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Titolo: L'uomo che amava le donne
Fandom: Originali, Storico
Personaggi: Nerone/Poppea
Parte: 1/1
Riting: Giallo
Conteggio Parole: 537 (fdp)
Riassunto: E’ odore di morte, marito mio.
Non lo senti come la sua putredine sta già insozzando questa casa e la tua mente troppo debole?
Note: Si bhe.. la colpa è di Tacito che si è messo a scrivere la storia di questi personaggi nei suoi Annales, ovviamente non mi appartengono, sono sempre appartenuti a se stessi e probabilmente Ottavia non è mai stata così come l'ho descritta io, ma mi piace lo stesso.
Fanfiction partecipante alla quarta settimana del WWF: Warning Week Fest di [info]fiumidiparole  (Prompt: Sangue)
L'uomo che amava le donne


"Con l’esercizio del potere la sua audacia era cresciuta,
 e il suo amore per Poppea
si era fatto di giorno in giorno più forte."
Tacito, Annales


Ottavia era nascosta dietro la leggera tenda di lino nella camera da letto dell’Imperatore, in perfetto silenzio, non si era mai mossa, nemmeno quando i gemiti del marito e della sua puttana, Poppea, si erano trasformati in roche grida di piacere.
Attraverso la tenda poteva osservare, senza tuttavia essere vista, il compiersi dell’adulterio.
Vedeva, respirando silenziosamente, il sangue sparso sulle lenzuola bianche. Quel sangue benedetto che lei non aveva mai avuto.
Nerone era tanto ossessionato da quella donna che non riusciva a staccarsene neppure quando la luna saliva in quel periodo del mese
Poppea non cercava di fermarlo, e il sangue macchiava le coperte, il letto, i vestiti. Le mani.
Ma le mani di Nerone erano già macchiate di sangue, il sangue del fratello amatissimo, che Ottavia aveva visto morire in quella stessa casa, e del dolce padre, Claudio Imperatore, morto anche lui (lei lo sapeva) per mano del marito impostole da piccola.
Nerone era un uomo di splendida bellezza. E lei lo aveva amato, per un breve periodo. Poi aveva iniziato a comprendere che la sua mente era turbata da una figura con cui lei non poteva combattere: sua madre, Agrippina.
Era Agrippina che tirava i fili di quel bagno di sangue che investiva la sua famiglia. Era Agrippina che manteneva Nerone sotto un giogo fatto di spietatezza e affetto.
E Nerone aveva sempre chinato il capo.
Fino ad ora.
Ottavia poteva vedere le mani curate di Poppea carezzare gentilmente i capelli scuri di Nerone, che nascondeva il volto tra i suoi seni delicati, respirando il suo odore.
E’ odore di morte, marito mio. Non lo senti come la sua putredine sta già insozzando questa casa e la tua mente troppo debole?
Ottavia sapeva, lo aveva sempre saputo, che Poppea voleva liberarsi di lei. Poppea voleva diventare Imperatrice, lo desiderava con un’intensità pari al desiderio di Ottavia di avere un figlio.
Che si accomodi pure, pensava Ottavia,
si accomodi. Ma per eliminare me, deve eliminare Agrippina. Io non sono niente.
-Caro amore, come puoi sopportarla?- sussurrò Poppea, mentre Ottavia sentiva tutto -Sciocco bambino, tua madre si occupa di te come di un neonato. Non dovresti permetterlo.-
Nerone respirava ancora debolmente, spossato dall’amplesso appena concluso -Dolce Poppea, mia madre sa che cosa è meglio per me.-
-Ma lei mi odia, vuole tenermi lontana da te. E certe volte...- si fermò, sollevandosi a sedere e fissando Nerone negli occhi con un falso dolore, i capelli lucenti sparsi alle spalle, e le sue nudità in piena vista -E certe volte, penso che a te vada bene così. Non sono abbastanza bella per te? Non sono io fertile, mentre tua moglie non lo è? Non ti amo più di chiunque altro?-
-No, no, no!- si affrettò a rispondere Nerone, un ragazzo di ventiquattro anni, che tra poco avrebbe ucciso la madre. -Io ti amo! Come puoi pensare queste cose?-
-Dovresti ucciderla quella vipera.- disse allora gentilmente Poppea accarezzandogli il volto -Ti tratta come una donna non dovrebbe mai fare.-
Ottavia guardò il volto di Nerone, e seppe, con una certezza assoluta che, forse non quel giorno, ma entro poco tempo Agrippina sarebbe morta, e Nerone dalla giurisdizione della madre sarebbe passato a quella di Poppea.
E lei? Ottavia? Sarebbe morta, soffocata nel suo sangue.
Questo era il destino della sua famiglia, vivere nel dolore, morire nel dolore. Ed era bene così.

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