Non stai pensando. Ma improvvisamente stai parlando. Non è una cosa che va bene. Per niente.

“Non sta andando bene. Non può andare bene. L'hai visto, no? Lei vuole vivere con le amiche. Ha altre priorità. Cristo, Adrian, non l'ho detto a nessuno ma io al matrimonio ci penso. Non è come tre anni fa, con Alexis. Ma questa volta è lei a non essere pronta, è una ragazzina. Forse dovremmo lasciar perdere.”

La sculacciata non fa tanto male, ma lo schiaffone che arriva subito dopo sì. “Ahia!

“Esattamente quello che stavo dicendo. Un idiota,” Adrian sospira. “Ascoltami adesso, ragazzo. Quella ragazzina è la cosa più bella che tu abbia mai visto, e so che lo pensi ogni santo giorno che la vedi. E lei ti muore dietro. È pazza di te, sul serio, ma non così fuori di testa da passare ventiquattr'ore su ventiquattro con te. Non perchè ha diciotto anni, ma perchè neanch'io ti sopporterei così a lungo, Cristo. E amico, lasciatelo dire: sì, ha diciotto anni. Ma non sei vecchio. E quella lì è folle abbastanza da essere lei a chiederti di sposarla, tra un paio d'anni. Voglio dire, hai letto il suo diario? È da quando neanche se l'era segnato sul calendario il suo diciottesimo compleanno che scrive cose come 'Oh mio dio, stavolta, tipo, gli devo assolutamente dire che mi piace. Non ci saranno scuse, niente rumori di set che crollano a distrarci o Adrian che arriva e interrompe e se lo porta chissà dove', e il giorno dopo 'Caro Diario, non ce l'ho fatta. È troppo bello e perfetto'...”

“Hai davvero letto il suo diario?” chiedi scandalizzato.

“Ma no, segui il ragionamento! Concentrati sul concetto,” altra sculacciata. Ufficialmente, potete togliere anche lo spanking dalla lista di cose da fare.

“Non puoi avere tutto adesso, Mi. E lasciarla? Non parliamone neanche. Saresti insopportabile, non riuscirei più a lavorare con te,” ti strappa un sorriso. “Sto dicendo che avete già tanto. Se ti sembra poco, non siete voi due il problema, solo tu e la tua stupidità. E avrete di più, avrete fin troppo. Dio, finirete con dieci figli e due cani, o l'inverso, secondo me.”

Aggrotti le sopracciglia. Devi essere davvero ubriaco di qualcosa, se quel che dice Adrian ha un qualche senso nel tuo cervello. Be', tranne l'ultima parte sui cani e i bambini.
Persino Jack annuisce silenziosamente, e ha messo giù le cuffie per ascoltare.

“Tu continua a pensarci ragazzino. Io striscio fino al divano che ho sonno. L'indirizzo a cui mandare l'assegno lo sai, è un piacere farti da psichiatra. 'Notte.”

Adrian si allontana, e tu ci pensi un altro po', come da copione. Ti addormenti pensando a capelli biondi sul tuo petto e smettendo finalmente, finalmente di pensare a vestiti da sposa e a tutte quelle cose che sono semplicemente troppo.
Sei un po' lento, a volte: ti ci è voluto un giro per l'Europa per accorgerti che lei non era più una bambina. Adesso, però, ti ci è voluta solo una scopata con Adrian per capire che dopotutto, è ancora un po' bambina, e va bene.
In effetti, stai migliorando.


“Ehi Mi, buongiorno,” ti saluta Hayden nel parcheggio del set, con voce tremante e uno sbadiglio coperto da una gigantesca tazza di caffè.
“Buongiorno,” ricambi schioccandole un bacio sulla fronte e abbracciandola. “Sei bellissima. Sono così contento che non viviamo insieme.”
Adrian è due passi indietro, e appena vi raggiunge rassicura Hayden dicendole che no, non hai fumato, ti lancia un sorriso ed entra nell'ascensore fischiettando.
“Ho bisogno di più caffè. Parli come il resto di questa banda di matti, il che significa che ho allucinazioni uditive o cose del genere.”
Ridi e annuisci, tenendola ancora stretta, nella sua t-shirt bianca e coda di cavallo spazzolata appena. È così piccola, ma non è poco per niente.

Sei ancora ubriaco, Milo. Ci si ubriaca anche di persone, non solo di alcolici, sai?
Jack sa di parlare a vuoto, ormai: si rimette All you need is Love nelle orecchie, e sorride.


Date: 2008-12-12 06:41 pm (UTC)
From: [identity profile] eleblack.livejournal.com
Bravissima tesora, e bravissimo tutto il team! <333333
Trovo che Jack stia benissimo nella testa di Mi xD e naturalmente ho adorato i consigli di mamma Adri =P *huggles*

Date: 2008-12-27 10:53 am (UTC)
From: [identity profile] solarial.livejournal.com
Recensione pubblicata su www.criticoni.net. Storia partecipante alla IV Disfida, il voto che apporta alla sua media-squadra è 7.50.

Amrlide
Non è una storia che ho trovato di facile comprensione, probabilmente perché non ne conoscevo a priori i protagonisti. Mi sono persa nella testa di Milo tra i suoi pensieri, il suo alterego e le sue risposte alla realtà che stava vivendo; immagino che sia un effetto voluto dal momento che Milo stesso è in un momento di forte confusione. E avrebbe potuto essere un espediente interessante se nel proseguo si fossero forniti elementi in più per capire il protagonista, la sua depressione, la situazione in genere. Invece il personaggio più tratteggiato risulta essere Adrian, che si presenta come il moralista della situazione. Gli altri, e soprattutto lo stesso Milo che essendo il punto di vista dominante dovrebbe essere quello con cui il lettore entra più in sintonia, risultano appena tratteggiati. Ho finito di leggere il racconto con la sensazione di aver solo sfiorato dei personaggi potenzialmente interessanti. La situazione in cui si trova Milo è chiara perché spiegata nelle note dall’autore, ma non sarebbe male avere dei punti di riferimento in più lungo la storia, soprattutto per chi della serie e dei suoi interpreti e dei loro rapporti ha una conoscenza piuttosto superficiale.

Artemisia89
Forse un po' troppi dialoghi, ma lo stile è buono e molto accattivante. Scritto davvero molto piacevole.

DefenderX
Mi chiedo perché le RPF su Heroes mi risultino molto meno indigeste rispetto a quelle, per esempio, su cantanti o altri attori; in ogni caso è una storia piacevolissima, molto naturale e con ammiccamenti più o meno impliciti e nascosti qua e là. Divertente e scanzonata, con uno stile fresco e scevro da errori, e apprezzabile anche da chi le RPF proprio non le segue, ma sa almeno che faccia hanno Ventimiglia e la Panettiere.
Il vecchio porco qui presente esigeva un po' di sano femmeslash. Vale per la prossima volta, okay?

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