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TITOLO: This strange day of sun is my miracle
FANDOM: Sherlock BBC
PERSONAGGI: John Watson, Sherlock Holmes
RATING: PG
BETA: non è betata, perdonate eventuali errori
PAROLE: 633 W
PROMPT:”risveglio al mattino”, il prompt della mia bella nipote[livejournal.com profile] naripolpetta  per il drabble!meme
DISCLAIMER: niente di mio, tutto della BBC. Io non ci guadagno nulla.
NOTE: Polpyyyyna, questo non è esattamente quello che volevo scrivere ma, dopo averla cancellata e ricominciata quattro volte, mi sono arresa /O\ #fail #fail Spero che ti piaccia comunque (almeno un po’) ♥
La drabble è ambientata dopo il finale del terzo episodio. Nel mio personale canon la bomba è esplosa e Jim è riuscito a scappare ^^

 

 

Quando John si sveglia c’è una luce intensissima che riempie ogni angolo della sua stanza, raggi di sole che penetrano dalla finestra e colorano ogni cosa con i loro riflessi dorati. Il che è una cosa abbastanza strana, considerando che vivono a Londra e che vedere una vera e propria giornata di sole può essere considerato un miracolo.
Si gira cautamente nel letto e sente ogni muscolo del proprio corpo tirare e gemere, come se qualcuno glieli avesse schiacciati sotto una pressa uno ad uno; fitte dolorose gli si irradiano lungo il collo e la schiena e percepisce gambe e braccia pesantissime anche stando disteso a letto, mentre i graffi che ha disseminati su viso e mani gli ricordano prontamente la loro presenza iniziando a bruciare e pizzicare.
Nella mente di John si fa strada il ricordo del motivo di tutto quel dolore. Un vortice di acqua turbinante e frammenti di vetro, l’odore acre di bruciato nell’aria, il boato di un’esplosione – l’ennesima della sua vita – che gli rimbomba nelle orecchie. E poi, Sherlock. L’immagine del suo viso pallido nel mezzo di tutto quello. Improvvisamente, sente l’urgenza di alzarsi da quel letto. Sposta le coperte con tutta la velocità che il suo corpo dolorante gli permette e percepisce un brivido lungo la spina dorsale quando i suoi piedi toccano il pavimento freddo. Cammina lentamente, molto più di quanto vorrebbe, perché ogni passo è una lotta contro le fitte di dolore che prova ovunque e il sentirsi così intontito non aiuta di certo.
Quando arriva in cucina il sole gli sembra anche più forte di quello che filtrava nella sua camera e, per un attimo, si trova costretto a strizzare gli occhi. Non appena riesce a mettere a fuco la figura di Holmes in tutta quella luce (John non si aspettava di certo di trovarlo in cucina), però, si rilassa immediatamente e persino il dolore sembra farsi meno intenso, mentre il suo cuore rallenta il ritmo accelerato a cui aveva iniziato a battere senza, quasi, che se ne accorgesse.
Sherlock, ovviamente, si rende subito contro che è nella stanza. Solleva la testa e lo guarda, ma non dice niente. Fissa John con attenzione, puntandogli addosso i suoi occhi acuti e penetranti. Lo scruta con lo sguardo vigile, quello da osservatore infallibile qual è e che sfrutta per giungere alla soluzione dei suoi casi, alla ricerca di qualsiasi dettaglio fuori posto, di qualsiasi indizio che debba metterlo in allarme. Alla fine, si decide a parlare.
“Ho fatto il tè.” dice solo, la mano fasciata che indica la teiera e le due tazze disposte sul tavolo.
“Hai fatto  il tè.” ripete John e non è né una domanda né una vera e proprio affermazione, solo qualcos’altro di raro e miracoloso come una giornata di pieno sole a Londra. Ma, probabilmente, una tazza di tè è esattamente quello che ci vuole in quel momento. Si muove piano verso il tavolo, gli occhi di Sherlock che lo seguono in ogni movimento, e si siede di fronte all’altro uomo.
Osserva il liquido fumante mentre Sherlock lo versa nelle tazze e pensa che, decisamente, dovrebbe dire qualcosa. Hanno così tanto di cui parlare, così tanto da dire e da chiarire. Ma poi, John pensa che può aspettare ancora un po’. Pensa che può ignorare la paura, lo spavento, la preoccupazione e tutto il resto e tornarci su più tardi, come farà Sherlock quando tornerà a lasciarsi assorbire dal bisogno di affrontare di nuovo la sua nemesi, di venire a capo dell’intera faccenda, di capire esattamente e risolvere il mistero che, ancora, si nasconde dietro quella faccenda.
Per il momento sono entrambi vivi, insieme e con una tazza di tè in mano. E anche quello è un miracolo, proprio come Sherlock che prepara il tè o il sole splendente nel cielo di Londra.
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