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Titolo: La mia vita con Sherlock
Fandom:  Sherlock BBC 2010
Personaggi:  Sherlock Holmes/John Watson
Parte: 1 di 1
Rating: PG
Diclaimer: I personaggi citati non mi appartengono, ma sono di Arthur Conan Doyle (e di Moffat in questo caso), ed i fatti raccontati non sono mai avvenuti.
Betareader: [livejournal.com profile] nike158 
Prompt: Isola Pinguino: "Isola del Pinguino in vista, con tanti auguri di un felice attracco". "  HMS Maouropia Treasure Hunt di [livejournal.com profile] fanfic_italia 
Avvertimenti: Slash, One Shot
Wordcount:  452(w)
Riassunto: John si divide in quattro per Sherlock. Viene scaraventato da una parte all'altra della città per dei suoi ordini, senza mai ricevere neanche un misero grazie. Tuttavia non riesce a far a meno della sua presenza.

Ero reduce dall'ennesima litigata con Sherlock. Per qualche motivo si aspettava che tutto gli fosse dovuto da me. Non ho mai capito perché aveva fatto fin da subito affidamento sulle mie capacità ma, nonostante passasse la metà della giornata ad espormi le sue deduzioni - annullando qualunque mia ipotesi - riponeva fiducia nelle mie abilità e mi assegnava compiti a non finire, dai più lievi a quelli più pericolosi. Dovevo ammetterlo, a volte mi sentivo usato.
Mi sbatteva in un taxi qualunque e mi ordinava la meta da raggiungere; non che mi lamentassi con lui, però avevo sperato in un 'grazie' o in qualunque altra misera ricompensa.
Ma ormai avevo smesso di sperare.
Quella sera, offeso dall'ennesimo compito che mi aveva rovinato una possibile uscita con Sarah, avevo deciso di passeggiare un po' fuori, sperando di trovare Sherlock steso sul letto ed addormentato al mio ritorno.
Passeggiai tra le vie desertiche di Londra, trovandomi a riflettere ad ogni passo su cosa effettivamente mi permettesse di sopportare un tipo come lui; eppure, in qualche modo, nel suo essere sociopatico e tutt'altro che cortese c'era qualcosa di affascinante.
Scossi la testa in segno di rassegnazione. Anche se l'avessi voluto, non sarei resistito più di una settimana lontano da quell'appartamento a Baker Street.
Rincasai verso le 2'00, non mi piaceva star troppo fuori, le vie di Londra erano piene d'insidie a quell'ora e con Moriarty a piede libero, non riuscivo a sentirmi sicuro.
Quando entrai nel salotto trovai Sherlock disteso sul divano, con un braccio sulla fronte e gli occhi chiusi; sospirai, forse stava davvero dormendo. Mi diressi verso il frigo, non avevo neanche cenato ed anche se non mi aspettavo che Sherlock avesse fatto la spesa, lo aprii comunque; non rimasi stupito quando lo vidi vuoto. Lo chiusi con un gesto rassegnato e mi voltai.
Per la prima volta mi sorpresi; la tavola era apparecchiata con un piccolo lumino e il cibo tenuto in pentola, al caldo. Alzai il coperchio ed annusai l'odore di qualunque cosa fosse, finché dei passi non interruppero i miei pensieri.
"Spero non sia disgustoso. Non so cucinare," mi sussurrò Sherlock, portandosi una mano al volto e strofinandosi un occhio. Non risposi, ma mi limitai a sorridere. Seguì una di quelle che potrei definire 'serie di sguardi', la quale valse più di ogni altra parola.
Mi sedetti a tavola e misi la carne nel piatto, cominciando a tagliarla, Sherlock prese una sedia ed il violino per poi accomodarsi al mio fianco. Cominciò a suonare una melodia un po' più allegra del solito.
Sorrisi, beh, dietro quella maschera di freddezza c'era anche un lato umano, ed in qualche modo ero orgoglioso di poter dire che, ogni tanto, emergeva per merito mio.
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