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titolo: Mi sto arrendendo per te, adesso.
fandom: Tokio Hotel
rating: nc-17 (per la tematica più che altro)
Personaggi: Bill Kaulitz/Tom Kaulitz
parole: 1157 (W)
avvertimenti: One-shot, lime, slash, Twincest, linguaggio colorito.
riassunto: sesso tra gemelli, what else? X3
Note dell’autrice: Questa storia è stata scritta da fake!cassiana, io la disconosco! Il titolo è un verso tratto da Sacred dei Tokio Hotel (per la seria fantasia portami via! XD)
Perchè è un costume:Se c’è una cosa che amo meno dello slash sono le rps e se c’è una cosa peggiore delle rps sono le twincest, perciò visto che sono masochista ecco la mia storia! Si, ho usato i poveri fratelli Kaulitz, lo so, è come sparare sulla croce rossa. Spero ardentemente per loro che abbiano una vita, lì fuori!



Disclaimer: i due piccoli Kaulitz non mi appartengono, non li conosco (né ci tengo particolarmente) né intendo dare un’immagine veritiera dei loro caratteri e delle loro vite. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

L’aria odorava di smalto per unghie e lacca. Bill arricciò il naso e sbuffò. La ragazza che gli stava sistemando le mani lo guardava con palese adorazione e il ragazzo alzò gli occhi al cielo. C’erano giorni, e questo era uno di quelli, in cui non ne poteva più di squinzie e stronzate ormonali. Il salone di bellezza era vuoto, la proprietaria aveva acconsentito ad aprirlo a quell’ora di notte per permettere alla giovane star di curare il suo look strambo senza la noia di dover sentire le urla delle ragazzine isteriche. Bill chiuse gli occhi e cominciò a fantasticare. Nessuno sapeva cosa si agitava nella sua anima, nessuno poteva comprendere il suo tormento. Quando restava ad occhi sbarrati per notti intere, rigirandosi tra le lenzuola sfatte senza pace. In quel momento si sentirono le note di una canzone a lui molto nota. L’estetista cominciò a canticchiarla sottovoce.

I'm staring at a broken door,
There's nothing left here anymore.
My room is cold,
It's making me insane.


“Toglila, per favore” mormorò Bill. Ma la ragazza sembrò non averlo sentito e continuò a canticchiare.

I've been waiting here so long,
But the moment seems to 've come,
I see the dark clouds coming up again..
*

“Togli questa merda!” esclamò aprendo finalmente gli occhi il ragazzo. Non ne poteva più. Oh si, la vita della star era esaltante, i concerti lo galvanizzavano fino a lasciarlo senza energie, soldi, fama, fortuna. E ragazze, tante ragazze che gli si buttavano addosso frastornandolo con il loro profumo. E lui ne approfittava, tutta quella fresca carne in offerta…chi sarebbe tanto folle da rifiutare? Ma le notti da solo si rendeva conto che tutte queste cose non lo interessavano realmente, o meglio non lo interessavano più così tanto. Un nuovo tormento aveva preso a torturare la sua mente ed il suo corpo. Un desiderio folle, perverso ma così naturale…
“Ecco fatto! Ti piacciono?” la voce della ragazza interruppe i pensieri di Bill. Lui si guardò le unghie dipinte di nero e rosso. Sorrise lievemente. Se ne strafotteva delle unghie, ma la ragazza era così giovane e piena di entusiasmo che annuì enfaticamente.
“Ottimo lavoro, piccola” la gratificò e nell’andarsene, oltre che una cospicua mancia, le diede un bacio sulle labbra. L’estetista rimase senza parole, rossa in viso.
“Oh, non mi svenire qui!” la salutò la rockstar uscendo.
Fuori lo aspettava l’auto di Peter, una lieve acquerugiola dilavava le strade nere nella notte. Avrebbe voluto starsene da solo, camminare nella pioggia con le mani nelle tasche e il bavero del giubbotto alzato a proteggerlo dal freddo. Ma sia mai che lo lasciassero in pace. Montò velocemente in macchina immusonito.
Arrivarono presto a casa, le strade a quell’ora erano quasi vuote. Bill salutò con un cenno l’autista. Chiuse la porta d’ingresso in silenzio, non voleva svegliare il fratello, ma una volta salito le scale sentì un rumore di doccia. Entrò in camera di Tom, incasinata come al solito percependo odore di fumo, erba e sesso. Quasi si aspettò di trovarvi una tizia sul letto. Non era la prima volta che accadeva. E quelle erano assatanate, appena lo vedevano sembravano impazzire e pretendevano un altro giro di giostra. Certo doveva essere eccitante farsi scopare da due gemelli…lui lo sapeva. Ma per quella sera era stato graziato. Nessuna groupie nel letto, solo Tom che era entrato in quel momento. Aveva un asciugamano intorno alla vita e il petto luccicava, umido.
“Ciao, bello! Cerchi qualcosa?”
Bill scosse la testa e si sedette sul letto. Tom intanto ravanava tra le lenzuola sfatte borbottando tra sé. Alla fine con un grido di trionfo pescò ciò che stava cercando. Con i boxer in mano si voltò verso il fratello.
“Allora, te ne vai? Devo vestirmi” disse leggermente infastidito. Il gemello lo guardò dal basso con uno sguardo strano. Gli occhi scuri erano pozzi profondi di disperazione e desiderio.
“Senti, ma che cazzo ti prende? Sei depresso, non parli, ti sei chiuso in te stesso. Sei strano da quando…ah” Ecco cos’era. Tom si sedette accanto al fratello.
“Ci pensi ancora?” chiese. Bill annuì. Come poteva non pensare a quello che era accaduto un mese addietro, quella notte sfrenata di sesso ed alcol? Avevano cantato una delle nuove canzoni a trl e poi ne era seguita una girandola di autografi, sbevazzate, baci, droga e avevano perso il controllo. Si erano portati qualche ragazza in albergo e si erano dati alla pazza gioia. Un caleidoscopio di mani, lingue che si esploravano in fretta, corpi sudati che si strusciavano con urgenza, bocche da assaporare e gemiti e sospiri. E in tutta quella confusione di membra, le bocche dei gemelli si erano incontrate e le mani si erano strette e le gambe intrecciate. E quando si erano resi conto di quello che stava accadendo si erano separati di colpo, ansimando, guardandosi con un misto di lussuria e colpevolezza.
Tom mise una mano sulla coscia del fratello, lo guardò fisso e lesse negli occhi lo stesso suo desiderio, si avvicinò lentamente e catturò le labbra del gemello. Bill assaporò il sapore metallico del piercing di Tom e aprì maggiormente la bocca, voleva sentire la sua lingua contro quella di lui. Le mani di Tom volarono alla sua maglietta e con furia gliela strapparono di dosso. La lingua del fratello scese lungo la gola, Bill uggiolò di piacere. La pioggia batteva sul vetro con violenza, ma gli unici altri rumori nella stanza erano i loro ansimi e mormorii. La lingua di Tom si era impossessata del capezzolo del fratello torturandolo con incessante lentezza mentre una mano era scivolata fino all’inguine. Bill aprì gli occhi, improvvisamente conscio della morbosità del momento. Fermò la mano di Tom, la sua erezione premeva dolorosamente contro la stoffa dei boxer.
“Non avere paura, va tutto bene” sussurrò il fratello al suo orecchio facendolo tremare col suo respiro caldo. Bill si lasciò andare indietro sul letto, quella situazione era così innaturale, perversa e piacevole. Dopotutto lui non amava né avrebbe mai amato nessun’altro come Tom, lui era parte di sé, era la cosa più importante della sua vita, più del successo, più della musica…perché quand’anche tutto fosse finito sarebbero stati sempre insieme e avrebbero sempre potuto contare l’uno sull’altro. Così lasciò che il fratello continuasse la sua opera, lasciò che facesse scivolare la sua lingua lungo il torace bianco fino a sentirla contro il suo sesso. Ed entrò in paradiso.
Parecchio tempo dopo i due fratelli giacevano sul letto, nudi ed ansimanti, la pioggia era adesso un leggero mormorio, piacevole da sentire. Bill rabbrividì e si tirò un lembo di piumone addosso.
“Merda!” sbottò Tom.
“Cosa?” chiese di rimando Bill, allarmato. Il fratello con un sorrisetto rispose:
“Mi ero appena fatto la doccia!” una smorfia deformò per un momento il suo bel viso. Bill scoppiò a ridere.
“A questo si può porre rimedio” disse dirigendosi ancora nudo verso la porta, poi si voltò con un’espressione maliziosa:
“Vieni?”
Tom sorrise.
“Sicuro!”
E raggiunse il fratello.

*Monsoon, Tokio Hotel

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