[Potrei iniziare ad odiare lo slash solo per i guai che mi danno tutti questi pronomi maschili. O forse no. Addio, grammatica italiana, a te posso rinunciare, ma mi tengo il gayp0rn!]
“Ma non avevi detto che...” “Mi consideravo sposato col mio lavoro? Certo che l'ho detto. Ma il matrimonio non implica necessariamente la rinuncia a qualche... esperimento. Non trovi?”, mormorò facendosi più vicino. La mente di John fu improvvisamente affollata da mille idee contrastanti. Una voce sopra le altre urlava che andare a letto con Sherlock sarebbe stata un'idea a dir poco pessima, per vari motivi che andavano dal fatto che appena si conoscevano, a quello, assai contraddittorio, che pensava di poter trovare in Sherlock un vero amico. E soprattutto che sarebbe stata la cosa più sbagliata del mondo lasciarsi usare come esperimento. Sentiva che se avesse voluto mantenere un rapporto con lui senza perdere la propria sanità mentale avrebbe dovuto mettere dei paletti a ciò che l'altro poteva fare con lui. Ma dall'altra parte i mesi e mesi di bisogno e di solitudine auto imposta, di soffocante vuoto esistenziale, sentimentale e fisico, di vita vissuta solo nei ricordi della guerra, urlavano le loro opposte ragioni. Eppure, se fosse stato solo quello, John avrebbe ancora potuto riguadagnare la propria calma, si sarebbe alzato da quel divano e sarebbe uscito. Sapeva, istintivamente, che Sherlock avrebbe rispettato quella decisione, almeno quella, e occasioni simili non si sarebbero ripetute. Fu proprio quell'ultimo pensiero, però, a pesare. Avrebbe dovuto rassicurarlo, e invece lo spaventò. John non si capiva più. Ma non era forse vero che i desideri dei quali non conosciamo l'origine sono quelli che maggiormente fanno presa su di noi? “E' possibile”, si ritrovò ad ammettere, con la gola completamente secca. Sherlock lo fissò per un istante come un gattino curioso, con gli occhi spalancati e l'espressione perplessa. Tutto capiva alla perfezione, meno che le persone. “Sei nervoso?” “Direi di sì!”, sbottò John. Ci mancava solo sentirsi fare il terzo grado. “Perché? Alcuni esperimenti possono avere conseguenze anche mortali, ma non è questo il caso. Oh! Forse hai paura che io possa trasmetterti qualche malattia? Ti assicuro che sono pulito come un bambino.” John iniziava seriamente a pentirsi, ma ormai la fuga non era più un'opzione contemplata. “Sherlock. Per favore. Se ci tieni alla tua cavia allora piantala di parlare.” Il detective sollevò appena un angolo della bocca in una parodia di sorriso che lo faceva sembrare quasi tenero e si spostò in grembo a John. Si chinò su di lui con gli occhi fiduciosamente chiusi; non con la fiducia dell'innamorato, ma di colui che non conosce il rischio. John invece gli occhi li tenne ben aperti fino all'ultimissimo secondo, fino a quando non furono coperti da un paio di boccoli ribelli dell'altro. Si stupì nel rendersi conto che era incredibilmente diverso dal baciare una donna. Non avrebbe pensato di poter percepire tanta differenza solo nelle sue labbra, o nel modo in cui piegava il capo per spingergli la lingua fin sul palato, nel modo in cui lo mordeva -non mordicchiava- o se lo teneva vicino premendogli una mano sulla nuca. Invece la sentiva eccome, e quel bacio così prettamente maschile, e nello stesso tempo così eccitante evocò in John tutta una serie di domande piuttosto scomode. “A cosa pensi?”, domandò Sherlock staccandosi improvvisamente. “Oh, scusa”, aggiunse all'espressione sconvolta che ricevette in risposta, e si affrettò a sfilare di dosso a John il maglione per prevenire eventuali proteste. Lo attirò nuovamente a sé facendogli scorrere una mano gelida sul collo e riprese a baciarlo con maggiore calma. John si lasciò andare, permettendo a quel senso di follia di dominarlo sempre più. Circondò con le braccia i fianchi di Sherlock, il quale in risposta si fece ancora più vicino, ed iniziò a muovere provocatoriamente il bacino su di lui. A John mancò letteralmente il fiato. Le sue mani corsero senza consultarsi col cervello a sbottonare la camicia del coinquilino, che fu accartocciata a terra insieme alla giacca pochi attimi dopo, immediatamente seguita dalla maglietta di John.
SHERLOCK (BBC) John/Sherlock, Esperimento
O forse no. Addio, grammatica italiana, a te posso rinunciare, ma mi tengo il gayp0rn!]
“Ma non avevi detto che...”
“Mi consideravo sposato col mio lavoro? Certo che l'ho detto. Ma il matrimonio non implica necessariamente la rinuncia a qualche... esperimento. Non trovi?”, mormorò facendosi più vicino.
La mente di John fu improvvisamente affollata da mille idee contrastanti. Una voce sopra le altre urlava che andare a letto con Sherlock sarebbe stata un'idea a dir poco pessima, per vari motivi che andavano dal fatto che appena si conoscevano, a quello, assai contraddittorio, che pensava di poter trovare in Sherlock un vero amico. E soprattutto che sarebbe stata la cosa più sbagliata del mondo lasciarsi usare come esperimento. Sentiva che se avesse voluto mantenere un rapporto con lui senza perdere la propria sanità mentale avrebbe dovuto mettere dei paletti a ciò che l'altro poteva fare con lui.
Ma dall'altra parte i mesi e mesi di bisogno e di solitudine auto imposta, di soffocante vuoto esistenziale, sentimentale e fisico, di vita vissuta solo nei ricordi della guerra, urlavano le loro opposte ragioni. Eppure, se fosse stato solo quello, John avrebbe ancora potuto riguadagnare la propria calma, si sarebbe alzato da quel divano e sarebbe uscito. Sapeva, istintivamente, che Sherlock avrebbe rispettato quella decisione, almeno quella, e occasioni simili non si sarebbero ripetute. Fu proprio quell'ultimo pensiero, però, a pesare. Avrebbe dovuto rassicurarlo, e invece lo spaventò. John non si capiva più. Ma non era forse vero che i desideri dei quali non conosciamo l'origine sono quelli che maggiormente fanno presa su di noi?
“E' possibile”, si ritrovò ad ammettere, con la gola completamente secca.
Sherlock lo fissò per un istante come un gattino curioso, con gli occhi spalancati e l'espressione perplessa. Tutto capiva alla perfezione, meno che le persone. “Sei nervoso?”
“Direi di sì!”, sbottò John. Ci mancava solo sentirsi fare il terzo grado.
“Perché? Alcuni esperimenti possono avere conseguenze anche mortali, ma non è questo il caso. Oh! Forse hai paura che io possa trasmetterti qualche malattia? Ti assicuro che sono pulito come un bambino.”
John iniziava seriamente a pentirsi, ma ormai la fuga non era più un'opzione contemplata. “Sherlock. Per favore. Se ci tieni alla tua cavia allora piantala di parlare.”
Il detective sollevò appena un angolo della bocca in una parodia di sorriso che lo faceva sembrare quasi tenero e si spostò in grembo a John. Si chinò su di lui con gli occhi fiduciosamente chiusi; non con la fiducia dell'innamorato, ma di colui che non conosce il rischio.
John invece gli occhi li tenne ben aperti fino all'ultimissimo secondo, fino a quando non furono coperti da un paio di boccoli ribelli dell'altro. Si stupì nel rendersi conto che era incredibilmente diverso dal baciare una donna. Non avrebbe pensato di poter percepire tanta differenza solo nelle sue labbra, o nel modo in cui piegava il capo per spingergli la lingua fin sul palato, nel modo in cui lo mordeva -non mordicchiava- o se lo teneva vicino premendogli una mano sulla nuca. Invece la sentiva eccome, e quel bacio così prettamente maschile, e nello stesso tempo così eccitante evocò in John tutta una serie di domande piuttosto scomode.
“A cosa pensi?”, domandò Sherlock staccandosi improvvisamente. “Oh, scusa”, aggiunse all'espressione sconvolta che ricevette in risposta, e si affrettò a sfilare di dosso a John il maglione per prevenire eventuali proteste. Lo attirò nuovamente a sé facendogli scorrere una mano gelida sul collo e riprese a baciarlo con maggiore calma. John si lasciò andare, permettendo a quel senso di follia di dominarlo sempre più. Circondò con le braccia i fianchi di Sherlock, il quale in risposta si fece ancora più vicino, ed iniziò a muovere provocatoriamente il bacino su di lui. A John mancò letteralmente il fiato. Le sue mani corsero senza consultarsi col cervello a sbottonare la camicia del coinquilino, che fu accartocciata a terra insieme alla giacca pochi attimi dopo, immediatamente seguita dalla maglietta di John.
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